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Vicenda Gheddafi: ostaggi svizzeri condannati a 16 mesi di prigione

Questo contenuto è stato pubblicato il 01 dicembre 2009 - 19:21
(Keystone-ATS)

TRIPOLI - I due cittadini svizzeri trattenuti in Libia sono stati condannati oggi a Tripoli a 16 mesi di reclusione da espiare e a una multa di 2000 dinari, una cifra pari a circa 1600 franchi. È quanto ha annunciato un membro delle autorità libiche, coperto dall'anonimato, citato dall'agenzia AFP.
Il 12 novembre scorso Tripoli aveva annunciato un imminente processo per "evasione fiscale, infrazione al codice del commercio e violazione della legge sull'immigrazione": i due sarebbero giunti in Libia con visti turistici, ma avrebbero svolto attività commerciali sottoposte a tasse.
I due uomini d'affari - un ingegnere bernese che dirigeva la filiale libica di ABB e uno svizzero-tunisino domiciliato nella regione di Nyon (VD) - sono trattenuti in Libia come ostaggi dal 19 luglio 2008, in segno di ritorsione per l'arresto (2 notti in guardina), il 15 luglio 2008, in un albergo 5 stelle di Ginevra, di Hannibal Geddafi, figlio del leader libico Muammar, e di sua moglie Aline, denunciati per maltrattamenti da due domestici, una tunisina e un marocchino.
Il 20 agosto 2009 il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz si era recato a Tripoli a sorpresa e si era scusato pubblicamente definendo l'arresto dei coniugi Gheddafi "sproporzionato".
Merz aveva ottenuto oralmente l'assicurazione che i due ostaggi svizzeri sarebbero potuti tornare in patria entro fine mese. Ma così non è stato: il 18 settembre i due sono anzi stati convocati e posti in detenzione in "luogo sicuro", nel timore di un tentativo di liberazione da parte svizzera. Il 4 novembre il Consiglio federale ha sospeso l'accordo concluso il 20 agosto con la Libia. Il 9 i due ostaggi sono stati rilasciati e sono tornati all'ambasciata, dove risiedevano in precedenza.

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