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LU: paziente psichiatrico ne uccide un altro, prosciolto il medico

L'omicidio di un paziente 85enne da parte del suo compagno di stanza è avvenuto alla clinica St. Urban oltre quattro anni fa. KEYSTONE/LUZERNER PSYCHIATRIE LUPS sda-ats

(Keystone-ATS) Un ex medico della clinica psichiatrica lucernese St. Urban è stato assolto dall’accusa di omicidio colposo. L’uomo era finito nei guai con la giustizia per la sua presunta negligenza nell’ambito dell’uccisione di un paziente.

Il fatto, avvenuto per mano di un altro ospite della struttura, si era verificato il giorno del Venerdì santo del 2017.

L’assoluzione, di cui hanno inizialmente riferito i giornali del gruppo CH-Media, è stata confermata oggi a Keystone-ATS dal Tribunale cantonale di Lucerna. Le ragioni del verdetto di non colpevolezza non sono per il momento note e la sentenza non è ancora giuridicamente vincolante.

Lo scorso gennaio, la procura cantonale aveva emesso un decreto d’accusa nei confronti del medico, contro il quale il diretto interessato aveva inoltrato ricorso. Si è dunque andati a processo davanti al Tribunale distrettuale di Willisau (LU), con il pubblico ministero che aveva chiesto per l’imputato una pena pecuniaria sospesa con la condizionale di 180 aliquote giornaliere da 100 franchi l’una e una multa di 1500 franchi.

L’episodio risale all’aprile di quattro anni fa. Un 37enne, con tra l’altro un passato da kickboxer, era stato portato dalla famiglia nella clinica in uno stato di grave disturbo psicotico. L’uomo è stato piazzato in una camera doppia, dove stava già dormendo un altro paziente 85enne.

Stando alla sua versione, il 37enne ha cominciato a sentire delle voci, secondo cui nell’altro letto vi era Satana. L’uomo ha quindi picchiato a morte il suo compagno di stanza, colpendolo ripetutamente con pugni e calci. L’assassino è già stato condannato dal Tribunale cantonale per omicidio intenzionale, ma si trova ricoverato in clinica in quanto gli è stata riconosciuta l’incapacità.

Per la procura, il medico dell’istituto era responsabile del fatto di sangue, a causa del suo comportamento passivo e delle sue azioni negligenti. Per esempio, non aveva dato nessun farmaco al killer e lo aveva lasciato in una camera doppia senza supervisione.

Secondo l’imputato invece, non si poteva sapere in anticipo che il paziente rappresentava un pericolo per se stesso o per gli altri. Questi era infatti calmo durante il colloquio di ammissione e manifestava unicamente l’intenzione di dormire. Inoltre, ha sottolineato, non è possibile somministrare forzatamente medicamenti a chiunque venga ammesso nella clinica.

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