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Cinque fatti sorprendenti sulle targhe svizzere

Targhe giurassiane sul retro di un Maggiolino VW
È ovviamente una questione di gusti, ma bisogna ammettere che le targhe svizzere hanno stile. Keystone / Christian Beutler

Sono così comuni che non ci si fa più caso. Tuttavia, le targhe d'identificazione dei nostri veicoli possono riservare molte sorprese a un occhio attento. Soprattutto in Svizzera, dove alcune peculiarità possono stupire i turisti e le turiste di passaggio.

1. La targa è personale e non legata al veicolo

Nella grande maggioranza dei Paesi, le targhe automobilistiche sono legate al veicolo. In pratica, un numero di targa viene creato quando un’automobile è immatricolata per la prima volta e rimane associato a quella vettura per tutta la sua vita su strada, indipendentemente dalla persona che la possiede. Questo numero viene di norma distrutto quando il veicolo è definitivamente ritirato dalla circolazione e non viene più riassegnato. È il caso, ad esempio, dell’Italia.

La Svizzera, invece, fa parte di quei pochi Paesi dove le targhe non sono legate al veicolo, ma alla persona che lo possiede. Molto meno diffuso, questo sistema esiste anche in Liechtenstein, Norvegia, Svezia o in alcuni Stati americani come la California o l’Oregon.

In pratica, in Svizzera, si riceve una coppia di targhe la prima volta che si acquista un veicolo e di solito la si conserva per tutta la vita. Queste targhe vengono trasferite ogni volta che si cambia automobile. È anche possibile utilizzare la stessa coppia di targhe trasferibili se si possiedono due veicoli.

Per le persone più nostalgiche, è possibile trasferire questo numero a un familiare quando si rinuncia a guidare o di prenotarlo per riottenerlo quando si depositano le proprie targhe per un periodo superiore a un anno. In caso di mancato utilizzo definitivo, il numero viene distrutto o può essere riassegnato a un nuovo utente; la prassi varia a seconda del Cantone.

Cambio di targhe a Laufon nel 1994.
Il cambio di targhe è uno dei segni più immediatamente visibili di un cambio di cantone, come avvenne nel 1994, quando la regione di Laufon, fino ad allora bernese, è stata integrata nel cantone di Basilea Campagna. Keystone

Infatti, le targhe di immatricolazione sono gestite dai diversi cantoni. Per chi possiede un veicolo, questo sistema federalista ha una conseguenza molto pratica: non è possibile conservare il proprio numero quando ci si trasferisce in un altro cantone.

2. Chi guida può essere facilmente identificato

Le targhe svizzere standard hanno uno sfondo bianco con caratteri neri. Esistono anche delle varianti per usi più limitati, ad esempio uno sfondo nero con caratteri bianchi per i veicoli dell’Esercito.

Targhe militari
Le targhe militari fanno parte di quelle che presentano un aspetto diverso dalla norma. Keystone / Christian Beutler

Le targhe standard sono di forma rettangolare davanti e rettangolare o quadrata dietro. I caratteri sono costituiti da due lettere che rappresentano il cantone (ad esempio BE per Berna) e da una serie di cifre che servono all’identificazione (al massimo sei). La targa posteriore presenta anche gli stemmi della Svizzera (a sinistra) e del cantone (a destra).

Nella maggior parte dei Paesi, i registri d’immatricolazione non sono accessibili al grande pubblico, ma riservati a organismi come le forze dell’ordine o le assicurazioni. In Svizzera, la prassi è molto più flessibile. I dati sono disponibili online e di solito permettono di ottenere il nome e il comune di residenza della persona intestataria.

Targhe bernesi coperte dalla neve.
Per preservare il proprio anonimato, si può puntare su abbondanti nevicate, ma questa misura è molto provvisoria, soprattutto in un periodo di riscaldamento climatico. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Anche in questo caso, le regole non sono le stesse a seconda dei cantoni e della loro interpretazione più o meno restrittiva della Legge federale sulla protezione dei dati. Alcuni non autorizzano il grande pubblico a consultare il repertorio online, mentre altri, come FriburgoCollegamento esterno, si dimostrano molto flessibili. Altri ancora, come BernaCollegamento esterno, adottano una via di mezzo chiedendo un’iscrizione online per consultare il registro e il pagamento di un emolumento di un franco per risultato.

In ogni caso, la prassi appare nella maggior parte dei casi molto flessibile. Tuttavia, in virtù dell’articolo 89 della Legge sulla circolazione stradaleCollegamento esterno, è possibile opporsi alla comunicazione dei propri dati facendone richiesta. I diversi servizi cantonali della circolazione propongono moduli online per farlo.

3. Un piccolo cantone della Svizzera orientale va per la maggiore sulle strade

Certe targhe sono rare sulle strade svizzere. Ad esempio, quelle del canton Uri. Ed è un peccato, perché hanno molto stile con la loro testa di toro nera su un fondo giallo vivo.

