
Attacco a sinagoga Manchester, aggressore ispirato da Isis

L'aggressore ucciso la settimana scorsa nell'attacco di Yom Kippur alla sinagoga ortodossa di Heaton Park, a Manchester, il 35enne britannico di origine siriana Jihad Al-Shamie, si era avvicinato negli ultimi tempi alle idee dell'Isis.
(Keystone-ATS) Aveva dichiarato la sue fedeltà al gruppo terroristico.
Lo ha reso noto oggi la Greater Manchester Police sulla base degli ultimi sviluppi dell’indagine e l’esame della memoria del suo computer.
Gli investigatori non hanno per ora elementi a sostegno di legami concreti dell’uomo con l’Isis o con altri gruppi organizzati. Hanno tuttavia raccolto indizi su una sua radicalizzazione più o meno recente.
Ma soprattutto si basano sulla registrazione di una sinistra telefonata – il cui contenuto è emerso sui media solo oggi – fatta da Shamie in persona al 999 (numero di emergenza della polizia) subito prima dell’attacco: chiamata nella quale dichiarava la sua adesione e annunciava esplicitamente di voler uccidere dei fedeli ebrei “in nome dello Stato Islamico”.
La Greater Manchester Police precisa comunque di star ancora indagando “sui moventi” esatti dell’attacco: sfociato nella morte di due membri della comunità ebraica locale e nel ferimento di alcuni altri; nonché nell’uccisione da parte di agenti armati dello stesso assalitore.
Secondo il profilo emerso nei giorni scorsi, Jihad Al-Shamie non risulta essere mai stato individuato dai radar dell’antiterrorismo in passato. Ma era stato fermato di recente in seguito a una denuncia di violenza sessuale, salvo essere rilasciato su cauzione. Emigrato da ragazzino nel Regno, e cittadino britannico dal 2006, risulta essere uno dei tre figli di un medico siriano – pure trapiantato a Manchester – fuggito dal Paese d’origine all’epoca del regime di Assad (più tardi combattuto anche dall’Isis) e impegnatosi anni fa in missioni sanitarie in zone di guerra come il Sud Sudan per conto di alcune Ong.