The Swiss voice in the world since 1935
In primo piano
Democrazia diretta in Svizzera

“Tradurre è tradire”: il plurilinguismo tra shock culturale, creatività e ginnastica mentale

La linguista Simone Morehed (a sinistra) spiega alle giornaliste e conduttrici di podcast Emilie Ridard (al centro) e Camille Kündig (a destra) come l'apprendimento di nuove lingue ci influenza.
La linguista Simone Morehed (a sinistra) spiega alle giornaliste e conduttrici del podcast Emilie Ridard (al centro) e Camille Kündig (a destra) come l'apprendimento di nuove lingue ci influenza. Swissinfo

Cambiare Paese significa spesso cambiare lingua. E talvolta, cambiare lingua vuol dire scoprire una nuova parte di sé. Nel terzo episodio del nuovo podcast di Swissinfo “Adieu, merci la Suisse”, la linguista Simone Morehed e la svizzera all’estero Eva Bruenisholz raccontano le sfide, le sorprese e gli equilibri che emergono quando una nuova lingua entra nella nostra vita e vi si radica.

“Appena incontro qualcuno, preciso subito: mi dispiace, l’inglese è la mia seconda lingua. Lo parlo correttamente, ma non ne padroneggio tutte le sfumature”, spiega Eva Bruenisholz. Una strategia che ha sviluppato dopo molti anni all’estero.

È infatti difficile rendere perfettamente, parola per parola, l’intenzione, le sfumature, l’emozione o la cultura della lingua d’origine: “Il mio ex professore di latino diceva sempre: tradurre è tradire… Capisco sempre meglio questo concetto”.

>> Ascoltate il terzo episodio del nuovo podcast “Adieu, merci la Suisse” con la linguista Simone Morehead e la svizzera all’estero Eva Bruenisholz (in francese):

>>> Nella versione del podcast in tedesco, ne abbiamo discusso con Angela Herren, che vive in Florida, e con la linguista Giulia Berchio:

Sognare in più lingue

Per Eva Bruenisholz, il plurilinguismo non si limita a uno strumento pratico: s’insinua persino nei suoi sogni. “Negli ultimi due giorni ho fatto sogni un po’ più violenti del solito. Mi sono accorta che nel primo parlavo in inglese, e nel secondo, in francese”.

Qual è l’impatto psicologico del trasferimento all’estero? Come si gestiscono le sfide personali e professionali quotidiane in una nuova lingua e cultura? Come ci si integra? E quali sono gli aspetti a cui bisogna prestare particolare attenzione quando si emigra con i propri figli? 

Immergetevi nel nostro podcast audio e video ed esplorate con noi le tante sfaccettature dell’espatrio e della vita all’estero. Disponibile in francese e in svizzero tedesco

Le lingue si mescolano, s’intrecciano. Questo miscuglio non è neutro: porta con sé sfumature emotive. “La lingua in cui mi sento più a mio agio dipende da ciò di cui parlo… Se è in un contesto professionale, è l’inglese. Se parlo di sentimenti, è il francese”.

Trovare la parola giusta… in un’altra lingua

Il quotidiano di una persona plurilingue è fatto di micro-shock linguistici. Momenti in cui il cervello sceglie senza preavviso la lingua che gli sembra più precisa. “Pratico il buon franglais, è spesso ciò che mi si addice di più”, spiega Eva Bruenisholz. “Ci sono parole che hanno significati più forti, con cui mi identifico maggiormente in una lingua piuttosto che nell’altra. E l’ideale è davvero poter combinare le due”.

Altri sviluppi
La parent coach Jelena Jreissati (a sinistra) condivide i suoi consigli sull'espatrio con i figli con le giornaliste Emilie Ridard (al centro) e Camille Kündig (a destra).

Altri sviluppi

Emigrazione

“Adieu, merci la Suisse”: le routine familiari, un’ancora essenziale per i bambini che si trasferiscono all’estero 

Questo contenuto è stato pubblicato al Il secondo episodio del nuovo podcast di Swissinfo, dedicato all’espatrio con prole al seguito, è ricco di consigli per aiutare i più piccoli a vivere al meglio la partenza.

