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Blitz Fiamme gialle in filiali banche svizzere

Dalle parole ai fatti: dopo l'ordine alle banche di mettersi in regola con l'obbligo di comunicazione, il fisco italiano ha dato il via ai controlli wikipedia/Adrian Pingstone

Centinaia di agenti dell'erario hanno controllato martedì un'ottantina di banche e intermediari svizzeri in Italia. Obiettivo dichiarato: combattere l'evasione fiscale internazionale. In Svizzera, Hans-Rudolf Merz ha cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche, che divampano soprattutto in Ticino.

Sono per l’esattezza “76 le filiali di banche svizzere e di uffici bancari collegati a intermediari elvetici o situati nei pressi di San Marino controllati stamattina”, hanno comunicato martedì la Guardia di Finanza (GdF) e l’Agenzia delle Entrate (AdE). Complessivamente gli istituti e gli uffici ispezionati sono distribuiti in nove Regioni: Emilia Romagna (vicino a San Marino), Lombardia, Lazio, Piemonte, Veneto, Toscana, Campania, Liguria e Marche.

Nella nota congiunta, si precisa che gli accertamenti riguardano “il corretto adempimento” degli obblighi di comunicazione “di tutti i rapporti intrattenuti con la clientela e delle operazioni svolte al di fuori di rapporti continuativi”. Tali informazioni “rivestono fondamentale importanza ai fini della lotta agli illeciti fiscali internazionali e, più in generale, del contrasto all’evasione”. In totale, circa 13mila operatori sottostanno a questo obbligo.

L’operazione è scattata all’indomani della circolare dell’Agenzia delle Entrate che ha fissato per le banche il compito di trasmettere all’archivio dei conti anche i dati relativi ai conti detenuti all’estero in filiali di banche italiane.

Banchieri svizzeri si sentono discriminati

Fra gli istituti che martedì hanno ricevuto la visita degli ispettori del fisco figura la filiale dell’UBS a Milano. La portavoce della banca Paola Biscaldi non ha tuttavia voluto dire all’agenzia di stampa svizzera ATS se siano stati o meno sequestrati documenti. Il Credit Suisse si è trincerato dietro un “no comment”.

L’Associazione svizzera dei banchieri ha reagito manifestando stupore per le modalità dell’operazione. Certamente le autorità italiane hanno il diritto di verificare il rispetto delle proprie leggi sul proprio territorio. Ma il fatto che sotto la lente degli 007 siano finiti solo istituti e intermediari elvetici è discriminante, ha dichiarato il portavoce dell’associazione Thomas Sutter all’agenzia di stampa AP. Banca svizzera non è sinonimo di sospetto, ha osservato.

Nei primi nove mesi le autorità italiane hanno già denunciato 8500 presunti evasori, il 28% in più rispetto a un anno fa.

Merz preferisce il dialogo alle ritorsioni

Proprio nel giorno in cui il fisco italiano ha lanciato l’operazione di controlli a tappeto degli istituti elvetici, dalle pagine del quotidiano economico “Il sole 24ore”, il presidente della Confederazione e ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha osservato che lo scudo fiscale è una misura che riguarda la sovranità di ogni paese e che al momento è difficile prevedere quale impatto avrà sulla piazza bancaria svizzera.

A suo modo di vedere, un’amnistia fiscale generale in Svizzera “non è un’opzione perché solleva sempre grosse riserve sotto il profilo etico e giuridico”.

Sulle possibili ritorsioni propugnate soprattutto dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), Merz ha detto di comprendere “la pressione alla quale è sottoposto il cantone Ticino e le sue reazioni. Noi però, “vogliamo innanzitutto dialogare con i nostri vicini, trovare soluzioni che possano soddisfare tutti e non nuocere a nessuno”. “Desidero evitare un confronto tra i nostri due paesi se questo non è necessario”, ha precisato.

La Svizzera non è un paradiso fiscale

Sempre nell’intervista al quotidiano della confindustria italiana, il tesoriere della Confederazione ha tenuto a sottolineare che la Svizzera non è un paradiso fiscale. La Svizzera è cooperativa in materia fiscale, ha dichiarato, precisando che nello scorso marzo il governo federale “ha deciso di adattare le convenzioni di doppia imposizione concluse dalla Svizzera agli standard dell’OCSE sullo scambio di informazioni”.

“Siamo pronti a collaborare con tutti i paesi che lo desiderano. Spero che l’Italia e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, lo desiderino quanto noi”.

Per Merz, la Svizzera non deve quindi figurare su nessuna lista nera. Secondo il desiderio dell’Italia – ha aggiunto – “la Svizzera ha proposto la revisione della convenzione di doppia imposizione tra i nostri due Paesi, applicando gli standard dell’OCSE sullo scambio di informazioni. La palla è ora nel campo dell’Italia”.

Merz ha in ogni caso precisato che “in Svizzera il segreto bancario è mantenuto. Le possibilità di accedere ai dati bancari da parte di autorità fiscali estere sono limitate a richieste concrete e fondate, inoltrate caso per caso”. Il segreto bancario, inoltre, “non copre i reati fiscali, né altri delitti o crimini”.

Stando al ministro delle finanze, “se la Svizzera è una delle principali piazze finanziarie mondiali, ciò è dovuto innanzitutto alle competenze e al know how di coloro che operano nel nostro paese, e alla stabilità politica di cui godiamo”.

Esprimendosi sull’impatto dello scudo fiscale adottato dal parlamento di Roma, Merz ha detto che “è difficile misurarne l’effetto sui capitali detenuti in Svizzera”. In ogni caso, “la piazza svizzera gode pur sempre di un’eccellente reputazione grazie alla sua elevata professionalità. Di conseguenza non mi preoccupo del suo futuro”.

swissinfo.ch e agenzie

Con lo scudo fiscale saranno rimpatriabili in Italia circa 86 miliardi di euro, il 60% dei quali provenienti dalla Svizzera.

E’ la previsione di PricewaterhouseCoopers Advisory, fornita lunedì 19 ottobre al quinto Forum dell’Associazione italiana del private banking.

La ricchezza dei Paperoni italiani (i cosidetti High Net Worth Individual) sale nel 2009 a quota 883 miliardi di euro, 86 miliardi riconducibili allo scudo fiscale e 54 miliardi riconducibili alla performance.

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