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Votazioni federali: stampa, votoper vecchi valori e tradizione

(Keystone-ATS) Gli oppositori all’iniziativa “per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi”, bocciata ieri dal popolo svizzero con una maggioranza del 56,3%, sono riusciti a trasformare il voto su misure concrete di sicurezza in un referendum di principio pro o contro la difesa dei valori e della tradizione elvetici. Questo in sintesi il giudizio di buona parte della stampa svizzera odierna.

“Vittoria della vecchia Svizzera”, titola la “Basler Zeitung”, e commenta: “Nel voto non era in questione l’arma nell’armadio di casa, era in gioco l’identità elvetica in quanto tale”. “La sicurezza e la capacità di difesa sono valori profondamente radicati”, scrive la “Neue Zürcher Zeitung”, mentre il “Bund” di Berna analizza: “La forza di simboli patetici può essere più forte della sobria ragione”.

“Il fucile d’assalto in solaio (…) è diventato una metafora per una Svizzera tradizionale, fortificata e indipendente”, rileva il “St-Galler Tagblatt”, secondo il quale “una geniale macchina di marketing” ha trasformato il voto di ieri in un sì o in un no per decidere sulla buona o cattiva sorte del paese. Lo stesso giornale rileva ancora che gli oppositori all’iniziativa hanno rispolverato gli stessi ritornelli che già avevano intonato in occasione delle votazioni sui minareti e sul rimpatrio degli stranieri delinquenti.

Il “Tages Anzeiger” va nello stesso senso: “Per gran parte della popolazione erano in gioco l’identità nazionale, la difesa della libertà e l’autodeterminazione contro la tutela dello stato”: “è facile organizzare la resistenza agitando simili spettri”.

Secondo il quotidiano romando “Le Temps”, la campagna in vista della votazione ha “ampiamente deformato il testo dell’iniziativa”: “una misura tecnica (…) è diventata un dibattito nazionale sulla tradizione, gli stranieri criminali, i tiri sportivi, la caccia, l’esistenza stessa dell’esercito”.

“La Liberté” sostiene che “gli oppositori all’iniziativa hanno abilmente focalizzato il dibattito sull’arma militare” anche se questa “rappresenta soltanto un’infima parte delle armi esistenti nel paese”. “È stata la Svizzera degli stand di tiro, dei cacciatori e dei soldati a mobilitarsi massicciamente per sconfiggere l’iniziativa”, prosegue il quotidiano friburghese.

“Paradossalmente sono proprio quelli che l’iniziativa voleva risparmiare, ossia i cacciatori, i tiratori sportivi e i collezionisti che hanno fatto cappottare il progetto”, rileva il vallesano “Le Nouveliste”.

Secondo “La Tribune de Genève” “è la Svizzera moderna che ha perso questa battaglia”. Il giornale ginevrino rileva un paradosso: “Gli svizzeri conservatori, UDC in testa, hanno votato ieri contro una misura di sicurezza”. “Tra salvare delle vite o salvaguardare il mito desueto legato all’arma militare, hanno preferito il mito”.

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