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MPC ha gestito dossier in modo “lacunoso”

La gestione dei dossier è stata lacunosa e obsoleta fra il 2016 e il 2020 in seno al Ministero pubblico della Confederazione, allora posto sotto l'egida dell'allora procuratore federale Michael Lauber (foto d'archivio) KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) La gestione dei dossier in seno al Ministero pubblico della Confederazione (MPC) è stata lacunosa e obsoleta fra il 2016 e il 2020.

L’accusa arriva direttamente dall’organo che si occupa di sorvegliare la procura federale, l’AV-MPC, che in un rapporto critica le prassi usate e formula delle raccomandazioni.

Nella sua ispezione ordinaria del 2022, si legge in una nota odierna, l’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione (AV-MPC) ha controllato circa 6400 casi di abbandono del procedimento e di non luogo a procedere pronunciati dall’MPC nel periodo in rassegna.

Tra i problemi saltati fuori vi è che la procura non censisce sistematicamente i reati che persegue. In alcuni casi, i dossier sono stati letteralmente “timbrati” per il disbrigo senza registrare le approvazioni. Attualmente, l’MPC sta comunque implementando un nuovo sistema di gestione dei casi per ovviare a queste carenze.

Pochi interrogatori

Altro aspetto negativo è che i procuratori conducono interrogatori molto raramente: tre procedimenti su quattro vengono chiusi senza ascoltare gli imputati. Per i decreti d’accusa, succede ben nove volte su dieci. Una pratica che andrebbe rivista, sottolinea l’AV-MPC.

Anche in caso di atto d’accusa, le udienze non sono sistematiche. Concretamente, ciò significa che le persone possono essere rinviate a giudizio davanti al Tribunale penale federale (TPF) senza mai essere state sentite dal procuratore del loro caso.

L’AV-MPC fa inoltre notare come gli imputati abbiano un avvocato solo in un procedimento penale su dieci. Per inquadrare la portata della questione con delle statistiche, chi non viene assistito da un legale ottiene l’archiviazione nel 17% dei casi, tasso che raggiunge quasi il 50% invece per chi è rappresentato da un difensore.

Dati discordanti

Le lacune emerse però non finiscono qui. Dalla relazione si evince ad esempio come i dati sui casi disbrigati raccolti nell’ispezione differiscano da quelli che l’MPC aveva riportato nei suoi rapporti annuali, dove i decreti d’accusa venivano elencati singolarmente, mentre i decreti di abbandono e di non luogo a procedere erano raggruppati in base al procedimento.

Ciò dava l’impressione di una prassi di disbrigo molto più rigida. Tuttavia, nel rapporto annuale del 2022, redatto per la prima volta sotto la guida del nuovo procuratore generale della Confederazione Stefan Blättler, le cifre sono state corrette, riconosce l’organo di sorveglianza.

Revisione competenze

Inoltre, l’analisi delle singole unità operative ha mostrato che nel diritto penale internazionale nel 97% dei casi non sono stati aperti procedimenti. Per quanto riguarda il diritto penale dell’economia, circa il 90% dei casi è stato abbandonato o è stato oggetto di una non entrata in materia.

L’esame dei tempi d’inchiesta, continua il comunicato, ha poi mostrato che il 90% dei procedimenti in materia di protezione dello Stato si conclude in sei mesi. Altri ritmi per i crimini economici: oltre la metà viene chiusa non prima di tre anni.

Il mandato legale del Ministero pubblico della Confederazione, ricorda l’autorità di vigilanza, è quello di combattere i reati gravi nei settori della protezione dello Stato, della criminalità organizzata, del terrorismo e della criminalità economica. Ma i dati raccolti indicano che la procura federale si occupa molto anche di reati “a bassa soglia”, riferisce la nota, dunque di poco conto. Ciò, stando all’AV-MPC, suggerisce che ci sia bisogno di una revisione del catalogo delle competenze.

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