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Dal sogno on the road al mito pop, i 100 anni del motel

Keystone-SDA

Un mito americano sta per compiere 100 anni: il Milestone Mo-Tel Inn di San Luis Obispo accolse i primi clienti il 12 dicembre 1925: il prezzo di una notte, allora, era di 1,25 dollari.

(Keystone-ATS) Era l’alba dell’America a quattro ruote che inseguiva la frontiera non più a cavallo ma in automobile quando i fratelli architetti Arthur e Alfred Heineman aprirono il primo motel più meno a metà strada tra Los Angeles e San Francisco.

Una stanza per tutte le tasche, il parcheggio davanti alla porta, nessun lusso ma massima libertà: paradossalmente ad aiutare la fortuna dei motel fu la Grande Depressione, quando, per il crollo dei mercati, legioni di americani si spostarono in cerca di fortuna e chi non poteva permettersi l’albergo sceglieva i motel. Un’altra spinta venne dalla diffusione dell’auto e delle vacanze on the road che ispirarono anche Jack Kerouac: i motel si moltiplicarono lungo la leggendaria Route 66, diventando parte integrante del paesaggio rurale tra insegne al neon, piscine a forma di stella o di cuore e i cartelli ‘Vacancy’ o ‘No Vacancy’ fissati nell’immaginario collettivo.

La storia del motel si allinea a quel punto con quella dell’America: nel 1944, otto anni dopo la pubblicazione del primo Green Book per viaggiatori neri, Ellis Marsalis Sr, il nonno del jazzista Wynton Marsalis, ne aprì uno in Louisiana per accogliere chi sarebbe stato respinto all’epoca della segregazione razziale. Fu nel Lorraine Motel di Memphis (dal 1991 trasformato in museo) che nel 1968 fu assassinato Martin Luther King.

Il motel, entrato nel 1945 nel dizionario Webster, divenne la tappa sospesa tra una meta e l’altra, aperto a qualsiasi ora del giorno e della notte come nella pubblicità della catena Motel 6: “Per te lasciamo le luci accese”.

Carico di significati di viaggio, solitudine, anonimato, il motel irretì rapidamente Hollywood. Alfred Hitchcock lo rese inquietante in Psycho (1960) dove l’idea di rifugio si trasformò in minaccia. Dipinto da Edward Hopper (Western Motel del 1957 con la donna seduta sul letto è oggi alla Yale Art Gallery), nel 1955 il motel aveva offerto a Vladimir Nabokov lo scenario di trasgressione e fuga di Lolita. L’eredità sia al cinema che in tv prosegue con le avventure di Thelma e Louise del 1991, il deserto malinconico di Paris, Texas, le notti tossiche di Breaking Bad, fino al motel decaduto ma pieno di umanità della serie canadese pluripremiata Schitt’s Creek.

Nel 1964 ce n’erano oltre 60mila lungo le strade dei viaggi coast su coast: oggi i motel sono una specie in via di estinzione. Molti sono chiusi, altri convertiti in residence, gallerie d’arte o boutique hotel dai prezzi che farebbero arrossire i fratelli Heineman grazie alla leva della nostalgia vintage: le stanze di alta stagione allo Skyview Los Alamos (fondato nel 1959) costano oggi 699 dollari a notte e spesso c’è la lista d’attesa.

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