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Expo.02, per non dimenticare l’architettura

500 pagine: i ricordi, tra sogno e realtà, di Expo.02 swissinfo.ch

«Architecture.expo.02» è il titolo di uno splendido volume pubblicato dall’ex direttore tecnico della manifestazione, Ruedi Rast.

Un sorvolo vertiginoso sulla storia della costruzione di 500 edifici, passando dall’utopia allo smantellamento.

«Expo.02 è stata una specie di apoteosi della mia carriera», dice l’architetto e urbanista bernese Ruedi Rast, vincitore di diversi concorsi, ricordando l’unicità della sua esperienza e di quella della manifestazione in generale.

«Per questo motivo ho pensato che non si doveva dimenticare e che valeva la pena di concentrare tutto in queste 500 pagine». Una moltitudine di collaboratori lo ha accompagnato in quest’impresa: architetti, ingegneri, designer che hanno contribuito a Expo 02 con le loro idee e al libro con la propria testimonianza.

«Architecture.expo.02»: 500 pagine, 2,4 chili e per l’edizione limitata (999 esemplari), una copertina fatta con il rivestimento della famosa «Klangturm», la torre del suono di Bienne.

Qualche altra cifra supplementare. L’architettura ad Expo.02 ha significato 45 gruppi di designer, cinque «icone» (il Monolito di Morat, i “ciottoli giganti” di Neuchâtel, le torri di Bienne, la nuvola di Yverdon, l’Arteplage mobile del Giura), e altre 500 costruzioni.

Quello che non si è visto

Quello che si è visto dell’Expo.02 è ampiamente documentato nell’opera di Ruedi Rast. Ma l’interesse principale di questo libro sta soprattutto nel fatto che ci mostra quello che non si è visto.

Le idee non realizzate e che pertanto diedero una prima impronta ad Expo.02, che siano gli «ateliers galleggianti» del neocastellano Luca Merlini o le prime arteplage firmate Pipilotti Rist.

Idee che furono integrate nel concorso internazionale d’architettura del 1998/99. I progetti che non furono abbandonati non sempre mantennero la loro forma originale, in quanto a metà strada il preventivo per l’architettura passò da 900 a 450 milioni di franchi.

Eccezione culturale

Di fronte a questa drastica riduzione, Ruedi Rast, nominato direttore tecnico, optò per una scelta poco elvetica, privilegiando il concettuale a scapito del pratico.

«Abbiamo rinunciato a teatri, club, ristoranti in favore della qualità dell’architettura e delle ‘icone’, che in realtà non avevano nessuna legittimazione pratica. Privilegiare il simbolo qui da noi è duro. Sono contento di non aver dovuto difendere questa posizione con i media o davanti alla commissione federale», ricorda Ruedi Rast.

Altro motivo di orgoglio per l’architetto bernese: il fatto che quel tipo di architettura «piena di sogno» sia stata creata grazie al rigore elvetico, secondo la sua definizione.

Spiegazione del paradosso: la legge sulla gestione del territorio escludeva che gli edifici di Expo.02 venissero conservati, e quindi i creatori hanno potuto fare a meno della contingenza utilitaristica per creare in tutta libertà.

«Ironicamente, è proprio la rigidità svizzera che ha offerto la libertà di realizzare quei sogni e quelle allucinazioni durati 159 giorni» dice con entusiasmo Ruedi Rast.

La genialità del caos

«Abbiamo lavorato con la falsa sicurezza del sonnambulo», scrive Rast nella prefazione. Pressione permanente, termini molto brevi.

«Abbiamo dovuto lavorare in maniera diretta, intuitiva. Con 200 progetti dovevamo sempre decidere, decidere, decidere», ricorda Ruedi Rast. Ma il giorno dell’apertura, il 15 maggio 2002, «a differenza di Zurigo nel 1939 e di Losanna nel 1964, tutti i progetti erano finiti», aggiunge.

Allora il sonnambulismo non esclude l’efficacia? «È il principio del caos, che sarebbe interessante analizzare in questo contesto. Oggi molte decisioni sono respinte perché non siamo sicuri….È incredibilmente inefficace, e il risultato non per questo è migliore», fa notare Ruedi Rast.

Le riflessioni del caso Expo.02

L’opera si rivolge agli architetti, ma anche al grande pubblico, un pubblico che malgrado le reticenze degli inizi si è recato in massa sulle arteplage e che ha apprezzato la manifestazione. La delinquenza, altro elemento che secondo Rast andrebbe studiato, è stata quasi inesistente.

Perché se l’Expo.02 voleva essere un laboratorio della Svizzera del futuro, questo elemento – l’influenza dell’ambiente architettonico sullo stato d’animo della popolazione – non è solo aneddotico.


swissinfo, Bernard Léchot
traduzione, Raffaella Rossello

L’esposizione nazionale «Expo.02» ha avuto luogo dal 15 maggio al 20 ottobre 2002.

Il libro «Architecture.expo.02» ripropone in 500 pagine tutta l’avventura di Expo.02 sotto l’angolo architettonico e urbanistico.

Il suo autore è l’architetto bernese Ruedi Rast, direttore tecnico di Expo.02.

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