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Gianadda: l’arte democratizzata

La Fondazione Gianadda, luogo di pellegrinaggio per gli appassionati d'arte. F. Gianadda

La Fondazione Pierre Gianadda ha trasformato la cittadina di Martigny in una piccola capitale mondiale dell'arte moderna.

Dal 1978, oltre 6 milioni di persone hanno visitato il museo per ammirare le opere dei più grandi maestri del 19esimo e del 20esimo secolo.

Situata all’entrata del Passo del Gran San Bernardo – una delle poche vie che le Alpi hanno concesso per collegare l’Italia e la Svizzera – Octodurus aveva un’importanza strategica troppo grande per lasciar indifferenti i Romani.

I conquistatori venuti dal sud ne fecero quindi un borgo imperiale e poi addirittura la capitale della provincia delle Alpi Graie e Pennine. Seguirono secoli piuttosto agitati per questo crocevia delle genti e dei commerci, dal quale transitavano troppo spesso orde di invasori ed eserciti, fino a quello di Napoleone.

Octodurus è diventata poi Martigny, una pacifica cittadina vallesana che riposava ai piedi delle montagne e vedeva passare soltanto le solite colonne di turisti, in cerca di svago tra le montagne.

Il risveglio della città addormentata

Fino a quando, nel 1978, la nascita della Fondazione Pierre Gianadda ha trasformato la tranquilla località in un centro mondiale dell’arte. Da allora, Martigny è stata nuovamente presa d’assalto: appassionati, critici e artisti provenienti da tutta Europa e da Oltreoceano.

Nell’ultimo quarto di secolo oltre 6 milioni di visitatori sono accorsi per ammirare le opere dei più grandi maestri dell’arte moderna. Turner, Manet, Van Gogh, Gauguin, Matisse, Picasso, Rodin, Braque, Klee, Modigliani, Chagall, Mirò, Giacometti guidano una lista impressionante di artisti, presentati al ritmo di 2-3 esposizioni all’anno.

Oggi, anche Martigny vive al ritmo della Fondazione. Ad ogni nuova esposizione, dai negozi alle insegne stradali, tutta la cittadina è tappezzata di cartelloni che guiderebbero anche un non vedente verso il museo Gianadda.

A risvegliare il borgo vallesano è stato il discendente di una famiglia venuta, a sua volta, dal sud: Léonard Gianadda, un ingegnere che ha imboccato la via dell’arte seguendo tracce lasciate 2000 anni prima dai Romani.

Misteriosa follia

Nel 1976, durante i lavori di scavo per la costruzione di una casa, Léonard Gianadda ritrova le vestigia del più vecchio tempio gallo-romano della Svizzera, dedicato a Mercurio. Poche settimane dopo, giunge la notizia della tragica morte del fratello Pierre.

Sconvolto, Léonard Gianadda decide di creare, sul sito romano, una Fondazione d’arte in memoria dell’amato fratello. Nasce così uno strano edificio – che sembra un mausoleo – attorno al quale ruotano prestigiose esposizioni temporanee, un museo romano, un museo dell’automobile, un parco delle sculture, una piccola collezione permanente e una sala di concerti.

“Per fare tutto questo bisogna essere un po’ pazzi” ammette Léonard Gianadda che, ancora oggi, non riesce a spiegarsi la ragione della misteriosa follia che lo ha portato a dar vita a questa impresa.

Un’oasi d’arte

Ancora più misteriose appaiono tuttora le chiavi del successo della Fondazione. Le esposizioni Gianadda figurano regolarmente nella classifica delle prime 100 mostre più visitate a livello mondiale e, spesso, addirittura nelle prime 10.

Eppure la Fondazione dispone di mezzi e di spazi alquanto ristretti rispetto a migliaia di musei. Si situa in un luogo che non emana un fascino particolare, in una località che non offre grandi tradizioni o tesori artistici.

A dirigerla è un ingegnere, che all’inizio “non conosceva quasi niente dell’arte”. E, oltretutto, non dispone neppure di una collezione di dipinti che possano servire da merce di scambio con altri musei.

