
Gruppo Lauwarm si scioglie, distrutto da polemiche su reggae

Suonavano musica reggae, ma essendo artisti bianchi non piacevano a tutti, mentre altri hanno cercato di trarre profitto politico dalla polemiche: il gruppo bernese Lauwarm (letteralmente: tiepido) si è sciolto la scorsa settimana, riferisce oggi il SonntagsBlick.
(Keystone-ATS) La band era salita alla ribalta delle cronache in tutta la Svizzera nell’estate del 2022, dopo che il loro concerto alla Brasserie Lorraine della città federale era stato interrotto. Alcuni spettatori avevano infatti espresso il loro disagio di fronte ai musicisti bianchi della band che suonavano musica reggae con acconciatura rasta: secondo alcuni si trattava di un’appropriazione culturale e per questo avevano reclamato.
L’episodio aveva scatenato un acceso dibattito sul diritto a utilizzare elementi di altre culture. E la tempesta mediatica ha segnato profondamente il gruppo: i membri erano stati etichettati come “uomini bianchi e privilegiati che si appropriano di culture straniere”, spiega in dichiarazioni riportate dal domenicale il cantante Dominik Plumettaz, che ha peraltro un passato migratorio, con origini afro-brasiliane e indigene.
L’artista riferisce anche di ostilità da parte della sinistra: un piccolo ma rumoroso gruppo lo avrebbe equiparato agli estremisti di destra. Allo stesso tempo, a destra si era cercato di trarre profitto dall’incidente: i giovani UDC del canton Berna avevano denunciato il ristorante per discriminazione razziale ai danni di bianchi. Il ministero pubblico bernese aveva emesso una condanna con decreto d’accusa, che era però stata impugnata dagli interessati: il caso è finito nel febbraio di quest’anno con un’assoluzione.
Nel frattempo però diversi organizzatori di concerti hanno preso le distanze da Lauwarm, rendendo più difficili nuove esibizioni e alla fine il nome stesso della band è diventato oggetto di controversia. “Voglio ricominciare da capo, scrollarmi di dosso i pregiudizi”, spiega Plumettaz. Ora persegue progetti da solista con il nome d’arte Do Maré, conclude il giornale.