
Seco: “disoccupazione è leggermente superiore alla media”

Nel medio periodo la disoccupazione (2,8% in settembre) è aumentata e continuerà a farlo, ma la situazione non è drammatica, malgrado le sfide poste non da ultimo dai dazi contro la Svizzera decisi dal presidente americano Donald Trump.
(Keystone-ATS) È questa, in estrema sintesi, la fotografia del mercato del lavoro scattata oggi dalla Seco, la Segreteria di Stato dell’economia.
“Il tasso di disoccupazione è attualmente leggermente superiore alla media di un ciclo congiunturale”, ha affermato in una conferenza stampa Jérôme Cosandey, capo della direzione del lavoro della Seco, commentando gli ultimi dati diffusi in mattinata dai suoi funzionari. La situazione non viene comunque considerata allarmante.
La lieve progressione della quota dei senza lavoro da due anni a questa parte è da attribuire principalmente al rafforzamento del franco rispetto all’euro e al dollaro, nonché alla debolezza congiunturale in Cina e in alcuni settori economici come quello automobilistico, ha sostenuto l’esperto. A complicare un po’ il quadro si sono poi aggiunti i dazi americani introdotti in aprile e fortemente aumentati in agosto.
Le statistiche sul lavoro ridotto mostrano i segni di una maggiore incertezza in relazione alle barriere doganali. Le notifiche provvisorie sono salite in settembre: hanno interessato 514 aziende per un totale 11’500 lavoratori. Rispetto al picco di marzo, quando erano state registrate 38’000 richieste provvisorie, si tratta però ancora di un numero esiguo, ha commentato il 55enne.
“Con oltre l’80%, la maggior parte delle domande di lavoro ridotto proviene ancora dall’industria orologiera e meccanica, entrambe fortemente dipendenti dalle esportazioni”, ha sottolineato l’alto funzionario con trascorsi professionali presso UBS e Avenir Suisse, laboratorio di idee di matrice liberale. Solo nei prossimi mesi si vedrà se le società che hanno presentato richiesta passeranno effettivamente in modalità di disoccupazione parziale.
Secondo Cosandey in futuro molto dipenderà dalla capacità di Berna di negoziare con Washington un accordo doganale che non penalizzi maggiormente le imprese elvetiche rispetto alla concorrenza dell’Ue o del Giappone. “Se non dovesse essere possibile trovare un’intesa il trasferimento della produzione all’estero e l’aumento della disoccupazione in Svizzera sarebbero inevitabili”, ha avvertito lo specialista.
Indipendentemente dall’esito delle trattative con gli Stati Uniti fattori quali il franco forte o i problemi di domanda, ad esempio nell’industria, continueranno comunque a pesare sul mercato del lavoro. Ciò si riflette anche nelle previsioni degli economisti della Seco, che pronosticano un incremento del tasso di disoccupazione: era del 2,4% nel 2024, dovrebbe salire al 2,9% nell’anno in corso e al 3,3% nel 2026. Se quest’ultimo dato dovesse riflettere la realtà si tratterebbe del valore più alto dal 2016.