
UBS respinge fermamente requisiti patrimoniali proposti da governo

UBS respinge "fermamente" il progetto del Consiglio federale volto ad aumentare i requisiti patrimoniali per le grandi banche: le disposizioni messe in consultazione oggi dal governo sono "estreme" e "non in linea con gli standard internazionali", sostiene l'istituto.
(Keystone-ATS) L’azienda prende atto dei documenti pubblicati dall’esecutivo e sta esaminando le informazioni in essi contenute, si legge in una presa di posizione odierna. La banca sottolinea di sostenere in linea di principio la maggior parte delle proposte presentate dal Consiglio federale il 6 giugno scorso, a condizione che siano attuate in modo “mirato, proporzionato e in linea con gli standard internazionali”.
Il ventilato aumento dei requisiti patrimoniali comporterebbe però per UBS un incremento di 24 miliardi di dollari (19 miliardi di franchi) di fondi propri (capitale CET1), ribadisce l’istituto confermando le sue precedenti stime. Ciò si aggiungerebbe ai 18 miliardi che UBS dovrebbe comunque detenere a causa dell’acquisizione di Credit Suisse.
Il capitale aggiuntivo porterebbe UBS a un coefficiente CET1 di circa il 19%, secondo i calcoli della società. “Ciò significa che i requisiti minimi effettivi relativi al coefficiente CET1 per UBS sarebbero almeno del 50% superiori alla media delle banche di importanza sistemica a livello globale”, si rammarica l’impresa guidata da Sergio Ermotti.