Su questa “terra arida” è invece sbocciata una quasi incredibile oasi d’arte, dove file di persone visitano le esposizioni circolando in modo silenzioso, quasi religioso, come se non volessero turbare l’antico santuario romano o il nuovo tempio moderno.

Un’oasi di quiete e di raccoglimento rispettoso che si ritrova anche nel parco delle sculture, dove è la Fondazione a dover quasi invitare i visitatori a “camminare sull’erba”, per ammirare più da vicino le impressionanti sculture permanenti di Rodin, Arp, Brancusi, Mirò, Dubuffet, Calder o Segal.

Fenomeno mondiale

Dopo un prima esposizione senza gloria, Léonard Gianadda si attornia di persone competenti, dedica anima e corpo alla Fondazione, conquista la fiducia dei grandi musei, viaggia da un continente all’altro per ottenere anche una sola tela.

Oggi, la Fondazione vive in parte del suo stesso successo, che gli permette di aprire perfino le porte più inaccessibili. Le mostre si trasformano in fenomeni mondiali, come quella di Van Gogh, nel 2000, che ha riunito quasi mezzo milione di visitatori attorno a 90 quadri.

“Léonard Gianadda riesce a farsi prestare opere da musei o collezionisti che non prestano mai niente a nessuno” spiega la storica d’arte Martha Degiacomi. “Capita addirittura che dei privati si rivolgano spontaneamente alla Fondazione, proponendo dipinti scomparsi da tempo da tutti i cataloghi”.

Nuovi bisogni

Il successo della Fondazione suscita chiaramente anche critiche e gelosie. Léonard Gianadda viene accusato, tra l’altro, di puntare su esposizioni che attirano masse di curiosi, di gestire una sorta di “fast food” dell’arte.

Ma se la “cucina” Gianadda soddisfa ogni palato è soprattutto perché serve regolarmente un menu qualitativo di opere che, di solito, si ritrovano soltanto nelle grandi metropoli. Ed è quindi Martigny ad attirare appassionati da Parigi, Milano o Berlino.

“Personalmente sono contento di contribuire a democratizzare in qualche modo l’arte, di poter offrire un museo vivo che non si rivolge soltanto ad un’élite” afferma Léonard Gianadda.

D’altronde, non è colpa sua: “Negli ultimi decenni i mezzi di trasporto sono diventati molto più rapidi e la gente ha scoperto nuovi interessi, nuovi bisogni che non esistevano ancora 30 o 40 anni fa”.

swissinfo, Armando Mombelli

La Fondazione Pierre Gianadda è nata nel 1978.
La Fondazione attira ogni anno dai 300’000 ai 500’000 visitatori.
La Fondazione dispone di un budget di 6 milioni di franchi all’anno.

Edificata sulle vestigia di un tempio gallo-romano, la Fondazione Gianadda è diventata uno dei più importanti centri svizzeri ed europei di arte moderna.

Il museo propone, al suo interno, una piccola esposizione permanente di opere del 19esimo secolo (collection Louis et Evelyn Frank), una splendida collezione di vecchie automobili dei primi decenni del 20esimo secolo, una selezione di oggetti gallo-romani rinvenuti a Martigny.

Il successo della Fondazione è legato però soprattutto alle esposizioni temporanee di grande prestigio e richiamo, organizzate negli ultimi 20 anni.

Tra i grandi nomi dell’arte proposti da Gianadda troviamo ad esempio Picasso, Van Gogh, Kandinsky, Bonnard, Turner, Mirò, Gauguin, Manet, ecc.

Oltre ad una seconda sala di esposizioni nel Vecchio arsenale, il museo offre la possibilità di ammirare nel parco una ventina di sculture dei maestri del 20esimo secolo (Moore, Calder, Arp, César, Brancusi, Poncet, Erni, Dubuffet, ecc.)

La Fondazione è aperta tutti i giorni.

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