Al contrario, è molto più frequente incrociare un orso nero su sfondo bianco con le lettere AI, segno che il veicolo proviene da Appenzello Interno. Eppure, come Uri, questo incantevole piccolo cantone è scarsamente popolato e lontano dai grandi centri urbani. Bisogna concludere che la popolazione appenzellese abbia un’anima avventurosa che la spinge più di altre a percorrere le strade del Paese?

Non proprio: ci sono ottime probabilità che alla guida non ci sia una persona domiciliata ad Appenzello, ma un o una turista. Infatti, gran parte delle auto a noleggio è immatricolata ad Appenzello Interno. Le ragioni sono due: il cantone offre tasse di circolazione molto basse e procedure amministrative semplificate per le immatricolazioni, il che attira le società di noleggio.

Questo commercio genera entrate stabili per il piccolo cantone. E il successo è assicurato, poiché ogni anno si contano tante immatricolazioni quanti sono le e gli abitanti. Va notato che non è l’unico cantone a procedere in questo modo. È anche il caso di Sciaffusa, che conta a sua volta molte auto a noleggio.

4.  I numeri “speciali” possono fruttare molto

Forse vi ricordate della targa EWING 1 in “Dallas”, la celebre serie televisiva statunitense degli anni Ottanta. Questo genere di fantasia avrebbe potuto realizzarsi anche in Svizzera. Nei cantoni più popolosi, il sistema d’immatricolazione a sei cifre sta per esaurirsi, da cui l’idea di permettere la creazione di targhe personalizzate che combinino cifre e lettere.

Ma non sarà domani che potremo vedere una targa “SWISSINFO 007”. Alla fine dello scorso anno, l’Ufficio federale delle strade (USTRA) ha comunicato di voler rinunciare a questa idea, poiché la revisione totale del sistema sarebbe troppo costosa, soprattutto in un momento in cui la Confederazione sta risparmiando. Per risolvere il problema, l’USTRA punta sul passaggio a un sistema d’immatricolazione a 7 cifre, che potrebbe diventare realtà nel canton Zurigo già dal 2027.

Questa decisione ha deluso alcuni cantoni – in particolare il Ticino – che pensavano di poter generare entrate sostanziali con targhe personalizzabili. Ma fortunatamente per le finanze cantonali, il sistema attuale permette già di rimpinguare un po’ le casse.

La maggior parte dei servizi della circolazione permette di scegliere tra i numeri non ancora assegnati, previo pagamento. E, soluzione ancora più redditizia, alcuni numeri detti “speciali” – ad esempio a una sola cifra o con cifre identiche – vengono regolarmente messi all’asta.

Vendita all'asta di targhe.
I numeri speciali vengono spesso venduti all’asta. Nel maggio 2017, la targa ticinese numero 9 è stata aggiudicata per la somma di 80’000 franchi. Keystone / Ti-Press / Gabriele Putzu

Per ora, il record assoluto riguarda la targa ZH 24 (Zurigo), che è stata venduta all’asta per la somma di 299’000 franchi il 3 luglio 2024, nell’ambito di una vendita organizzata in occasione di Euro 2024. Il primato precedente apparteneva alla targa ZG 10 (Zugo), aggiudicata nel 2018 per 233’000 franchi. Nella Svizzera romanda, il record è di 160’100 franchi per la VS 1 (Vallese) e in Ticino per la TI 10, venduta per 135’000 franchi.

5. Le targhe svizzere non sono all’altezza in materia di sicurezza

Che si tratti di casseforti, banconote, passaporti o archiviazione dei dati, la Svizzera gode di una solida reputazione in materia di sicurezza. Ma le targhe gettano un’ombra su questo quadro.

Invariate dal 1971, non rispondono più alle attuali norme di sicurezza e sono facilmente falsificabili. Se ne possono ordinare di false dall’estero tramite Internet. “In materia di sicurezza, siamo alla preistoria”, ha denunciato sulla stampa André Seiler, capo di Plaques Suisses, l’azienda leader del mercato che produce le targhe di venti cantoni.

Questa problematica ha trovato un’eco a livello politico con il consigliere agli Stati Werner Salzmann, che ha recentemente interpellato il GovernoCollegamento esterno. Nella risposta, il Consiglio federale indica che dal 2024 sono stati scoperti 20 casi di falsificazione, ma che non esistono statistiche nazionali sull’argomento. Durante l’ultima sessione parlamentare, davanti alla Camera alta, il ministro dei Trasporti Albert Rösti ha relativizzato il problema, indicando che non esiste un rischio rilevante per la sicurezza dello Stato.

Poco soddisfatto della risposta, Werner Salzmann ha depositato Collegamento esternoun postulato che chiede al Consiglio federale di studiare la questione più in dettaglio.

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Dibattito
Moderato da: Zeno Zoccatelli

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A cura di Samuel Jaberg

Tradotto con il supporto dell’IA/mrj

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