La polizia svizzera inizia ad aprirsi agli stranieri
Assumere poliziotti con un passaporto diverso da quello rossocrociato? Per molti è inimmaginabile. Da oltre due decenni, però, questa è una prassi consueta nel cantone di Basilea Città, che vorrebbe ingaggiarne ancor di più.
Richard Wolff, responsabile del dipartimento di polizia della città di Zurigo, probabilmente non pensava di sollevare un simile polverone. La proposta di integrare degli stranieri nella polizia della più grande città del paese, presentata in occasione della conferenza stampa di bilancio dei suoi primi cento giorni a metà settembre, ha infatti suscitato un coro di critiche.
Per i rappresentanti dei sindacati di polizia e per molti politici di vari schieramenti, un simile passo è problematico. «Il lavoro della polizia ricopre funzioni di sovranità nazionale e dev’essere esercitato solamente da persone di nazionalità svizzera», ha ad esempio dichiarato Guido Müller, esponente dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice).
Pur ammettendo che il tema è delicato, Wolff ha di recente ribadito la sua proposta. «La polizia deve essere lo specchio della società. L’obiettivo è di avere anche agenti di colore che facciano dei controlli. Questi ultimi capiranno forse meglio ciò che significa essere diversi», ha dichiarato a metà novembre in un’intervista alla SonntagsZeitung. Il capo della polizia, eletto nella Lista Alternativa, un partito di sinistra, ha annunciato parallelamente il lancio di una campagna di reclutamento di poliziotti intitolata “Diversity Management”. Scopo di questa iniziativa è aumentare il numero di donne e di persone con un passato migratorio tra le file delle forze dell’ordine. A Zurigo, uno dei requisiti fissati dalla legge rimane comunque la nazionalità svizzera.
In Svizzera i poliziotti stranieri sono ancora un’eccezione. Poiché la sicurezza pubblica è di responsabilità dei cantoni, le leggi variano da uno all’altro. Attualmente solo Basilea Città, Svitto, Ginevra, Neuchâtel e Giura accettano persone con altri passaporti nei ranghi della polizia. In tutti e cinque i cantoni, l’esperienza è considerata positiva.
A Basilea Città, i poliziotti stranieri sono una ventina su circa 700.
Le autorità locali ritengono che sia una chance poter far capo a questi agenti. «Per la nostra polizia cantonale è una grande opportunità. In primo luogo perché aumenta il numero di potenziali interessati al mestiere di agente. Secondariamente perché la polizia si trova così più vicina alla gente e viene accettata più facilmente», dichiara Baschi Dürr, membro del governo cantonale e direttore del Dipartimento della giustizia e della sicurezza.
Le forze dell’ordine di Basilea Città accettano poliziotti stranieri dal 1996, quando fu rivista la legge sulla polizia.
Attualmente la polizia cantonale di Basilea Città ha un effettivo di 700 agenti (570 uomini e 130 donne). Tra 15 e 25 agenti sono stranieri con un permesso di domicilio. Il loro numero varia di anno in anno, poiché molti di loro si naturalizzano durante o dopo la formazione.
Queste persone sono originarie di diversi paesi: Germania, Finlandia, Italia, Croazia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Turchia e Ungheria. La maggior parte è cresciuta in Svizzera.
Oltre a Basilea Città, l’assunzione di poliziotti stranieri è possibile nei cantoni di Svitto, Neuchâtel, Ginevra e Giura.
Polizia sovraccarica
L’ammissione di stranieri rappresenta come detto anche una risposta alla carenza di manodopera in un settore confrontato con nuove sfide. Nel 2012 il numero di infrazioni al codice penale è cresciuto di quasi il 9% a oltre 750’000 reati, con un aumento piuttosto marcato in termini relativi degli imputati con un passato come richiedente l’asilo o stranieri non residenti nella Confederazione. Nello stesso tempo, in Svizzera la densità di poliziotti per abitante è tra le più basse d’Europa. Complessivamente gli effettivi ammontano a 17’141 agenti, ossia un poliziotto ogni 469 abitanti. In Germania, la proporzione è di uno ogni 370.
