I vescovi svizzeri vogliono proseguire sulla via dell’ecumenismo
Reazioni al documento vaticano "Dominus Iesus", ecumenismo, aborto: questi alcuni dei temi affrontati dalla Conferenza dei vescovi svizzeri riunita in assemblea ordinaria. In discussione anche un documento sul futuro sociale ed economico della Svizzera.
Nella sua 250esima assemblea ordinaria, la Conferenza dei vescovi svizzeri si è occupata innanzitutto delle reazioni al «Dominus Iesus», il documento del Vaticano che postula il primato della Chiesa cattolica. Lo scritto è stato «mal comunicato», ha detto giovedì il presidente della CVS Amedeo Grab in una conferenza stampa a Berna.
La conferenze episcopale deplora quindi le ferite che sono state aperte nel dialogo ecumenico. Un dialogo che la CVS è fermamente intenzionata a continuare e ad approfondire, ha affermato il segretario generale Roland Trauffer.
Presentato all’inizio di settembre, il documento di 36 pagine firmato dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e approvato dal papa, afferma che soltanto nella «unica e universale» Chiesa cattolica e apostolica può esserci salvezza. I seguaci di altre religioni si troverebbero invece in una situazione «oggettivamente gravemente deficitaria».
Una dichiarazione che aveva scatenato polemiche: le altre comunità di fedeli hanno accusato Roma di mettere in pericolo l’ecumenismo e di tornare su posizioni anteriori al Concilio vaticano secondo.
Nella loro riunione i vescovi hanno peraltro ribadito la loro opposizione all’interruzione di gravidanza, alla cosiddetta pillola abortiva e all’eutanasia. La conferenza episcopale ha inoltre esaminato la bozza di documento finale delle chiese sul futuro sociale ed economico della Svizzera ed è stata orientata sullo stato del progetto «Un ange passe» all’Expo.02, che sarà presentato sull’arteplage di Morat.
swissinfo e agenzie
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