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Le vittime della tratta di esseri umani dovrebbero essere protette meglio

persona che cammina su una strada poco illuminata
Il numero effettivo di vittime della tratta di esseri umani è molto più elevato del numero di condanne e di infrazioni registrate dalla polizia. Keystone / Natacha Pisarenko

Le persone che hanno subito uno sfruttamento all'estero sono escluse dall'aiuto alle vittime in Svizzera. Questa situazione a lungo criticata potrebbe ora cambiare.

È notte e da qualche parte in Svizzera una donna vaga lungo una strada non illuminata. Un automobilista si ferma. La donna in lacrime gli chiede di chiamare la polizia.

All’arrivo delle forze dell’ordine, la donna racconta la sua storia. Costretta a prostituirsi da due magnaccia, era in transito in direzione della Germania a bordo di un furgone su cui c’erano anche altre donne. Durante una pausa per andare in bagno in un’area di sosta, è riuscita a fuggire.

La vicenda è avvenuta all’inizio di febbraio ed è emblematica. La vittima, che ha affermato di provenire dal Congo, non aveva nulla con sé, era sprovvista di documenti e non era registrata presso le autorità. Tuttavia, la polizia ha ritenuto credibili le sue dichiarazioni e ha avviato un’indagine. Dopo un breve soggiorno in ospedale, la donna è stata affidata a un centro di accoglienza.

Secondo la polizia, era stata vittima di sfruttamento sessuale in alcune strutture della Svizzera francese. Il fatto che ciò sia avvenuto nella Confederazione è la sua fortuna. “Se fosse stata sfruttata in Italia, ad esempio, in Svizzera non avrebbe avuto diritto alla stessa protezione”, afferma Géraldine Merz del Servizio specializzato in materia di tratta e migrazione delle donne (FIZ). Questo perché chi è stato vittima di tratta di esseri umani all’estero e non risiede in Svizzera è escluso dalle prestazioni di aiuto alle vittime.

Concretamente, questo significa che la donna non avrebbe potuto beneficiare di un alloggio specializzato e di una consulenza professionale. Inoltre, senza un permesso di soggiorno, rischiava di essere espulsa. Non sono cose da poco, dice Merz: “I casi di tratta di esseri umani sono di per sé costosi e complicati. Se avvengono in un altro Paese, la faccenda diventa ancora più difficile”. È quindi ancora più importante rafforzare la protezione delle vittime in Svizzera, dice.

La lotta internazionale contro la tratta di esseri umani dipende molto dalle dichiarazioni delle persone coinvolte. Tuttavia, per loro è molto difficile essere disponibili per un procedimento giudiziario se, in primo luogo, non hanno accesso a una consulenza e a un alloggio specializzato e, secondariamente, devono convivere col timore di essere in seguito espulse. Queste persone non solo si trovano in una situazione emotivamente difficile e finanziariamente precaria, ma hanno anche buone ragioni per temere per la loro sicurezza, dal momento che un’espulsione potrebbe riportarle tra le braccia dei loro aguzzini.

Il gruppo di esperti e di esperte del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani (GRETA) denuncia da tempoCollegamento esterno il fatto che la Svizzera consideri le vittime in modo diverso a seconda del luogo in cui è avvenuto il reato, ciò che viola la Convenzione sulla lotta contro la tratta di esseri umaniCollegamento esterno e la Convenzione di Istanbul.

Situazione confusa

La Svizzera, situata nel cuore dell’Europa, è un importante crocevia delle vie di comunicazione del continente e, in quanto membro dello spazio di Schengen, non pratica controlli sistematici alle frontiere. Non è quindi solo una destinazione per le vittime della tratta di esseri umani, ma anche un Paese di transito.

“I casi di tratta di esseri umani sono di per sé costosi e complicati. Se avvengono in un altro Paese, la faccenda diventa ancora più difficile.”

Géraldine Merz, FIZ

Tuttavia, è difficile avere una visione d’insieme del fenomeno. I servizi specializzati della Piattaforma svizzera contro la tratta degli esseri umaniCollegamento esterno, di cui fa parte anche il FIZ, hanno assistito un totale di 492 persone nel 2021. Tuttavia, solo in 13 casi sono state emesse condanne per tratta di esseri umani. Il numero di vittime è quindi molto più elevato di quello delle condanne o delle infrazioniCollegamento esterno registrate dalle forze dell’ordine.

La polizia conferma l’esistenza di reti professionali di trafficanti di esseri umani e di un elevato numero di casi non denunciati. È in effetti raro che le vittime riescano a sfuggire ai loro aguzzini e ad avvertire le forze dell’ordine, come nel caso citato all’inizio. “La tratta di esseri umani avviene nell’ombra e le vittime temono per la loro sicurezza o per quella dei familiari”, spiega Géraldine Merz.

Il federalismo svizzero non contribuisce a risolvere il problema. In un rapportoCollegamento esterno, l’Ufficio federale di polizia rileva notevoli differenze tra i Cantoni. Non tutti accordano la stessa priorità alla lotta contro la tratta di esseri umani e non sempre le autorità dispongono delle competenze necessarie. Può quindi succedere che le persone colpite non vengano riconosciute e che di conseguenza non ricevano alcuna protezione.

Proposta in Parlamento

Le organizzazioni della società civile criticano tale situazione da anni e ora le cose potrebbero cambiare. La Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale (Camera del popolo) ha depositato un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno che chiede di modificare la legge federale concernente l’aiuto alle vittime. In base al nuovo testo, le vittime di atti di violenza commessi all’estero avrebbero accesso alle stesse prestazioni di sostegno di chi ha subito abusi in Svizzera.

Inoltre, il Consiglio federale ha recentemente adottato un piano d’azione nazionaleCollegamento esterno contro la tratta di esseri umani. Esso prevede che “le persone che si trovano in Svizzera e sono state vittime della tratta di esseri umani all’estero ricevano la protezione e l’aiuto necessari”.

Un passo avanti salutato dal FIZ, dato che “il caso citato sopra mostra in modo emblematico che la tratta di esseri umani avviene solitamente a livello transfrontaliero”, dice Merz. E la lotta contro la criminalità transnazionale è di solito un passo indietro rispetto alle reti criminali. Una protezione più efficace delle vittime in questi casi non solo aiuterebbe le persone colpite, ma rafforzerebbe anche la giustizia.

Il testo dell’iniziativaCollegamento esterno stila un elenco non esaustivo delle persone che potrebbero beneficiare della modifica legislativa: vittime di violenza domestica, di mutilazioni genitali femminili, di violenze sessuali, di matrimoni forzati, di tratta di esseri umani e di ogni altra violenza di genere.

Per illustrare questo aspetto, la Commissione che ha depositato l’iniziativa fa un esempio in riferimento alla guerra in Ucraina: “una donna che, a causa della guerra, ha subito violenze sessuali da parte di soldati russi o che, in fuga dall’Ucraina, è stata vittima della tratta di esseri umani o di violenza carnale, attualmente non riceverebbe alcuna prestazione di aiuto in Svizzera (accesso alla consulenza presso servizi specializzati, sostegno psicologico, consulenza giuridica) in base alla legge sull’aiuto alle vittime”.

A cura di Balz Rigendinger

Traduzione di Luigi Jorio

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