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Università: aumentano studenti con problemi psichici

Sempre più studenti universitari attraversano delle difficoltà a livello psicologico (foto rappresentativa d'archivio) KEYSTONE/CHRISTIAN BEUTLER sda-ats

(Keystone-ATS) Attacchi di panico, disturbi del sonno, depressioni. Sono queste le patologie di cui soffrono molti studenti universitari che si rivolgono agli organi di consulenza attivi negli atenei.

Il numero di giovani con problemi, si parla ormai di migliaia, non fa che crescere, tanto che gli stessi psicologi sono sommersi di lavoro, scrive oggi il “SonntagsBlick”.

La vita dello studente fatta di tanto tempo libero e feste, come spesso viene immaginata, ha anche un rovescio della medaglia molto meno piacevole: giornate intense, pressioni per fare sempre meglio e in molti casi lavori saltuari per mantenersi.

Dal rapporto annuale del Centro di consulenza psicologica dell’Università di Zurigo e del Politecnico si deduce che nel 2018, 1765 persone hanno contattato gli psicologi, il 20% in più rispetto all’anno precedente. In totale, sono state eseguite 3320 consultazioni. Nel 2015, gli studenti rivoltisi a questi servizi erano 1243.

Una situazione simile si constata anche nelle università di Basilea e San Gallo, atenei in cui si registra un aumento costante di richieste di consulenza da parte degli iscritti, siano studenti o dottorandi. Secondo il settimanale, queste cifre rappresentano solo la punta dell’iceberg, dal momento che non tutti i giovani si rivolgono ai servizi specializzati messi a disposizione dall’università.

Stando a Markus Diem, a capo del servizio di consulenza psicologica dell’università di Basilea, questa situazione va avanti da anni, e riguarda sia la Svizzera che la Germania. Sempre più spesso si annunciano persone con sintomi di depressione da leggeri a medio-gravi o vittime di attacchi di panico. Circa l’80% dei casi, indica lo specialista al giornale, viene trattato con successo, gli altri vengono dirottati verso uno psicoterapeuta.

Le ragioni di tale incremento sono diverse. Diem cita l’isolamento di cui soffrono molti studenti a causa della digitalizzazione, la pressione sociale per migliorarsi costantemente, ma anche la tendenza a soffocare i sentimenti negativi.

Fatljume Halili, dell’associazione studentesca Mind-Map volta a promuovere il benessere psichico, la pensa allo stesso modo. La pressione a fare sempre di più e meglio è accentuata all’università. Col sistema di Bologna, inoltre, il percorso formativo è diventato più corto e intenso, ciò che non tiene conto del fatto che molti giovani hanno un lavoro parziale per mantenersi agli studi.

Secondo una ricerca pubblicata lo scorso novembre (anno di riferimento: 2016) dall’Ufficio federale di statistica (UST), circa uno studente universitario svizzero su cinque affermava di avere problemi di salute. Il 94% della popolazione dai 20 ai 35 anni riteneva che il proprio stato di salute generale fosse buono o molto buono, mentre fra gli studenti della stessa età la quota era del 77%.

Per gli esperti dell’UST, questa differenza potrebbe essere dovuta al cumulo di varie difficoltà. Ai vincoli generali che comportano gli studi, per circa i tre quarti degli studenti si aggiunge l’onere di esercitare un’attività remunerata. Inoltre, rispetto alla popolazione della stessa età, gli studenti devono in media fare più spesso i conti con privazioni materiali, dispongono di un reddito più basso e sono meno soddisfatti della loro situazione finanziaria.

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