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“Capace di concentrarti? Sei assunto”

Confrontati con mille notifiche non è sempre facile trovare la concentrazione. KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) La capacità di riuscire a concentrarsi potrebbe diventare presto una competenza ricercata in ambito professionale e selezionata nel corso delle assunzioni.

Lo affermano gli psicologi del lavoro, che constatano una crescente difficoltà degli individui a far fronte alle numerose sollecitazioni, emerge da un articolo odierno di Le Temps.

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“Oggi sono davvero poche le persone che non soffrono di sovraccarico mentale”, afferma Carole Wittmann, direttrice della Clinica del lavoro di Morges (VD), in dichiarazioni riportate dal quotidiano. “Sentiamo spesso parlare di sollecitazioni eccessive e di difficoltà a stabilire le priorità. Gli ambienti di lavoro rumorosi, come gli open space, non aiutano, così come il fatto di svolgere compiti a volte poco sensati: il cervello va a spasso altrove”.

Secondo Raphaël Zaffran, vicedirettore del Centro per la formazione continua e a distanza dell’università di Ginevra, la società sta vivendo una vera e propria crisi di attenzione. Il ricercatore è all’origine di un articolo scientifico intitolato “Concentrarsi nell’era dell’economia dell’attenzione e dell’IA generativa: la supercompetenza del XXI secolo?”.

“Possiamo immaginare che, in futuro, la capacità di concentrarsi profondamente sarà un criterio di selezione per le assunzioni”, spiega l’esperto alla testata romanda. “Per fare qualcosa di produttivo è necessario un minimo di concentrazione. La posta in gioco è alta: la crisi di attenzione può anche essere collegata alla nostra difficoltà ad affrontare le sfide del nostro secolo, come il riscaldamento globale”.

Secondo lo specialista, la priorità è riconoscere il problema. “Dobbiamo aumentare la consapevolezza sul fatto che alcune aziende hanno assunto specialisti di psicologia cognitiva per creare applicazioni che catturano la nostra attenzione, con lo scopo di guadagnare”, osserva facendo riferimento alle reti sociali.

Sulla stessa linea è lo psicologo Yves-Alexandre Thalmann, che tiene un corso su attenzione, concentrazione e motivazione fra l’altro per il personale del canton Friburgo. “Abbiamo tutti bisogno di capire come funziona il nostro cervello”, dice a Le Temps. “Siamo automaticamente attratti da alcuni stimoli presenti nel nostro ambiente che rappresentano un pericolo: anche quando siamo concentrati, reagiamo immediatamente al suono di un’esplosione o all’odore di bruciato, ma anche a qualsiasi cosa nuova o sorprendente”.

Con la consapevolezza arriva la necessità di formazione. Zaffran è favorevole allo sviluppo delle capacità di gestione dell’attenzione, che sono “praticamente assenti dai curriculum e dall’offerta di sviluppo delle competenze della maggior parte delle università”. Questo a suo avviso è valido a maggior ragione per le prossime generazioni, che saranno abituate a delegare parte del loro pensiero e della loro ricerca all’intelligenza artificiale (IA).

Ma per concentrarsi meglio è necessario agire su più livelli. Wittmann suggerisce di organizzare la giornata in base alla complessità dei compiti, distinguendo chiaramente tra quelli che richiedono il 100% di concentrazione e quelli meno impegnativi. La specialista raccomanda di disattivare alcuni avvisi sul telefono e sul computer e di riservare delle fasce orarie per la gestione delle e-mail.

A livello organizzativo, Wittmann ritiene fondamentale sviluppare una cultura aziendale che consenta alle persone di allontanarsi dal senso di colpa della risposta immediata. “Raramente è essenziale, tranne che in alcune professioni, rispondere subito a un messaggio. Ogni volta che si è concentrati su un compito e compare una notifica si è destinati a perdere la concentrazione: abbandonare il lavoro richiede uno sforzo per riprenderlo e poi un altro sforzo per rientrarvi. Questo ha un impatto sulla concentrazione: si deve rileggere quello che si stava facendo, si è perso il filo e così via. Gli errori sono più frequenti e si perde tempo”.

Secondo Thalmann, questi disturbi regolari richiedono un intervento concreto sull’ambiente di lavoro: si deve bloccare gli stimoli esterni. “Si possono ad esempio indossare cuffie in un open space: a differenza dei tappi per le orecchie sono visibili e i colleghi sanno che non devono disturbarti in quel momento”.

Immaginabili sono anche soluzioni più restrittive, osserva Zaffran. “Alcune riunioni o corsi potrebbero essere tenuti – e alcuni lo sono già – senza telefoni o computer, per evitare di avere persone che, anche se con buone intenzioni, si trovano prese da altro”.

Rimane comunque il “rumore interiore”, che influisce sulla concentrazione. Thalmann parla di tre silenzi: il silenzio ambientale, che consiste nel fuggire da ogni tipo di rumore; quello attenzionale, ovvero liberarsi dagli stimoli costanti; e infine, il silenzio mentale, che significa calmare i nostri pensieri incessanti.

La piena coscienza (mindfulness in inglese), che può essere definita come il prestare deliberatamente attenzione al momento presente con un atteggiamento aperto, viene ritenuto un approccio interessante. “L’idea è di uscire dal flusso costante di informazioni”, spiega a Le Temps Jean-François Briefer, psicologo specializzato in psicoterapia e insegnante di mindfulness. “La mente non è mai a riposo e i pensieri volano. Siamo così abituati che non ci facciamo più caso. Con la pratica della meditazione, cerchiamo di capire quando la mente va altrove e di connetterci con il corpo, con il momento presente, per uscire dai pensieri automatici. Si può allenare la mente a dirigere l’attenzione dove si vuole, ma è un processo a lungo termine”.

Anche la pratica di attività sportive e legate alla natura ha un impatto positivo sulla capacità di concentrazione. “Il cervello è ovviamente molto legato al corpo”, argomenta Briefer. Secondo Le Temps va quindi riconsiderata la corsetta nel bosco che una persona pensa di cancellare per avere più tempo da dedicare al lavoro: andando a correre si avrà sicuramente meno tempo, ma magari si riuscirà a concentrarsi meglio.

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