La sofferenza di Credit Suisse, la gioia di UBS
Gli azionisti e i collaboratori di Credit Suisse si sono svegliati giovedì con una brutta notizia. La banca svizzera ha annunciato una perdita netta di 2,94 miliardi di franchi nel 2015 e ha comunicato l’intenzione di accelerare l’attuazione del suo piano di risparmio, per un totale di 3,5 miliardi di franchi entro la fine del 2018, sopprimendo 4’000 impieghi.
Gli analisti e i media avevano previsto questo choc, ma il contrasto con l’altra grande banca svizzera, UBS, non poteva essere più marcato. Martedì, l’istituto bancario numero uno in Svizzera ha annunciato per il 2015 un utile netto di 6,2 miliardi di franchi, in crescita del 79% rispetto all’anno precedente. Soltanto nel quarto trimestre, UBS ha conseguito un utile netto pari a 949 milioni di franchi.
La causa principale della flessione registrata da Credit Suisse è la «svalutazione dell’avviamento» di 3,8 miliardi di franchi legata all’acquisizione della banca d’investimento americana Donaldson, Lufkin & Jenrette avvenuta nel 2000, indica una notaCollegamento esterno dell’istituto elvetico. In altre parole, la banca riconosce di aver pagato 3,8 miliardi di franchi di troppo per la banca americana.
Ad aver inciso sul bilancio sono anche stati gli 821 milioni di franchi versati nel quadro di contenziosi giuridici e i 355 milioni legati ai costi di ristrutturazione.
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