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A Zurigo con il frastuono di Mumbai in testa

Lo scrittore indiano Kiran Nagarkar alla fiera del libro di Francoforte. Keystone

Un progetto letterario dà la possibilità a scrittori stranieri di vivere per sei mesi la città di Zurigo. È un'iniziativa che intende favorire l'interscambio culturale tra paesi del Sud e la Svizzera. Tuttavia, l'idea non trova sempre le porte aperte degli uffici della migrazione.

Anche se ci sta bene, Kiran Nagarkar sa che a Zurigo non può restare per sempre. Tra alcuni mesi dovrà lasciare la tranquillità, il verde e le piante della città svizzera per fare ritorno nella sua natale e rumorosa Mumbai.

A fine novembre, si concluderà per il noto scrittore indiano il soggiorno di sei mesi nella città sulla Limmat. Il 68enne, autore di libri, copioni e sceneggiature in marathi e inglese, è infatti ospite in un appartamento nella Hegibachstrasse, nel quartiere Hirslanden.

Kiran Nagarkar è un Writers in Residence (letteralmente: “scrittore in residenza”), il secondo dopo il finnico Olli Jalonen. Approfitta della possibilità offertagli da un progetto di interscambio culturale rivolto a scrittori esteri della fondazione PWG e del Literaturhaus (casa della cultura) di Zurigo.

Una lacuna da colmare

«A Zurigo non c’era ancora un’offerta culturale analoga. C’erano tre atelier per artisti, ma nulla per scrittori. Con questa iniziativa abbiamo voluto favorire lo scambio culturale, invitando autori esteri a condividere con la società zurighese la loro cultura e il loro modo di vedere il mondo», spiega Beatrice Stoll, responsabile del Literaturhaus.

Il progetto Writers in Residence è nato nel 2010 per volontà della fondazione PWG. Creata per sottrarre edifici alla speculazione immobiliare nel 1990, a vent’anni dall’apertura dei suoi uffici la fondazione ha voluto promuovere l’attività letteraria della città mettendo a disposizione gratuitamente un appartamento ammobiliato a scrittori stranieri.

«Trovarlo in un edificio realizzato da Ernst Gisel, uno dei più importanti architetti svizzeri del dopoguerra, è stato un bel colpo di fortuna. Ma l’appartamento è perfetto anche perché gli inquilini sono particolarmente ospitali, aperti e disponibili, atteggiamento che facilita l’inserimento nella società zurighese degli scrittori», afferma Kornel Ringli, responsabile del progetto presso la fondazione PWG.

Zurigo, protagonista in un libro?

L’iniziativa, oltre ad essere promossa dalla fondazione PWG, è sostenuta finanziariamente anche dalla città e dal cantone di Zurigo. «Grazie al suo contributo, la città si apre al mondo. Anche se non c’è la garanzia che succeda, i suoi quartieri, le sue strade e la sua gente potrebbero diventare protagonisti in un libro degli scrittori che vi soggiornano», sottolinea Stoll.

Naturalmente, ognuno ha una percezione diversa della città. «Kiran è rimasto colpito dal verde, dalla tranquillità e dalla ricchezza. Olli, invece, ha trovato Zurigo frenetica», evidenzia Ringli. A questi primi due autori, seguirà una scrittrice, il cui nome verrà svelato soltanto in dicembre.

La terza scrittrice di Writers in Residence, come Olli Jalonen e Kiran Nagarkar, è stata proposta da quattro curatori che vivono in Finlandia, India, Argentina e Irlanda. «Il processo di scelta è abbastanza complesso», spiega Stoll, «Non tutti gli scrittori sono disposti a vivere una simile esperienza in Svizzera. I curatori devono inoltre contattare soltanto quegli autori che hanno una certa sensibilità per i temi sociali. La decisione definitiva viene presa infine da una giuria formata da tre persone».

Il calvario dei visti

Il lavoro per il Literaturhaus non si esaurisce certo però con la scelta dello scrittore. Dà, anzi, inizio a un percorso a ostacoli lungo i corridoi degli uffici cantonali della migrazione. «Per ottenere il visto d’entrata per Olli Jalonen abbiamo dovuto armarci di pazienza e aspettare settimane. Ora, per fortuna, il procedimento si è notevolmente velocizzato: noi sappiamo come muoverci tra i vari uffici e i funzionari conoscono il progetto», racconta una sollevata Stoll.

