Dieci anni di legge sugli svizzeri all’estero: cosa ha portato e cosa manca ancora
Nel 2015 entrava in vigore la Legge sugli svizzeri all’estero (LSEst). Per la prima volta venivano regolati in modo organico diritti e doveri delle cittadine e dei cittadini elvetici residenti fuori dai confini nazionali. Quali effetti ha avuto la norma? E quali sfide restano aperte?
Quando il Parlamento approvò la legge nel settembre 2014, Swissinfo scriveva: “Gli espatriati elvetici possono esultare”. Per le circa 760’000 persone che allora vivevano fuori dalla Svizzera, il provvedimento fu una pietra miliare. E per l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE), che da anni chiedeva una base giuridica coerente, si trattò di un grande successo politico per l’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (ASO).
La legge era scaturita da un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno dell’attuale presidente dell’OSE Filippo Lombardi: “Sono stato anch’io uno svizzero all’estero e mi sono presto reso conto di quanto scarsa fosse in Parlamento la comprensione delle esigenze della Quinta Svizzera”, ricorda oggi l’ex consigliere agli Stati ticinese.
Prima dell’entrata in vigore della nuova norma, le disposizioni che riguardavano le persone di nazionalità svizzera espatriate erano distribuite tra diverse ordinanze e direttive. Con la nuova legge, gli svizzeri e le svizzere all’estero hanno ottenuto per la prima volta un quadro giuridico chiaro e uniforme.
Secondo Lombardi, la codificazione ha permesso anche di eliminare oltre una dozzina di norme e regolamenti.
Cosa regola la legge
Dal 2015 la LSEst definisce diritti e obblighi di chi vive o viaggia all’estero. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sottolinea che il testo ha fissato principi fondamentali: responsabilità individuale, sportello unico, sostegno statale sussidiario, limiti alla protezione consolare e regole sui costi dei servizi.
Il concetto chiave è la responsabilità personale: chi parte deve prepararsi, valutare i rischi e risolvere i problemi per quanto possibile in autonomia.
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Tra le disposizioni principali figura l’obbligo di registrarsi presso una rappresentanza svizzera in caso di trasferimento o nascita di un figlio all’estero.
L’iscrizione al registro degli svizzeri all’estero è indispensabile per accedere ai servizi consolari, esercitare i diritti politici e garantire contatti rapidi in caso di crisi. Così la Confederazione mantiene anche il polso della sua diaspora, a differenza, per esempio, della Germania, che non prevede tale obbligo.
La legge stabilisce inoltre l’ambito dell’assistenza consolare e le relative limitazioni, nonché le regole sui costi e le eventuali esenzioni. “Con questo testo, la Confederazione riconosce davvero gli svizzeri e le svizzere all’estero, li valorizza e li informa”, affermava Lombardi all’epoca.
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Cosa è migliorato in dieci anni
Il DFAE traccia un bilancio positivo: “La legge e la creazione della Direzione consolare nel 2011 hanno ottimizzato la struttura”, scrive il dipartimento. I servizi sono stati professionalizzati e la panoramica su diritti e doveri è oggi completa. Il modello svizzero suscita interesse anche all’estero: “Partner della Svizzera guardano alla LSEst come riferimento per regolare l’assistenza consolare”, aggiunge il DFAE.
Lombardi conferma: “Ora è chiaro quali diritti e obblighi ha chi vive all’estero. I servizi consolari sono meglio definiti, la responsabilità individuale è sancita e i principi sono trasparenti”. Inoltre, la legge ha contribuito a migliorare la comprensione tra svizzeri in patria e all’estero.
Le difficoltà che restano
Nonostante la legge offra un quadro piuttosto chiaro, le aspettative restano alte: molte persone che si trovano all’estero pensano che lo Stato debba intervenire senza restrizioni in caso di emergenza.
Ma il testo fissa dei limiti precisi: “Il DFAE fornisce sostegno in situazioni di necessità”, precisa il dipartimento, “ma nel quadro del principio di sussidiarietà, non in sostituzione della tutela individuale”. Le rappresentanze devono ribadire tali limiti con campagne informative.
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“C’è un problema con le aspettative”
“La legge ha migliorato molte cose, ma non risolve tutti i problemi”, ammette Lombardi. Servono ancora un’organizzazione forte che li rappresenti, buona comunicazione e una classe politica sensibile. “Purtroppo, notiamo che negli ultimi anni la comprensione nei confronti degli svizzeri e delle svizzere all’estero è un po’ scemata. Dobbiamo coltivare questa relazione”, avverte.
Le sfide future
Il numero di persone di nazionalità rossocrociata che risiedono all’estero continua a crescere: a fine 2024 erano oltre 826’000. Nello stesso tempo aumentano crisi e conflitti globali. “Il DFAE punta su prevenzione, protezione e aiuti d’emergenza”, indica il dipartimento.
Lombardi, dal canto suo, mette l’accento soprattutto sulla partecipazione politica: “Per gli svizzeri e le svizzere all’estero il voto elettronico è cruciale. La consegna postale diventa sempre più difficile: chi vuole partecipare deve avere un’opzione digitale sicura”.
Articolo a curta di Balz Rigendinger
Traduzione con il supporto dell’IA/mar
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