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Tassati da Svizzera e Francia: quando ereditare costa più caro dell’eredità

Karin Keller-Sutter
La ministra delle finanze Karin Keller-Sutter potrebbe essere obbligata a riaprire dei negoziati con la Francia su una convenzione di doppia imposizione nell'ambito della successione. Keystone / Anthony Anex

La lotta di due ereditieri doppiamente tassati da Svizzera e Francia si fa largo nel dibattito politico elvetico. Una mozione chiede al Consiglio federale di negoziare una nuova convenzione con Parigi per evitare questo genere di casi. Ma i Governi dei due Paesi non sembrano essere pronti a entrare nel merito della questione.

“Siamo vittime del disaccordo tra Svizzera e Francia”, si lamenta Joël Roux. Il pensionato 68enne e il fratello Patrick Roux, di 73 anni, sono parecchio arrabbiati con i Governi dei due Paesi.

La storia dei fratelli Roux, rivelata dalla Tribune de GenèveCollegamento esterno, è quella di un’eredità che si è trasformata in un regalo avvelenato. Nel dicembre del 2018, un loro cugino svizzero muore in una casa per anziani di Ginevra e lascia loro i 125’000 euro che conservava in un conto in Francia. “Eravamo lontani geograficamente, ma vicini nei nostri cuori. Era felice di lasciarci questa eredità”, racconta Joël Roux. Ma il cugino non ha fatto i conti con l’ingordigia delle amministrazioni fiscali.

Essendo il cugino deceduto in territorio elvetico, la Svizzera tassa il lascito al 55%, il che corrisponde a una somma di 60’831 euro. La vicenda sembra finita lì, ma un anno più tardi arriva una brutta sorpresa: il fisco francese tassa a sua volta l’eredità al 60%, dunque per 75’088 euro. In totale, l’eredità è stata tassata al 115%. Invece di ricevere 125’000 euro, i due fratelli sono ora tenuti a pagarne 19’000 di tasca loro.

Joël Roux davanti a molti documenti
Joël Roux, la cui eredità è stata tassata al 115%. ldd

Malintesi tra Svizzera e Francia

Come possibile che i due fratelli siano stati tassati due volte? La fonte del problema risale al 2011, quando la Francia manifesta la volontà di denunciare la convenzione siglata nel 1953 con la Svizzera per evitare le doppie imposizioni in ambito di eredità. La Francia ritiene che non corrisponda più alle disposizioni del diritto francese. La Svizzera preferisce modificare il testo piuttosto che revocarlo. I due Paesi intraprendono quindi dei negoziati e un nuovo accordo è siglato nel 2013. Tuttavia, il Parlamento svizzero non lo ratifica poiché lo ritiene poco vantaggioso. La Francia decide quindi di denunciare davvero la convenzione.

Risultato: Svizzera e Francia non hanno più una convenzione sulla doppia imposizione in ambito di successione dal primo gennaio 2015. Ciascuno dei due Paesi applica dunque il proprio diritto di successione, il che ha aperto la strada a casi di doppia imposizione, come quello di Joël e Patrick Roux.

Il loro non è un caso isolato: tutte le persone svizzere o francesi residenti nella Confederazione e con potenziali eredi in Francia potrebbero ritrovarsi nella stessa situazione. Circa 204’000 svizzere e svizzeri abitano in Francia e i loro cari sono spesso colpiti dalla problematica della doppia imposizione in ambito di successione, come conferma l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE).

Sale la pressione sul Governo

“Non possiamo essere soddisfatti di questa situazione”, si indigna il deputato del Centro Vincent Maitre. Ricorda che uno dei grandi principi del diritto fiscale internazionale prevede che i cittadini e le cittadine non siano tassati due volte. Il politico ginevrino ha quindi presentato una mozione che chiede al Consiglio federale di riprendere i negoziati con la Francia per ripristinare una convenzione sulla doppia imposizione nell’ambito della successione.

Il deputato riconosce tuttavia che la Confederazione non è in una posizione di forza. ” Dei rappresentanti dello Stato francese mi hanno detto che il loro Paese non desidera rinegoziare una convenzione”, afferma . Maitre ritiene comunque che riaprire il dossier sarebbe un ottimo modo per riscaldare le relazioni dopo un’era glaciale iniziata in seguito allarinuncia della Svizzera di aqcuistare gli aerei da combattimento francesi. “Il Consiglio federale dovrebbe servirsene come strumento diplomatico per ripristinare la fiducia”, dice.

Tuttavia, anche il Governo elvetico rifiuta di entrare nel merito. “Durante i negoziati che sono sfociati nell’accordo del 2013, la Francia ha fatto delle concessioni alla Svizzera su diversi punti per evitare le doppie imposizioni nell’ambito della successione. Non è per nulla sicuro che sia ancora altrettanto ben predisposta”, scrive il Consiglio federale nella risposta alla mozione di Maitre. Il Governo ritiene che se la Francia accettasse di aprire nuovamente le discussioni, “la soluzione che ne scaturirebbe sarebbe probabilmente identica a quella raggiunta nel 2013, oppure meno favorevole”.

La pressione sull’Esecutivo è però forte. La mozione è cofirmata da rappresentanti dei principali partiti. Ci sono quindi buone possibilità che il Parlamento l’approvi contro l’opinione del Consiglio federale, il che obbligherebbe la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter a tentare di negoziare di nuovo con Parigi.

Scaricabarile franco-svizzero

In attesa di progressi da un punto di vista politico, Joël e Patrick Roux stanno battendosi con tutte le forze per risolvere il loro caso, per ora senza successo. “Il fisco francese se ne lava le mani e ci dice che è colpa della Svizzera, e viceversa”, sospira Joël Roux. Il pensionato ha anche scritto una lettera ai 577 deputati e deputate dell’Assemblea nazionale francese. Invano.

Per tentare di venirne a capo, il francese ha deciso di assumere un avvocato. Quest’ultimo intravede una soluzione. “Contesteremo la costituzionalità della legge francese che non protegge abbastanza i cittadini e le cittadine dalla doppia imposizione”, spiega Loïc Soubeyran-Viotto. La procedura rischia però di protrarsi per diversi anni.

La situazione pesa molto sulle spalle di Joël Roux. Stremato dalle procedure amministrative, ha sofferto di esaurimento nervoso. “Io e mio fratello abbiamo l’odiosa sensazione che Svizzera e Francia abbiano derubato un morto”, dice.

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