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I dirigenti del Credit Suisse si sono “arricchiti con enormi bonus”.

I manifestanti con una barca chiamata Crisis Suisse
Manifestanti fanno sentire la loro voce davanti all'assemblea generale del Credit Suisse a Zurigo, in aprile. © Keystone / Michael Buholzer

Secondo il quotidiano SonntagsZeitung, una manciata di dirigenti ha ricevuto centinaia di milioni di franchi in accordi opachi di partecipazione agli utili negli anni precedenti il crollo della banca.

Le rivelazioni arrivano dopo che il governo svizzero ha ordinato di limitare o eliminare i bonus per i top manager, mentre gli azionisti hanno votato contro le richieste di retribuzione dei dirigenti.

+ Dove è andato tutto storto per il Credit Suisse?

Il Parlamento sta anche discutendo riforme che limiterebbero i bonus eccessivi per le banche considerate troppo grandi per fallire.

Questo avviene dopo che il Credit Suisse è stato costretto a un’acquisizione d’emergenza da parte di UBS per evitare di crollare sotto il peso di una corsa agli sportelli.

La SonntagsZeitung ha fatto i nomi di sette ex dirigenti del Credit Suisse che hanno potuto arricchirsi mentre lavoravano per le unità di investment banking o di asset management.

Secondo il giornale, solo nel 2019 sono stati versati circa 100 milioni di franchi svizzeri ad alcuni top manager. In altri anni, diversi top manager hanno ricevuto fino a 30 milioni di franchi svizzeri in operazioni tenute segrete agli azionisti.

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Alcuni dei bonus erano il risultato di piani di condivisione degli utili che sarebbero stati approvati dall’ex CEO del Credit Suisse Brady Dougan.

Dougan ha notoriamente intascato un bonus di 71 milioni di franchi svizzeri poco dopo che la crisi finanziaria aveva fatto crollare le azioni.

Citando spesso fonti non citate, il giornale elenca una serie di bonus opachi che hanno fruttato somme da capogiro.

In seguito, però, i manager hanno invariabilmente lasciato la banca quando le grandi operazioni sono andate a monte, causando alla banca un danno reputazionale catastrofico.

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