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USA: Lincoln voleva deportazione ex schiavi, dice libro GB

(Keystone-ATS) Liberi sì, ma non in mezzo ai bianchi: l’ex presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln, giudicato dalla storia come il grande emancipatore degli schiavi, voleva deportarli tutti in Centro America: lo rivela una Wikileaks dell’epoca, documenti segreti scoperti negli archivi nazionali di Kew, alle porte di Londra, da due studiosi, un americano e un britannico.

In un controverso libro intitolato “Colonizzazione dopo l’Emancipazione: Lincoln e il movimento per il reinsediamento dei neri”, l’americano Phillip Magness e l’inglese Sebastian Page, citano documenti che dimostrano come Lincoln, il presidente della Guerra Civile, era assai meno innamorato dell’idea di una America unita dal punto di vista razziale di quanto non si pensasse finora.

Secondo lettere della Legazione Britannica a Washington scoperte negli archivi di Kew, lo schema ideato da Lincoln per il trasferimento dei neri a lavorare nelle piantagioni di cotone e di canna da zucchero delle colonie centroamericane di Sua Maestà, era rimasto in testa al 16esimo presidente degli Stati Uniti praticamente fino all’assassinio nell’aprile 1865: non dunque un espediente limitato, come asserito finora dagli storici, per placare gli elettori razzisti.

Magness e Page sostengono che subito dopo aver annunciato la liberazione di tre quarti dei quattro milioni di schiavi con la storica Emancipation Proclamation del 1863, il presidente diede luce verde a un piano per creare colonie di schiavi liberati nell’Honduras e nelle Guyana britannici, i territori che oggi corrispondono al Belize e alla Guyana.

Lincoln aveva segretamente autorizzato funzionari britannici a reclutare centinaia di migliaia di neri per una nuova vita di miserie e angherie in Centro America nonostante un primo test con la spedizione di 450 ex schiavi a Haiti fosse finito nel caos quando i nuovi coloni avevano cominciato a morire di vaiolo e di fame e i pochi sopravvissuti dovettero essere evacuati.

Dai documenti si evince che Lincoln incontrò personalmente gli emissari inglesi e li autorizzò a entrare nei campi degli schiavi appena liberati per trovare nuove reclute. Un documento mostra che uno degli agenti, John Hodge, assicurò l’ambasciatore britannico che era “il desiderio sincero di Lincoln che si vada avanti”.

Il piano per la colonizzazione fallì nel 1864: gli inglesi temevano che il Sud alla fine avrebbe vinto e avrebbe fatto causa a Sua Maestà per riavere gli schiavi liberati. E tuttavia ancora quell’autunno in una lettera a Lincoln del suo ministro della giustizia si scopre che il presidente stava esplorando attivamente la possibilità che il trasferimento in massa degli ex schiavi potesse essere attuato nonostante il Congresso avesse tagliato i fondi.

Lincoln aveva anche preso in considerazione un piano per liberarsi di migliaia di soldati neri dopo la guerra civile mandandoli a Panama a costruire un canale decenni prima della costruzione del canale di Panama. Ma Page, un professore al Queen’s College di Oxford, ha insistito che i documenti non dimostrano che Lincoln fosse razzista e che aveva sempre messo in chiaro che l’emigrazione avrebbe dovuto essere volontaria; “Neri erano stati linciati durante sommosse a New York: temeva che l’emancipazione avrebbe scatenato gravi disordini razziali”.

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