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La fotografia per dare un volto alla dipendenza

Peter, 43 anni, è uno dei drogati fotografati da Michael von Graffenried (foto: mvgphoto.com) © 2004 Michael von Graffenried,www.mvgphoto.com

Droga: una dannazione da nascondere o un dramma da conoscere? In una mostra e per le strade del paese, Michael von Graffenried sonda i limiti dell'esistenza.

Il progetto del fotografo è nato in collaborazione con un’associazione bernese che si occupa di tossicodipendenti e mostra le diverse facce della dipendenza da stupefacenti.

«Rosanna, Astrid, Peter e gli altri» è una documentazione fotografica toccante. Le immagini, catturate dal reporter di fama internazionale Michael von Graffenried, sono forti, a volte crude: su formato panoramico in dimensioni praticamente reali si svelano degli istanti di vita di alcuni drogati.

Il visitatore dell’esposizione è confrontato con due scenari diversi: da una parte la dipendenza da droghe pesanti che conduce ad un’indigenza sconvolgente; dall’altra il consumo di droghe sintetiche e leggere, diffuso al margine della cultura giovanile. L’osservazione, durata un intero anno, è ora esposta a Berna e farà tappa l’anno prossimo in due sedi del Museo nazionale, a Prangin e Zurigo.

Immergendosi nel mondo dove agisce Contact Netz – un gruppo di aiuto ai tossicodipendenti, di sostegno alle loro famiglie e attivo nella prevenzione – il fotografo di origine bernese ha catturato le storie. Dopo aver seguito le guerre dimenticate in Algeria o Sudan, von Graffenried è tornato in Svizzera a documentare un disagio che è reale, anche se spesso represso e marginalizzato dalla collettività.

Per conferire al messaggio ulteriore forza, Contact Netz ha voluto andare oltre la mostra e la pubblicazione di un catalogo. Una serie di 30 opere è esposta su quelle superfici pubbliche che normalmente sono riservate alla pubblicità: in numerose città svizzere – fra i manifesti che inneggiano agli acquisti natalizi – campeggiano anche i momenti di vita con la droga di Andreas, Seraina, Norbert o Bianca.

Il baratro senza sbocco

Non c’è filtro davanti alle immagini in bianco e nero: il fotografo «immerge l’osservatore nel cuore della scena e dell’immagine», annota il critico e curatore di mostre Harald Szeemann nel suo testo di presentazione. L’orientamento è limitato a brevi commenti: il nome delle persone ritratte, la situazione, il luogo, niente più. Nella migliore tradizione del reportage d’autore, von Graffenried lascia alla fotografia la forza della sintesi.

Sotto un ponte o davanti ad un supermercato Astrid e Pierre si iniettano l’eroina; la giovane donna si vende sul marciapiede per poter comprare la sua dose; più avanti un disperato è in preda ad una crisi perché non trova la vena; un altro protagonista, legato ad un programma di distribuzione controllata di stupefacenti, si fuma un sonnifero; una bottiglia diventa una pipa improvvisata per inalare della colla.

Poi c’è la galera e la disintossicazione a freddo; nei nove metri quadrati si consumano le crisi di astinenza. C’è la speranza della terapia, la ricaduta, la debolezza. All’apertura dell’esposizione a Berna è presente anche Rosanna, lei si dice sulla buona strada del recupero, ma non si vergogna delle immagini esposte: «È una parte della mia vita».

La seconda parte del reportage sul fronte della droga è quello dalle tinte forti della notte. Anche senza colori, si notano i ritmi e gli spasimi suscitati dalle pasticche e le nuove frontiere innaturali offerte dai liquidi usciti da laboratori clandestini. La linea fra legalità e illegalità è sottile, perché non tutte le novità sono codificate dalla polizia.

Il confronto con la realtà

Benché l’idea sia nata anche per far conoscere l’attività del gruppo Contact Netz, la serie di ritratti ha una sua identità indipendente. Sul filo del rasoio fra provocazione e documentazione, Michael von Graffenried osa mettere la sua lente di fronte al dolore quotidiano di un mondo della dipendenza oscuro e inquietante.

Per Harald Szeemann il lavoro proposto da von Graffenried colpisce il segno del tempo: «Il modo appropriato per non dimenticare le ferite, le tensioni, i tabù, le prese di coscienza, la la violenza e il contropotere è la fotografia, il reportage, perché permette una riproduzione diretta, anche se selettiva, della realtà».

swissinfo, Daniele Papacella

Le fotografie di Michael von Graffenried sono esposte dal 15 dicembre 2004 a Lugano, Locarno, Losanna, Ginevra, Basilea, Zurigo e Berna.
La mostra è al Kornhausforum di Berna: 18.12.04 – 16.01.05
Al Museo nazionale di Prangins: 11.02 – 28.03.05
Al Museo nazionale di Zurigo e nel «Platzspitz», negli anni ’80 centro del consumo della droga: estate 2005.
Nel contesto sono usciti due libri: «Cocainelove», edizioni Benteli, e «Risk», edito da Contact Netz (Berna).

Il fotografo svizzero Michael von Graffenried vive a Parigi. Per 18 mesi si è immerso in situazioni diverse per mostrare alcuni aspetti della vita dei consumatori di droga in modo realistico.

Ha fotografato degli studenti durante un party a Bienne e nei club di Zurigo. Le foto panoramiche, forti e toccanti, ci avvicinano, tra gli altri, anche alla coppia di Astrid e Peter, succube delle droghe pesanti.

Tutti i coinvolti hanno accettato di essere fotografati, ammettendo il loro consumo di droga. Ai molti anonimi del mondo della droga è dato un volto personale.

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