Finanze e trasporti i crucci maggiori per città svizzere
(Keystone-ATS) Le finanze e i trasporti costituiscono le due principali preoccupazioni per le città svizzere da qui al 2030. È quanto mostra uno studio a tal proposito dell’istituto di ricerca gfs.bern, pubblicato oggi, al quale hanno preso parte circa 350 membri di esecutivi.
Sui nove scenari presentati dalla ricerca, realizzata su incarico dell’Unione delle città svizzere, quello delle finanze pubbliche sotto pressione è giudicato il più plausibile. Questa preoccupazione si manifesta in particolar modo per i centri urbani romandi e per le località con oltre 50’000 abitanti.
Gli intervistati, il cui punto di vista è stato raccolto la scorsa estate, ammettono inoltre di avere scarso controllo su questo ambito, in quanto le finanze pubbliche dipendono in parte dalla Confederazione e dai Cantoni. I partecipanti all’inchiesta sono unanimi nel ritenere che il carico di responsabilità per i Comuni urbani è destinato a crescere, anche a causa del rifiuto dei cittadini di pagare più tasse e imposte.
L’altra grande sfida dei prossimi anni è legata al volume crescente del traffico e, più in generale, all’adattamento delle infrastrutture di fronte all’incremento demografico. In futuro, le diverse modalità di trasporto dovranno essere maggiormente integrate fra loro.
In molti sono convinti che i mezzi pubblici e la “mobilità dolce” vivranno un’espansione notevole. Soprattutto in Romandia, questa idea è praticamente data per scontata, visto che è ritenuta verosimile dal 96% delle persone interpellate. Pure per le distanze percorse si pronostica un boom.
I municipali si definiscono comunque relativamente ottimisti per lo sviluppo delle città elvetiche. Tra i motivi per sorridere vi sono la creazione di nuovi alloggi e impieghi, così come la digitalizzazione. Quasi i tre quarti degli interrogati guardano al futuro con positività, una minoranza oscilla nell’incertezza, mentre quasi nessuno possiede una visione totalmente negativa.