Il poeta della risata al giubileo del Circo Knie
Il comico italo-svizzero Massimo Rocchi è l’ospite d’onore della tournée del Circo nazionale, che festeggia i 200 anni di esistenza.
Nel suo spettacolo, mette in luce alcuni aspetti irresistibilmente comici della Svizzera. La nostra intervista.
swissinfo: Che differenze ci sono tra il recitare sulla scena di un teatro e il darsi in spettacolo al circo?
Massimo Rocchi: Mi piace usare un’immagine. Credo che il teatro sia un po’ come una partita di calcio: si ha 90 minuti a disposizione, se si è un po’ stanchi si lascia correre la palla, si gioca di contropiede, e non tutta la partita è all’altezza dello spettacolo.
Al circo, invece, è come tirare i rigori: si ha poco tempo, 3 minuti, a volte 5, mai più di 7 per un’apparizione davanti al pubblico. Al circo devi conquistare la gente in un minuto, devi fare subito sensazione.
swissinfo: Lei ha detto che il circo Knie è il migliore circo del mondo. Perché?
M. R. : Bè, l’hanno detto anche altri direttori di circo, di scuole di circo, lo dicono i miei colleghi artisti. Il sogno di ogni artista di circo è di lavorare per la famiglia Knie. Penso che sia il migliore perché qui dai Knie non si lascia niente al caso. Gli animali sono pulitissimi, allenatissimi, hanno molto spazio. Se c’è un problema il direttore vuole saperlo subito.
I Knie hanno poi avuto un’idea sensazionale, perché sulla tradizione del circo hanno innestato i comici che vengono da altre esperienze, dal teatro soprattutto. Questa è una miscela unica al mondo, non esiste in altri circhi in Germania, in Francia o negli Stati Uniti. Inoltre, il circo Knie ha una dimensione enorme per un piccolo paese come la Svizzera. Con questa tournée realizzo un mio vecchio sogno.
swissinfo: Ci sono aspetti del circo Knie che fanno pensare alla Svizzera e aspetti della Svizzera che fanno pensare al circo Knie?
M. R. : Il circo Knie è una cosa molto diversa dall’immagine che si ha della Svizzera. L’immagine che la Svizzera ha esportato è quella delle banche, delle assicurazioni, anche del cioccolato. Il circo Knie è invece un prodotto di fantasia.
swissinfo: E gli svizzeri hanno fantasia?
M. R. : Gli svizzeri sono un popolo che ha portato l’autostrada in montagna, un popolo che ti fa arrivare a 2000 metri in giacca e cravatta. La Svizzera ha sfidato una geografia molto dura.
Gli svizzeri sono un popolo di grande fantasia pratica. Gli svizzeri hanno dimostrato una grande creatività in numerosi campi culturali. Ma anche nell’industria: c’è una piccola ditta svizzera che produce un elemento del motore diesel. Ebbene, se chiudesse, anche un colosso come la Mercedes Benz si fermerebbe.
swissinfo: Il popolo svizzero ispira un comico come Massimo Rocchi?
M. R. : Certo! Tutto il mio lavoro parte dal piccolo dettaglio. Durante lo spettacolo al circo racconto anche il mio incontro con la Svizzera.
La burocrazia svizzera, oltre ad essere meravigliosa, può anche essere di una grande comicità. Una buona burocrazia richiede regole e regolare la regola di una regola regolata da una regola diventa naturalmente un labirinto…Anche la paura di fare dei torti mi sembra molto comica, così come la paura di ridere del sesso.
La tradizione può far ridere: come restare seri di fronte ai lottatori che si affrontano con le mutande sopra i pantaloni? Anche i politici possono far ridere: mi ricordo della figura sanguigna di Delamuraz. O l’indimenticabile, Adolf Ogi, che apparve in televisione durante una bufera con un alberello di Natale che voleva andare a piantare, ma l’alberello non aveva radici… Tragicomico anche l’annuncio della fine di Swissair.
swissinfo: Nel suo spettacolo, lei fa leva con grande successo sull’italianità. Come spiega questa passione degli svizzeri?
M. R. : La storia svizzera ha fatto incontrare due culture. Stando insieme, svizzeri e italiani si sono accorti che è possibile integrare con armonia aspetti in origine diversi. Svizzeri e italiani hanno scoperto che è possibile ridere e sorridere insieme. Penso che oggi la cultura italiana sia più amata in Svizzera di quanto non lo sia in Italia.
swissinfo: Lei è un grande osservatore di tutte le componenti della Svizzera. Secondo lei, qual è il cemento di questo paese?
M. R. : Prima di tutto le ferrovie. In Svizzera si sale su un treno e si ha l’impressione di essere già arrivati a destinazione. Un denominatore comune degli svizzeri è anche il sentimento di non volere farsi possedere da nessuno. Qui si è raggiunto una sorta di “gentleman agreement” che consente poi agli svizzeri anche di litigare fra di loro. La convivenza, naturalmente, è agevolata da una situazione finanziaria positiva.
swissinfo: Certi giorni, però, anche in Svizzera la realtà quotidiana invoglia poco a ridere…
M. R. : Ma nella vita non bisogna obbligatoriamente ridere. È importante avere humour. Una persona che ride non ha necessariamente il senso dell’umorismo. Forse uno ha humour se quando si alza controvoglia mette un calzino bianco e uno rosso. L’umorismo non si può vendere, non si può preparare.
C’è gente che non sorride e ha molto humour. Il vero aspetto comico lo troviamo nello sguardo di un cammello, qui al circo, non nella persona che racconta barzellette. Non si ride su comando. Credo che una persona abbia humour quando non vede solo sé stessa. Io, più che ridere degli altri, preferisco ridere di me stesso.
Intervista raccolta da Mariano Masserini
Massimo Rocchi è stato soprannominato “il poeta della risata” per il suo sguardo irresistibilmente comico sulla vita di ogni giorno.
Nei suoi spettacoli, con un semplice gesto o una parola, riesce ad evocare il lato buffo di dettagli cui più nessuno fa caso.
Poliglotta, da quando è in Svizzera è particolarmente attento a pregi e difetti delle varie comunità che convivono nel paese.
È stato scelto dal Circo nazionale svizzero Knie quale ospite d’onore per la tournée 2003, giubileo dei 200 anni.
Massimo Rocchi è nato nel 1957 a Cesena;
Studi teatrali a Bologna;
Scuola di mimo a Parigi;
1984: arriva in Svizzera;
Cabarettista e comico, ottiene prestigiosi premi in Austria, Germania, Francia e Svizzera.
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