
Febbre conigli fra umani in crescita in Svizzera
(Keystone-ATS) I casi umani dichiarati di tularemia, o febbre dei conigli, sono più che quadruplicati l’anno scorso rispetto alla media degli anni 2010-2016. Sono stati infatti 129, contro i 31 in media degli anni precedenti, in buona parte causati da punture di zecche.
Lo scrive l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) nel suo ultimo bollettino settimanale, pubblicato oggi. L’Ufsp precisa che la crescita è stata riscontrata a partire dal 2015 e che sopra la media nazionale figurano i cantoni di Argovia e Zurigo.
L’anno scorso il tasso di dichiarazione della malattia è stato di 1,5 ogni 100’000 abitanti, contro lo 0,43 degli anni 2010-2016. Il più forte aumento è stato registrato tra gli ultra 65enni, con 29 casi contro i 6,7 in media degli anni precedenti. Gli uomini sono stati infettati quasi due volte di più delle donne (83 contro 45) e per 58 persone è stato necessario il ricovero all’ospedale.
La tularemia, detta anche febbre dei conigli, è una malattia infettiva causata da un batterio denominato Francisella tularensis, che ha diverse sottospecie. Si tratta di una malattia degli animali che si trasmette all’essere umano in casi sporadici (zoonosi). Finora non ne è stata documentata la trasmissione da persona a persona, sottolinea l’Ufsp.
Il batterio colpisce diversi piccoli mammiferi (soprattutto lepri selvatiche, conigli e roditori quali topi, ratti e scoiattoli), ma è presente anche nell’ambiente (acqua e terra). La trasmissione ad altri animali o all’essere umano avviene perlopiù mediante punture di zecche o insetti, attraverso il contatto diretto con un ambiente contaminato o con animali malati (per esempio nell’ambito della caccia, dello scuoiamento o della macellazione), oppure consumando le loro carni cotte a una temperatura troppo bassa, bevendo acqua infetta o inalando polvere contaminata (per esempio originata da fieno o terra).
Due settimane fa era stata pubblicata con rilievo dai media della Svizzera tedesca la notizia di una donna 42enne rimasta contaminata dopo essere stata aggredita il 7 marzo 2017 da una poiana mentre faceva jogging nel canton Argovia.
La malattia può essere innescata già da una quantità minima di agenti patogeni. Il periodo che intercorre tra il contagio e l’insorgere della malattia è di regola compreso tra 3 e 5 giorni, più raramente tra uno e 21 giorni. Il decorso della patologia può essere molto diverso a dipendenza della modalità di trasmissione, degli organi colpiti e della sottospecie di agente patogeno.
Una tularemia si manifesta attraverso sintomi quali febbre, infiammazione progressiva della zona dell’infezione nonché rigonfiamento dei linfonodi e, non trattata, può portare alla morte, ma il sottogruppo che si verifica in Svizzera presenta un tasso di mortalità inferiore all’1%. Grazie alla terapia antibiotica efficace, la tularemia può essere curata bene, assicura l’Ufsp.
La Svizzera, dove c’è l’obbligo di dichiarare i casi di infezione per gli animali come per gli essere umani dal 2004, non dispone di un vaccino contro la tularemia.
Nella pagina del suo sito dedicata alla malattia l’Ufsp conclude rilevando che “in considerazione della sua larga diffusione, della dose infettiva bassa, della sua stabilità nell’ambiente e del quadro clinico grave in caso di infezione polmonare, c’è il rischio che la Francisella tularensis possa essere utilizzata come arma biologica.