Anche lo scrittore finlandese ha dovuto far buon viso a cattivo gioco di fronte alla burocrazia elvetica. Infatti, come ci spiega sorridendo la responsabile del Literaturhaus, in sei mesi ha dovuto presentare quattro volte agli uffici della migrazione un certificato che attestasse la validità del matrimonio con la moglie, con cui condivideva l’appartamento di Zurigo.

Meno accomodante è invece Wenzel A. Haller, responsabile della piattaforma internet artistinresidence.ch e membro dell’atelier culturale Krone Aarau. Da anni si batte affinché venga semplificata la procedura per ottenere il visto degli artisti ospiti nel nostro paese. «Le mie innumerevoli istanze rivolte agli uffici federali della cultura e della migrazione non hanno sortito nessun effetto. Anzi, negli ultimi quindici anni l’iter per ottenere un visto per gli artisti dei paesi del Sud è diventato sempre più complicato», afferma Haller.

Via preferenziale piena d’ostacoli

«Eppure la Svizzera ha ratificato una convenzione delle Nazioni unite che si pone quale obiettivo la protezione e la promozione della cultura nel mondo. Nell’articolo 16, si invitano i paesi firmatari a facilitare gli scambi culturali con i Paesi in via di sviluppo, accordando loro un trattamento preferenziale mediante strutture appropriate», cita Haller.

Il quadro che ricava dalla sua esperienza con l’atelier Krone di Aarau è invece un altro. «È una lotta con la burocrazia. Dobbiamo riempire numerosi moduli e fornire innumerevoli certificati. È inoltre deplorevole che si debba utilizzare per le domande di permesso lo stesso formulario destinato a ballerine di cabaret, artisti di varietà e disc-jockey stranieri nel quale si chiede di specificare l’orario di presenza, il numero di passaggi in scena».

Per fortuna, il suo impegno per la cultura non si limita al disbrigo delle pratiche burocratiche. La sua attività all’atelier Krone di Aarau gli permette infatti di conoscere artisti di paesi del Sud, specialmente indiani e palestinesi, allargando così anche i suoi orizzonti. Orizzonti che anche Kirian Nagarkar ha allargato grazie al progetto Writrers in Residence. In questo momento, forse, lo scrittore indiano sta lavorando al suo libro con lo sguardo che si perde sopra i tetti di Zurigo e nella catena montuosa dell’Uetliberg.

Realizzata nel 2000, la piattaforma internet persegue lo scopo di promuovere lo scambio in ambito culturale tra artisti svizzeri e stranieri. Funge anche da punto di incontro fra responsabili di atelier e favorisce la condivisione di informazioni e di esperienze.

artist-in-residence.ch è nata dalla mancanza di una chiara panoramica degli atelier per artisti svizzeri e stranieri presenti nella Confederazione e dalla volontà da parte degli operatori culturali di creare un servizio con compiti di coordinazione.

Il sito web è stato finanziato inizialmente da Pro Helvetia, Ufficio federale della cultura e Conferenza dei delegati cantonali per la cultura.

Con un incarico del 20%, finanziato dall’Ufficio federale della cultura e da quasi tutti i cantoni svizzeri, Wenzel A. Haller, del gruppo d’interesse “artists in residence.ch”, ha il compito di aggiornare la piattaforma, aiutare gli atelier nella ricerca di fondi, organizzare momenti di scambio, conferenze.

La creazione della fondazione per la salvaguardia di appartamenti o locali per attività commerciali (Stiftung zur Erhaltung von preisgünstigen Wohn- und Gewerberäumen der Stadt Zürich, Stiftung PWG) è stata decisa a Zurigo in votazione popolare nel 1985.

Dall’apertura dei suoi uffici nel 1990, la fondazione ha acquistato più di 160 immobili, più di 1’200 appartamenti e quasi 200 locali per attività commerciali del valore di circa 400 milioni di franchi.

Dal 2010, la fondazione mette a disposizione un appartamento ammobiliato di tre locali per scrittori provenienti dall’estero.

La Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali è stata adottata dalla 32a Conferenza generale dell’UNESCO nel 2005. L’hanno ratificata oltre 90 Stati. La Svizzera l’ha approvata nel 2008.

L’obiettivo della Convenzione è di proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali e di consolidare la collaborazione internazionale tra gli Stati in ambito culturale.

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