A due anni dalle elezioni federali: qual è lo stato di forma dei partiti svizzeri? – Parte 2
Siamo a metà legislatura. L'Unione democratica di centro è piena di energia. Gli altri partiti stanno ancora cercando la loro linea politica o lamentano già una legislatura persa. Seconda parte della nostra analisi con uno sguardo alla Quinta Svizzera.
Dopo due anni di lavoro parlamentare, cinque domeniche di votazioni, due elezioni del Consiglio federale e 11 elezioni nei Parlamenti cantonali, è possibile fare un bilancio: quali sono i temi in discussione? Chi li porta avanti? E qual è la situazione per quanto riguarda l’offerta per gli svizzeri all’estero?
Nella prima parte della nostra analisi dei partiti abbiamo esaminato la situazione dell’UDC, del PS e del centro. Nella seconda parte passiamo ora agli altri partiti più importanti.
Il PLR, in piena trasformazione
I tempi in cui il partito fondatore della Confederazione dettava l’agenda politica in Svizzera sono ormai passati. Dopo il peggior risultato della sua storia alle elezioni federali del 2023, il Partito liberale radicale (PLR) ha subìto pesanti sconfitte anche in diverse consultazioni cantonali, perdendo altri 11 seggi.
La difesa degli interessi delle svizzere e degli svizzeri all’estero
Nella sezione internazionale del PLR, che oggi conta circa 230 membri in oltre 40 Paesi, non si sono vissuti sconvolgimenti particolari, anzi, si è registrata una leggera crescita negli ultimi due anni. “Ci concentreremo sul nuovo accordo con l’UE, di grande importanza per le svizzere e gli svizzeri all’estero”, spiega Helen Freiermuth, presidente del PLR International.
A interessare molti cittadini e cittadine della diaspora è l’iniziativa del PLR per introdurre rapidamente la raccolta elettronica delle firmeCollegamento esterno, il cui promotore è Benjamin Mühlemann, copresidente del partito. Questo strumento permetterebbe per la prima volta anche alle svizzere e agli svizzeri all’estero di partecipare alla fase di lancio di iniziative e referendum.
Secondo Lukas Golder, politologo e co-direttore dell’Istituto di ricerca demoscopica gfs.bern, il partito ha adottato una strategia comunicativa più aggressiva: “Ha assunto un tono più duro e critico nei confronti del Consiglio federale. Tuttavia, i contenuti delle sue posizioni non sono sempre chiari”. Una strategia che, a detta di Golder, non ha dato i risultati sperati e ha finito per allontanare parte della base.
Anche la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter è in perdita di consensi e popolarità a causa del “martello dei dazi” statunitense e di un impopolare pacchetto di risparmi. Contemporaneamente, il ruolo dell’altro consigliere federale liberale radicale, Ignazio Cassis, resta controverso per la sua politica estera. “I due consiglieri federali non sono cavalli da battaglia per la campagna elettorale del partito”, osserva Golder.
Per invertire la rotta, il PLR punta sul progetto dell’imposizione individuale, un’idea sostenuta da una maggioranza in Parlamento. Il gruppo afferma di aver promosso “la riforma più importante in materia di parità degli ultimi decenni”. Ma la questione non è ancora chiusa: l’ultima parola spetterà probabilmente al popolo.
“Se il partito riuscirà a trovare un consenso sul pacchetto negoziale con l’UE, ciò contribuirà a riportare un po’ di calma nella base, poiché il PLR è rimasto a lungo diviso su questa questione“, prosegue Lukas Golder. Il politologo ritiene che questi fattori possano favorire una ripresa del partito in vista del 2027.
Il PLR ammette comunque che resta ancora molto da fare prima delle prossime elezioni. “Siamo però convinti che le elettrici e gli elettori ci sosterranno alle urne se continueremo a difendere il portafoglio del ceto medio e a sostenere una politica a favore di chi si alza all’alba”, dice il portavoce Christopher Ulmer.
I Verdi sulla difensiva: nuova realpolitik come risposta
All’inizio della legislatura, i Verdi hanno dovuto incassare una cocente sconfitta. L’onda dirompente che nel 2019 aveva permesso al partito ecologista di raggiungere un risultato storico si era trasformata in un tranquillo riflusso. Di fronte a questa situazione, la politica dei Verdi si è fatta più sobria.
“È una legislatura persa”, afferma oggi Sibel Arslan. La consigliera nazionale e vicepresidente si riferisce non tanto al partito, quanto alle sue tematiche chiave: “I sondaggi mostrano che le persone continuano a prendere sul serio le questioni climatiche e ambientali. Ma in Parlamento questi temi non trovano più terreno fertile”.
La difesa degli interessi delle svizzere e degli svizzeri all’estero
Per quanto riguarda la politica a favore della Quinta Svizzera, il partito punta a facilitare la partecipazione delle cittadine e dei cittadini all’estero alle votazioni. La digitalizzazione dell’amministrazione attraverso l’introduzione dell’identità elettronica (e-ID) è stata il progetto del deputato verde Gerhard Andrey, che in Parlamento è riuscito a costruire una maggioranza. Nel settembre 2025, l’e-ID ha poi ottenuto il consenso popolare alle urne.
“Ci rendiamo inoltre conto che i media importanti per l’informazione delle svizzere e degli svizzeri all’estero sono più vulnerabili”, sottolinea Sibel Arslan. “E contro il loro indebolimento ci battiamo”. I Verdi si sono anche opposti con forza alla soppressione delle rendite per figli: non tanto pensando alle beneficiarie e ai beneficiari all’estero, quanto per principio. Questi ultimi, però, hanno accolto con gratitudine il sostegno.
