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Consiglio nazionale: contrario a spot politici alla TV

Questo contenuto è stato pubblicato il 24 novembre 2009 - 10:51
(Keystone-ATS)

BERNA - Non vi è motivo di permettere ai partiti politici di ricorrere a spot alla TV e alla radio per illustrare le rispettive posizioni in vista di votazioni federali. Con 119 voti contro 58, il Consiglio nazionale ha respinto stamani l'entrata in materia su questo progetto, combattuto da borghesi e da Consiglio federale. Il dossier va ora agli Stati. In caso di rifiuto verrebbe affossato.
La nuova proposta di legge, frutto di un'iniziativa parlamentare di Andreas Gross (PS/ZH), obbligherebbe la SSR, come pure le altre radio e televisioni sussidiate dal canone radio-TV, a mettere a disposizione le loro antenne per la pubblicità politica.
I partiti, a condizione che dispongano di un gruppo parlamentare a livello federale, nonché i comitati d'iniziativa e referendum, potrebbero così diffondere inserti pubblicitari. I costi della diffusione sarebbero assunti dai media interessati, ma quelli di produzione resterebbero a carico di partiti e comitati. Questi spot politici non sarebbero autorizzati prima delle elezioni federali.
Si tratta di "realizzare in Svizzera ciò che è già una realtà all'estero", ha sottolineato invano Andreas Gross. A suo modo di vedere, le campagne mancano di trasparenza ed equità. In assenza di mezzi finanziari, certi partiti non riescono a farsi ascoltare. La popolazione non può farsi un'opinione se il dibattito è monopolizzato da pochi.
Per bocca di Rudolf Joder (UDC/BE), lo schieramento borghese ha rilevato che è impossibile fissare nella legge quando una "campgna è equa e quando non lo è". Gli spot rischiano di ridursi a semplici slogan. "Pensate soltanto a ciò che accadrebbe con la votazione sui minareti", ha esclamato Ruth Humbel (PPD/AG).
"Se vi siete divertiti con le pecore nere in due dimensioni, potrete adorarle in visione tridimensionale", ha rincarato Isabelle Moret (PLR/VD). Ma non è tutto: soltanto i partiti più ricchi potrebbero offrirsi spot "graffianti". L'ala borghese si è così opposta a un intervento dello Stato, come pure a una legislazione troppo complicata.

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