Mantagheye bohrani (Zona critica), girato segretamente per le strade di Teheran senza il permesso delle autorità iraniane, è un “inno alla libertà e alla resistenza in Iran”, hanno dichiarato sabato gli organizzatori del festival.
Nella pellicola il protagonista, un trafficante di droga, gira di notte per Teheran. Mentre fa le sue consegne, incontriamo una hostess che è diventata anche lei una trafficante, una madre che cerca di salvare il figlio tossicodipendente e un gruppo di transessuali che lavorano nel mondo del sesso.
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“Fare questo film è stato un atto di ribellione. Il fatto che la gente lo veda è una vittoria ancora più grande per noi”, ha dichiarato alla rivista online “Cineuropa” il regista Ali Ahmadzadeh, che non ha potuto lasciare l’Iran (dove i suoi film sono vietati dal regine) per presentare il suo film in Svizzera. Tra i suoi film precedenti ricordiamo Kami’s Party (Tallinn 2013) e Atomic Heart (Berlinale 2015).
Il Premio speciale della giuria è andato al regista rumeno Radu Jude per Nu aștepta prea mult de la sfârșitul lumii (Non aspettarti troppo dalla fine del mondo).
Il Pardo per la migliore regia è andato alla regista ucraina Maryna Vroda per Stepne.
Il Pardo per la migliore interpretazione è stato condiviso tra Dimitra Vlagopoulou per Animal di Sofia Exarchou e Renée Soutendijk per Sweet Dreams di Ena Sendijarević.
Una menzione speciale è andata anche a Sylvain George per Nuit obscure – au revoir ici, n’importe où.
“È stata un’edizione entusiasmante, che ha riaffermato la centralità del Locarno Film Festival e la sua capacità di esplorare il cinema contemporaneo in ogni sua forma e dimensione, catturando i cuori e le menti del nostro pubblico generoso, curioso e appassionato, che ha affollato la Piazza Grande e le sale in gran numero”, ha dichiarato Giona A. Nazzaro, direttore artistico della kermesse.
Il programma di quest’anno comprendeva 214 film, per un totale di 466 proiezioni. La 76esima edizione del Festival è stata l’ultima sotto la guida del presidente Marco Solari, che lascia le redini dell’evento a Maja Hoffmann.
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