Arslan denuncia una “maggioranza borghese conservatrice e di destra in Consiglio federale e in Parlamento, che approva tutto senza rispettare la volontà popolare”. Inoltre, le questioni ambientali sono state scalzate da quelle legate alla sicurezza e alla politica sociale. L’influenza del partito, che nel 2023 ambiva ancora a un seggio in Governo, è così diminuita. “Nella nuova composizione parlamentare è stato particolarmente difficile per i Verdi imporre i propri temi”, osserva il politologo Lukas Golder.
Golder nota però anche un nuovo realismo, nato dalla sconfitta, che descrive come “realpolitik di sinistra”, moderata, pragmatica e più attenta ai temi economici. Gli esponenti di punta di questo nuovo corso sono Gerhard Andrey, imprenditore informatico che ha costruito in Parlamento una vasta alleanza per l’e-ID, Matthias Zopfi, abile architetto di compromessi nella Camera dei Cantoni, e Lisa Mazzone, la presidente del partito che agisce dietro le quinte, senza un mandato parlamentare ma con uno sguardo pragmatico e realistico.
I Verdi hanno preso le distanze dagli “attivisti per il clima che si incollavano alle strade” e hanno abbracciato un’agenda politica più sobria. Un cambiamento di rotta che sta dando i suoi frutti. “Abbiamo vinto tutti i referendum che abbiamo lanciato o sostenuto”, afferma Arslan. Il successo maggiore è stato il “no” popolare all’ampliamento autostradale del 2024. Sono invece fallite l’iniziativa per la responsabilità ambientale e quella sulla biodiversità, che secondo Golder “avevano ancora l’impronta della vecchia anima fondamentalista del movimento verde”.
Arslan cita anche i successi parlamentari, spesso frutto di alleanze, come la riforma del diritto penale in materia sessuale o, appunto, l’e-ID. E in vista delle elezioni del 2027? “Certo che guadagneremo terreno”, dichiara. “Siamo vicini ai movimenti e il pendolo tornerà a oscillare nella nostra direzione”.
I Verdi liberali: alla ricerca di una nuova forza
I Verdi liberali (PVL) hanno ottenuto il loro miglior risultato elettorale nel 2019. Da allora, però, l’ascesa si è arrestata. Alle elezioni federali del 2023, la percentuale di conensi è diminuita di poco, ma il partito ha perso sei seggi.
Nel corso di questa legislatura ha dovuto cedere otto scranni nei Parlamenti cantonali. Ciononostante, il segretario generale Pascal Tischhauser riconosce segnali incoraggianti: “Oggi cresciamo anche nelle aree rurali, il che ci dà una base più ampia per futuri successi a livello federale”.
La difesa degli interessi delle svizzere e degli svizzeri all’estero
In vista delle elezioni del 2023, il partito ha fondato la sezione PVL International. Da allora, il numero di membri, un’ottantina all’inizio, si è dimezzato. A loro si aggiungono una cinquantina di simpatizzanti. Il calo è dovuto, secondo il partito, al rientro di alcuni membri in Svizzera e a regole di trasparenza più severe.
All’interno della sezione, il tema più sentito è la partecipazione della Quinta Svizzera a votazioni ed elezioni. “È per noi fondamentale che tutti i Cantoni rendano accessibile il voto elettronico alle svizzere e agli svizzeri all’estero”, afferma il segretario generale Pascal Tischhauser.
Il politologo Lukas Golder è più scettico al riguardo. I Verdi liberali, osserva, hanno difficoltà a imporsi nei Cantoni più piccoli. Come partito urbano e con una forte impronta svizzero-tedesca, faticano a trovare spazio tra l’Alleanza del Centro e i partiti dei poli.
Inoltre, l’attuale clima che pone particolare attenzione alle questioni di sicurezza non favorisce una formazione che si distingue per la sua apertura verso il mondo. L’immagine del partito è stata inoltre scalfita da un episodio controverso che ha coinvolto la figura di spicco Sanija Ameti.
Con la sua posizione sull’Europa, il PVL ha però saputo darsi un chiaro profilo in questa legislatura. È stata la prima formazione a sostenere apertamente i cosiddetti accordi bilaterali III, distinguendosi così dal PLR.
Anche sul piano personale, i segnali forti: l’elezione di Tiana Moser in Consiglio degli Stati è stata un successo, che permette al partito di avere una voce autorevole per le questioni di politica estera nella Camera dei Cantoni. Golder sostiene inoltre che di recente sono emerse alcune “figure interessanti”, come il deputato zurighese Patrick Hässig, che si è affermato come esperto di politica sanitaria e ha presentato in Parlamento una proposta di compromesso sul finanziamento della tredicesima rendita AVS.
Nel Consiglio nazionale, la PVL fa spesso da ago della bilancia. Ideologicamente è più flessibile dell’Alleanza del Centro, ma la sua forza è minore, visto che può contare solo su undici rappresentanti. Tischhauser cita come esempi la legge sull’energia e sulla tassazione individuale, in cui il partito ha avuto un ruolo decisivo.
In vista delle elezioni del 2027, i Verdi liberali puntano su quell’elettorato che, in un panorama politico sempre più polarizzato, cerca un’alternativa liberale e pragmatica.
Articolo a cura di Mark Livingston, grafiche: Kai Reusser
Traduzione di Luca Beti
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