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Vaccini e autismo: come è nato un falso mito che resiste ancora oggi

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Questo vaccino MPR protegge i bambini da tre malattie virali: morbillo, parotite e rosolia. Tek Image / Science Photo Library

Nel 1998 uno studio poi smentito collegò falsamente il vaccino MPR all’autismo, provocando un calo drastico delle vaccinazioni. A quasi trent’anni di distanza, quella falsa credenza continua a circolare.

A scatenare “la bufala medica più dannosa degli ultimi cento anniCollegamento esterno” è bastato un articolo scientifico di cinque pagine, che affermava falsamente l’esistenza di un legame tra il vaccino MPR (morbillo, parotite, rosolia) e l’autismo.

Lo studio, basato su un campione di appena 12 bambini, è stato smentito sei anni dopo e ritirato dalla rivista scientifica. Il suo autore principale, Andrew Wakefield, è stato radiato dall’ordine dei medici. Ma ormai il danno era fatto.

Le somministrazioni del vaccino MPR in Inghilterra crollaronoCollegamento esterno dal 92% nel 1995 all’80% nel 2003, scendendo fino al 58% in alcune zone di Londra – ben al di sotto del 95% necessario per garantire l’immunità di gregge e prevenire la trasmissione continua del virus.

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Andrew Wakefield fuori dal General Medical Council nel centro di Londra, 28 gennaio 2010. Wakefield “ha mostrato un insensibile disprezzo” per la sofferenza dei bambini e “ha abusato della sua posizione di fiducia”, ha stabilito un comitato disciplinare. Shaun Curry / AFP

Per contrastare il fenomeno, le autorità sanitarie britanniche smentirono pubblicamente le affermazioni di Wakefield, avviarono una massiccia campagna di informazione pubblica e nel 2013 lanciarono un programma di recupero vaccinale rivolto ai bambini che anni prima non avevano ricevuto il vaccino. Nonostante questi sforzi, ci vollero quasi vent’anni prima che nel Paese i tassi di immunizzazione tornassero ai livelli precedenti lo studio di Wakefield.

L’articolo fu pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet nel febbraio 1998 e attirò immediatamente l’attenzione dei media, alimentando un acceso dibattito pubblico. Aumentò rapidamente la pressione sul governo affinché fornisse risposte chiare e definitive in merito al MPR, e in tutto il Paese molti genitori iniziarono a chiedersi se fosse davvero sicuro vaccinare i propri figli.

L’impatto dello studio fu particolarmente profondo nel Regno Unito, ma l’articolo ebbe forti ripercussioni anche a livello globale, alimentando la crescente sfiducia nei confronti dei vaccini – un fenomeno che continua ancora oggi a influenzare le scelte dei genitori.

Secondo i dati dell’OMSCollegamento esterno, nel 2023 la copertura vaccinale globale contro il morbillo si attestava all’83% per la prima dose e al 74% per la seconda.

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Fraudolento sin dall’inizio

Nonostante fosse stato pubblicato su una rivista scientifica autorevole, lo studio di Wakefield presentava gravi lacune – lacune che, come rivelarono in seguito le indagini, erano intenzionali. Ci vollero sei anni prima che venissero alla luce, grazie al lavoro del giornalista britannico Brian Deer per il The Sunday Times.

Deer scoprì che le cartelle cliniche descritte nello studio erano state manipolate per meglio supportare l’ipotesi di partenza. In alcuni casi, i sintomi di disturbi dello sviluppo erano comparsi prima della somministrazione del vaccino MPR; in altri, si erano manifestati mesi dopo – non settimane – o non si erano manifestati affatto. Wakefield aveva alterato o omessoCollegamento esterno queste tempistiche.

Lo studio, inoltre, era metodologicamente debole: includeva solo 12 bambini, non prevedeva un gruppo di controllo e non presentava alcuna analisi statistica. Ciononostante, lasciava intendere un legame causale tra il vaccino e l’autismo. Inoltre, i bambini coinvolti furono sottoposti a procedure invasive senza la necessaria approvazione da parte di un comitato etico.

Deer rivelò anche che Wakefield era in conflitto d’interessi su più fronti. Due anni prima dello studio era stato ingaggiato come consulente tecnico da un avvocato che stava preparando una causa contro i produttori del vaccino. I bambini inclusi nella ricerca furono reclutati solo dopo l’inizio di questo incarico, selezionando i genitori le cui storie sembravano rafforzare l’impianto della causa legale.

Wakefield, inoltre, aveva depositato un brevetto a suo nome per un vaccino contro il solo morbillo – un potenziale concorrente del MPR. Il General Medical Council, l’ente che nel Regno Unito vigila su deontologia e abilitazioni mediche, avviò un’indagine su Wakefield e nel 2010 lo radiò dall’ordine dei medici. Poco dopo, The Lancet ritirò integralmente lo studio.

Un vaccino salvavita

Il vaccino MPR fu sviluppato nel 1971 dal microbiologo statunitense Maurice Hilleman – all’epoca era già disponibile un vaccino monovalente contro il morbillo, introdotto in Svizzera negli anni Sessanta. Dal 1985, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) raccomanda due dosi del vaccino combinato MPR, attualmente previste a 9 e 12 mesi di età. Il ciclo completo offre una protezione stimata Collegamento esternodel 97% contro il morbillo, dell’86% contro la parotite e del 97% contro la rosolia.