Per i poliziotti svizzeri, questa evoluzione si traduce in un sovraccarico di lavoro, che traspare dal numero di ore supplementari e dalle assenze per malattia. «Il nostro paese avrebbe bisogno tra 7’000 e 15’000 poliziotti supplementari», indica Jean-Marc Widmer, presidente della Federazione svizzera dei funzionari di polizia.
La Conferenza dei direttori cantonali dei dipartimenti di giustizia e polizia stima dal canto suo che siano necessari almeno 1’500 uomini in più. Nessuno sembra contestare che vi sia una carenza di manodopera. «Abbiamo bisogno del 10% di poliziotti in più», afferma il colonnello Gerhard Lips, capo della polizia cantonale di Basilea Città. Che aggiunge: «Oltre all’aumento della popolazione, oggi viviamo in una società che funziona 24 ore su 24. E la criminalità in Svizzera si avvicina agli standard europei.
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Campagna per attirare talenti
Le autorità di Basilea Città hanno deciso di assumere 45 nuovi agenti entro il 2014. L’obiettivo non è facile da raggiungere. «Siamo in concorrenza con altri cantoni e trovare talenti in un mercato così ristretto non è facile», dice Lips. In un paese con un tasso di disoccupazione basso come la Svizzera, i giovani hanno opzioni più attraenti che un mestiere considerato pericoloso, faticoso e con orari molto irregolari. Inoltre, l’immagine della professione non è più quella di una volta. «Oggi vi è una grande mancanza di rispetto nei confronti dei poliziotti. Essere aggrediti durante l’esercizio delle nostre funzioni è sempre più frequente», aggiunge Jean-Marc Widmer.
Per trovare candidati, le autorità hanno lanciato una campagna via Facebook e altri canali. «Presto i nostri annunci saranno esposti nei tram cittadini. I manifesti mostrano veri poliziotti che parlano della loro professione», spiega Baschi Dürr. Uno dei vantaggi della polizia di Basilea Città è proprio la sua apertura agli stranieri. «Quale vantaggio, evidenziamo anche questa possibilità, che non esiste nella maggior parte dei cantoni», fa notare Lips.
Uno straniero che decide di entrare nella polizia del cantone non gode di nessun privilegio particolare, sottolinea ancora il colonnello. «Il lavoro quotidiano di un poliziotto straniero è esattamente lo stesso di quello dei suoi colleghi svizzeri. La nazionalità non è un tema. Per i cittadini, è irrilevante sapere qual è il colore del passaporto dell’agente», spiega.
Il più importante sindacato di polizia non vede di buon occhio quest’apertura. «Siamo d’accordo di ammettere anche stranieri, ma solo ai corsi di formazione per diventare poliziotto. Quando questi giungono al termine, le persone devono naturalizzarsi», sottolinea Jean-Marc Widmer. Secondo lui, la difficoltà riscontrate nel reclutare nuovi agenti può essere superata con migliori condizioni di lavoro. Alla domanda sul perché questa opposizione all’apertura della professione agli stranieri, la sua risposta è chiara: «Le leggi sono fatte in Svizzera, per gli svizzeri. E spetta agli svizzeri farle applicare».
In Svizzera, la sicurezza pubblica è prevalentemente di competenza cantonale. Sul territorio operano oltre 17’000 poliziotti.
Nella Confederazione non esiste una vera e propria polizia federale, come ad esempio l’FBI negli Stati Uniti. Una proposta in tal senso è stata bocciata in votazione popolare nel 1978.
Vi è però l’Ufficio federale di polizia (FedPol), creato nel 2000. FedPol, che non dispone di agenti in uniforme, svolge indagini in collaborazione con le polizie cantonali per reati di competenza federale, come il terrorismo o la criminalità organizzata ed economica.
(traduzione dal portoghese di Daniele Mariani)
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