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Iniziativa per un servizio civico va respinta

Keystone-SDA

L'iniziativa per un servizio civico sulla quale si voterà il prossimo 30 novembre va troppo lontano: parola del Consiglio federale che invita popolo e Cantoni a respingere un testo, inviso anche al parlamento, che toglierebbe risorse a esercito e protezione civile.

(Keystone-ATS) L’iniziativa “Per una Svizzera che si impegna (Iniziativa servizio civico)”, inoltrata il 26 ottobre 2023 con 107’613 firme valide, chiede di introdurre l’obbligo, per tutte le persone di cittadinanza svizzera, donne comprese, di prestare un servizio a beneficio della collettività e dell’ambiente.

Questo servizio dovrebbe essere svolto sotto forma di servizio militare o di un altro servizio di milizia equivalente riconosciuto dalla legge. L’effettivo regolamentare dell’esercito e della protezione civile deve essere garantito. In base al testo dell’iniziativa, il legislatore può inoltre prevedere che anche le persone che non hanno la cittadinanza svizzera siano tenute a prestare tale servizio.

Il Consiglio federale e il Parlamento riconoscono la bontà degli obiettivi perseguiti dell’iniziativa, ovvero rafforzare l’impegno dei cittadini a favore della società. Il nostro Paese vive di questo, ha dichiarato stamane ai media il “ministro” della difesa Martin Pfister, “ma questa proposta va troppo lontano”.

Un’estensione dell’obbligo di prestare servizio non è la soluzione giusta per garantire gli effettivi necessari dell’esercito e della protezione civile per garantire la sicurezza del Paese.

Oggi, circa 35 mila persone sono soggette all’obbligo di servizio ogni anno. Di queste, circa 28 mila integrano l’esercito, la protezione civile o il servizio civile. Se l’iniziativa fosse accettata, ogni anno verrebbero reclutate 70 mila persone.

Un numero di persone, quest’ultimo, che “supera di gran lunga le esigenze dell’esercito e della protezione civile”, ha affermato Pfister, secondo cui per costoro “bisognerebbe trovare un’occupazione, ciò che metterebbe sotto pressione i posti di lavoro esistenti, in particolare i salari. Oltre a ciò “richiederebbe più personale da parte della Confederazione e dei Cantoni per gestire il tutto e senza alcun vantaggio per la sicurezza”.

Ciò implica anche che il numero di persone assenti dal lavoro raddoppierebbe rispetto a quello attuale, con ripercussioni negative per le società in cui lavorano, ha aggiunto il consigliere federale del Centro. Le aziende , ha spiegato il “ministro” di Zugo, “dovrebbero sostenere costi elevati per compensare le assenze del personale, gli straordinari o le perdite di produzione”.

Inoltre, da un punto di vista economico, non sarebbe nemmeno opportuno assegnare a un numero così elevato di persone compiti che non corrispondono affatto alle loro competenze professionali e per i quali sono meno qualificate. Va poi fatto notare, che i costi annuali per le Indennità per perdita di guadagno (IPG) raddoppierebbero, passando a circa 1,6 miliardi di franchi (circa 320 milioni per l’assicurazione militare). Un simile onere supplementare dovrebbe essere finanziato dai contributi salariali dei datori di lavoro e dei dipendenti, ha puntualizzato Pfister.

Il servizio civico come quello immaginato dai promotori dell’iniziativa, si è detto persuaso il consigliere federale, “andrebbe inoltre a svantaggio delle donne”. Queste ultime assumono già gran parte del lavoro non retribuito connesso all’educazione, assistenza e cura dei figli e dei familiari, per non parlare dei lavori domestici. A suo avviso, obbligare le donne a prestare servizio civico non costituirebbe un progresso in materia di parità.

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