A livello globale, l’impatto di questo vaccino è stato rivoluzionario – secondo le stime dell’OMSCollegamento esterno, tra il 2000 e il 2023 ha evitato oltre 60 milioni di morti nel mondo.

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Il vaccino MPR è sicuro e non ha alcuna correlazione con l’autismo – una conclusione sostenuta da oltre vent’anni di ricerca scientifica, inclusi studi epidemiologici su larga scala che hanno coinvolto centinaia di migliaia di bambini in diversi Paesi.

Uno studio daneseCollegamento esterno, ad esempio, ha analizzato retrospettivamente i dati di oltre mezzo milione di bambini vaccinati, senza rilevare alcuna associazione con l’autismo. Numerosi altri studi condotti nel Regno UnitoCollegamento esterno, negli Stati UnitiCollegamento esterno e in altri PaesiCollegamento esterno hanno confermato gli stessi risultati.

Un falso mito duro a morire

Nonostante l’ampio consenso della comunità scientifica, il sospetto di un legame tra il vaccino MPR e l’autismo continua a riaffiorare nel dibattito pubblico.

“In parte ciò è dovuto al fatto che oggi si diagnosticano più casi di autismo”, spiega Matteo Galizzi, professore associato di scienze del comportamento alla London School of Economics.

Negli ultimi anni si è effettivamente registrato un aumento delle diagnosi di disturbi dello spettro autistico (ASD) in diversi Paesi, tra cui Stati UnitiCollegamento esterno, Regno UnitoCollegamento esterno e SvizzeraCollegamento esterno. I ricercatori lo attribuiscono in larga parte a una maggiore consapevolezza del disturbo, a strumenti diagnostici più accurati e a una definizione più ampia della condizione, oltre ad altri fattori.

Ciononostante, “quando le persone sentono parlare di una diceria come quella dello studio di Wakefield e poi notano un aumento delle diagnosi di autismo, il confirmation bias le rende più inclini a credere che la causa siano i vaccini”, afferma Galizzi.

Heidi Larson – fondatrice e direttrice del Vaccine Confidence Project e professoressa presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine – è d’accordo: “I genitori vedono aumentare le diagnosi, è naturale che si chiedano perché stia succedendo. Se qualcuno offre una spiegazione – soprattutto se sembra plausibile, anche quando è già stata smentita – sono più inclini ad accettarla”.

Il morbillo è già in aumento a livello globale a causa di un calo della copertura vaccinale, e falsi miti come questo possono compromettere ulteriormente i tassi di immunizzazione. Le autorità sanitarie avvisano che mantenere un’alta copertura è fondamentale, anche in Paesi come la Svizzera, che attualmente è ben protetta dall’infezione.

L’esempio degli Stati Uniti è emblematico. Dopo aver raggiunto l’eradicazione della malattia nel 2000, il Paesi oggi si trova ad affrontare un’epidemia di morbillo. Un focolaio scoppiato in Texas, all’interno di una comunità con bassi tassi di immunizzazione, si è rapidamente diffuso, portando a oltre 1’000 casi e due decessi.

Segnali contrastanti

Nel pieno della crisi, Robert F. Kennedy Jr. – segretario alla Salute degli Stati Uniti e da tempo noto per le sue posizioni scettiche sui vaccini – ha lanciato messaggi ambigui sull’immunizzazione.

Da un lato ha riconosciuto che il vaccino “è il metodo più efficace per limitare la diffusione” del morbillo e ha dichiaratoCollegamento esterno che “le persone dovrebbero vaccinarsi contro il morbillo”; dall’altro, ha espresso preoccupazione per la sicurezza dei vaccini, affermando che “Al momento non conosciamo i rischi di molti di questi prodotti, perché non sono stati testati per la sicurezza” – o, come ha poi precisato, “non sono stati testati in modo adeguato”.

Nei suoi interventi pubblici più recenti Kennedy non ha esplicitamente collegato il vaccino MPR all’autismo – un legame che ha invece suggerito più volte in passato. In un articolo del 2005, poi ritirato, sosteneva che l’aumento dei casi di autismo fosse dovuto al thimerosal, un conservante aggiunto alle fiale di vaccino multidose per impedire la proliferazione di germi. Più di recente, Kennedy si è rifiutato di affermare che i vaccini non causano autismo.

Prima di essere approvati i vaccini sono sottoposti a test approfonditi, che includono diverse fasi di sperimentazione clinica e un rigoroso monitoraggio post-commercializzazione. Oggi sarebbe considerato eticamente inaccettabile condurre studi controllati con placebo sul vaccino contro il morbillo nei bambini, considerati i rischi dell’infezione e la comprovata sicurezza ed efficacia del vaccino.

Kennedy, inoltre, ha da poco annunciato un’iniziativa su larga scala per indagare quelle che definisce le “cause ambientali” dell’aumento delle diagnosi di autismo. Ha dichiaratoCollegamento esterno che si tratta di “una condizione prevenibile” e ha suggerito che “serve una tossina ambientale” per scatenarla.

Queste affermazioni sono state ampiamente smentite dalla comunità scientifica, che sottolinea come l’autismo non sia una malattia e non possa essere prevenuto nel modo che Kennedy sembra suggerire. Gli esperti avvertono inoltre che descrivere l’autismo come qualcosa da evitare o eliminare rischia di alimentare la stigmatizzazione delle persone con ASD.
 
Articolo a cura di Virginie Mangin/ds

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