Di più “Adieu, merci la Suisse”: le routine familiari, un’ancora essenziale per i bambini che si trasferiscono all’estero 

Alcuni concetti esistono solo in una lingua. Come il termine tedesco Fremdschämen, che significa provare vergogna per qualcun altro, e non ha equivalente in francese. E certe espressioni giocano brutti scherzi: “In francese fare una gaffe si dice mettere i piedi nel piatto, in inglese mettere i piedi in bocca”, spiega sorridendo la svizzera.

Le vertigini di una lingua totalmente nuova

Questi qui pro quo creano talvolta scene comiche. Eva Bruenisholz ricorda un malinteso durante un viaggio in Nuova Zelanda: “Non avevo realizzato che il loro accento trasforma tutte le ‘e’ in ‘i’. All’hotel ho chiesto alla reception dove si trovavano le toilette e la signora mi ha risposto ‘to the left’”. Solo che con l’accento neozelandese, ‘left’ suonava come ‘lift’. “Così mi sono messa a cercare un ascensore ovunque”. Una semplice vocale e tutto il senso cambia.

Il podcast “Adieu, merci la Suisse” è disponibile anche in video. Guardate l’episodio:

Oltre alle piccole confusioni quotidiane, Eva Bruenisholz ricorda i suoi primi corsi di mandarino: “È stata una sorta di doccia fredda (…). Ero confrontata con una lingua in cui tutto era completamente diverso, e il mio cervello non riusciva a collegare nulla”. Di fronte a una lingua senza appigli, tutto doveva essere ricostruito.

Ginnastica mentale e giochi linguistici

Nonostante gli ostacoli, l’apprendimento diventa più facile con la pratica. “Più imparo, più è facile. È davvero una ginnastica del cervello”.

Questa ginnastica è tanto più efficace quanto più è ludica, sottolinea Simone Morehed, originaria della Svezia e docente presso il Dipartimento di plurilinguismoCollegamento esterno dell’Università di Friburgo: “Se ci si diverte, se si pensa ‘non ho nemmeno l’impressione di imparare, ma lo faccio perché mi piace’, allora è estremamente positivo”.

Altri sviluppi

Ai suoi occhi c’è un errore fondamentale da evitare: “Pensare: non farò mai errori, e quindi non fare nulla ed evitare ogni contatto con la lingua. È lì che si creano i blocchi”. La chiave? Liberarsi dall’autogiudizio. “Non avere vergogna è essenziale”, insiste Eva Bruenisholz. “Me ne sono resa conto quando ho capito che riesco comunque a capire le persone che parlano male il francese”.

L’età gioca un ruolo, ma non come s’immagina

Simone Morehed precisa che l’età influenza effettivamente l’apprendimento: “Più si è giovani, più si raggiunge un buon livello”. Ma ciò non significa che le persone adulte non ci riescano. Le differenze individuali nel modo di apprendere contano altrettanto.

Evoca anche un aspetto poco conosciuto: le nostre lingue s’influenzano costantemente e l’impatto riguarda anche la lingua madre. “Si immagina spesso la prima lingua come un nucleo stabile, fisso. Ma in realtà, i trasferimenti avvengono in tutte le direzioni. Il mio svedese, per esempio, è influenzato dal francese, che a sua volta influenza l’italiano…”

Vantaggi che vanno oltre la vita quotidiana

Oltre alla comunicazione, il plurilinguismo porta benefici cognitivi significativi. “Alcuni studi mostrano che ritarda i problemi di memoria. Essere bilingue o plurilingue aiuta il cervello a continuare a svilupparsi”, afferma Simone Morehed.

Imparare una nuova lingua non è quindi utile solo per l’integrazione o il lavoro: è un modo per mantenere la mente in movimento, ampliare la percezione del mondo e, talvolta, sorprendersi a sognare in modo diverso.

Quali canzoni associate alla Svizzera? Abbiamo posto questa domanda alle nostre ospiti e creato una playlist “mal di patria” con tutti i loro brani. Buon ascolto!

Articolo a cura di Samuel Jaberg

Traduzione con il supporto dell’IA/mar

Contenuto esterno

I più letti
Quinta Svizzera

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR