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“No” vallesano ai parchi solari alpini: cosa significa per la Svizzera?

Manifesto
Manifesto della campagna per il voto nel Canton Vallese contro i parchi solari alpini. © Keystone / Jean-christophe Bott

Il popolo del Canton Vallese ha respinto la rapida espansione dei parchi solari sulle vette e sui pascoli soleggiati delle sue montagne. Secondo i media svizzeri, ciò complica l'attuazione dei progetti locali, ma potrebbe avere conseguenze di più ampia portata per la politica energetica nazionale.

Domenica, il 54% dell’elettorato vallesano ha respinto un decreto governativo, approvato in Parlamento, progettato per sostenere la legislazione federale “Solar Express”, la quale intende semplificare e accelerare la costruzione di grandi parchi solari in montagna. L’affluenza alle urne è stata del 35,72%.

L’opposizione – un’alleanza tra gruppi ambientalisti, ma anche di esponenti dei Verdi (sinistra ecologista) e dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) – ha trasformato questa questione legale e procedurale in un più ampio test dell’opinione pubblica con una semplice domanda: siete pro o contro i parchi solari alpini?

Altri sviluppi

Il risultato manda alcuni messaggi chiari, commenta la stampa elvetica. “Il voto conferma che il Cantone – a parte l’Alto vallese germanofono e una manciata di altri Comuni – non vuole grandi parchi solari”, scrive Le Nouveliste, un giornale regionale.

Quando si tratta di Alpi, gli ideali ambientalisti e conservatori si riuniscono sotto lo slogan: “Non toccate le montagne finché non si è tratto il massimo dalle strutture esistenti”, aggiunge la testata.

Secondo il quotidiano Le Temps la cittadinanza vallesana ha votato “con il cuore e gli occhi” e ha mandato un chiaro messaggio alle autorità federali a Berna: “Non c’è una soluzione miracolo per accelerare la transizione energetica”.

Parte della spinta del Governo federale per il rapido sviluppo delle fonti di energia rinnovabile, Solar Express, approvato dal Parlamento lo scorso anno, intende accelerare la costruzione di grandi parchi fotovoltaici sulle Alpi durante una fase di transizione fino alla fine del 2025. In gioco ci sono generosi sussidi. Sono tra i 40 e i 50 i progetti proposti, in fasi diverse di realizzazione o approvazione. Molti sono pianificati nel soleggiato Vallese, nel sud del Paese.

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Procedure d’approvazione più lunghe

Nonostante il risultato di domenica, i progetti di parchi solari potranno comunque progredire in Vallese. Probabilmente, però, dovranno fare i conti con procedure d’approvazione più lunghe e la minaccia di opposizioni crescenti. Potrebbero anche rischiare di non ottenere fondi federali.

Il voto mostra chiaramente che “l’euforia è finita e la corsa all’oro della politica energetica si è smorzata per il momento”, scrive la Neue Zürcher Zeitung (NZZ).

“Il Vallese francofono, più popolato e ritenuto più progressista [rispetto alla parte germanofona] ora sta frenando il Solar Express”, si legge.

Lo scrutinio non ha nessun impatto diretto sul resto del Paese. I Cantoni regolano – ognuno a modo suo – l’implementazione della strategia solare decisa da Berna, ogni tanto anche a livello comunale, durante tavole rotonde e in accordo con la legge urbanistica locale.

Nuove centrali nucleari?

Ma dopo il responso delle urne in Vallese, in altri Cantoni verranno sicuramente sollevate domande sulla logica di installare parchi solari in montagna, sulla strategia solare elvetica e sul suo posto all’interno della transizione energetica in generale.

“Il ‘no’ a Solar Express non è un ‘no’ alla produzione fotovoltaica alpina di per sé, ma rappresenta comunque un ostacolo all’approvvigionamento energetico dell’intera Svizzera”, scrive il quotidiano Tages-Anzeiger.  

“Per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, il Paese è dipendente dalla rapida espansione dell’energia solare, specialmente nella regione alpina. Il Parlamento federale la vede nello stesso modo – e ha perciò velocemente adottato una legge d’emergenza nazionale nell’autunno del 2022. Ora si è capito che il ritmo è troppo elevato secondo molte persone in Vallese”.

Una domanda che ora sorge spontanea è se il ministro dell’energia Albert Rösti, che si è battuto per far approvare Solar Express in Parlamento, cambierà d’approccio, scrive la NZZ.

“Il suo obiettivo principale resterà quello di far approvare nella sessione autunnale il cosiddetto ‘atto mantello’ su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili. Rösti sta chiaramente cercando di salvare i vari compromessi tra la fornitura energetica e la protezione ambientale nella legge – un compito tutt’altro che facile. Anche l’espansione dell’energia idroelettrica deve affrontare molta resistenza”, continua il quotidiano zurighese. Un’altra conseguenza della votazione potrebbe essere una spinta per nuove centrali nucleari, ipotizza la NZZ.

Il Tages-Anzeiger è d’accordo nell’affermare che il risultato potrebbe aiutare chi difende l’energia atomica, “ma anche se la Svizzera ordinasse la costruzione di nuove centrali nucleari oggi, sarebbero operative solo tra 20 anni”.

Approvvigionamento ed energia solare

Il grande problema in Svizzera, prosegue il Tages-Anzeiger, è che quando si parla di approvvigionamento energetico nazionale, molte persone non realizzano quale sia la posta in gioco nei prossimi anni.

“La domanda di energia è in continua crescita, in parte a causa dell’elettrificazione del traffico automobilistico e in parte a causa dell’installazione di termopompe”, spiega il giornale. “Secondo le stime dell’industria elettrica, tra 30 anni la Svizzera consumerà circa 80 terawatt/ora (TWh) all’anno di elettricità – oggi ne consuma circa 60. Tuttavia, con la chiusura delle centrali nucleari, 30 TWh saranno persi nello stesso periodo. Quindi la svizzera deve cercare 50TWh da nuove fonti energetiche. È un dato di fatto puramente fisico. Inoltre, l’energia dovrebbe essere neutrale dal punto di vista delle emissioni di CO2 e arrivare il meno possibile dall’estero”.

Produrre più energia solare locale è uno dei pilastri della strategia governativa attuale. E con Solar Express, i parchi solari alpini sono un elemento chiave per fornire energia alla rete con un obiettivo di produzione di 2TWh all’anno, abbastanza per 500’000 economie domestiche.

Non è chiaro quanto facilmente l’obiettivo possa essere raggiunto. Secondo il Tages Anzeiger, non c’è alternativa. “Solar Express deve andare avanti, anche se più lentamente del previsto”.

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