Tradizione e passione, gli ingredienti del vino moderno svizzero
L'uva Chasselas è appena stata raccolta ed è pronta per la pigiatura.
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L'uva Chasselas è trasportata verso il tino di macerazione.
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Il ghiaccio secco consente di raggiungere la temperatura desiderata durante la macerazione.
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Dal tino di macerazione al torchio.
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L'unica attrezzatura moderna utilizzata per la pressatura è la base del torchio.
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Il torchio verticale è fatto di legno di abete. Adatto per la pressatura, questo tipo di legno secca rapidamente e può essere riutilizzato per la prossima vendemmia. L'uva viene ricoperta con dei pannelli, sempre di legno.
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I vigneti della famiglia Perrochet ad Auvernier. La leva del torchio, fatta di legno di faggio, è trasportata verso la pressa.
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Dei pesanti pezzi di legno sono collocati sui pannelli.
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Il succo ottenuto con la torchiatura viene pompato in barili di quercia.
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Le casse di plastica sono pulite prima di ritornare tra i vigneti per il prosieguo della vendemmia.
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Le pareti del vecchio torchio verticale sono state rinnovate nel 2008.
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La famiglia Perrochet produce circa 32'000 bottiglie di vino bianco all'anno.
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La sansa che rimane dopo la pressatura è tagliata in blocchi.
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La sansa è un insieme di semi, pezzetti di buccia, pedicelli e polpa. È utilizzata per produrre brandy, liquori o fertilizzanti.
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Lo schiumoso succo dell'uva verrà trasformato in vino bianco Chasselas.
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Il vino biologico è sempre più popolare in Svizzera. Jean-Denis Perrochet è tra i viticoltori che oltre all'approccio ecologico lavorano seguendo le tradizioni tramandate di generazione in generazione.
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Nata in Inghilterra, vivo in Svizzera dal 1994. Mi sono formata come graphic designer a Zurigo tra il 1997 e il 2002. Recentemente mi occupo di elaborazione di immagini e ho raggiunto il team di swissinfo.ch nel marzo del 2017.
Jean-Denis Perrochet si è fatto un nome per la sua produzione di vino biodinamicoCollegamento esterno e per il suo impegno nella promozione della viticoltura biologica. Nel 2012, assieme alla moglie, ha iniziato a produrre vino biodinamico perché convinto dei suoi benefici per la salute e l’ambiente.
Nel Domaine de la Maison CarréCollegamento esterno, poco distante da Neuchâtel, l’enologo e la sua famiglia raccolgono l’uva Chasselas, un vitigno svizzero, prima che le fredde temperature raggiungano i vigneti situati nei dintorni del villaggio di Auvernier.
Perrochet utilizza gli stessi procedimenti e strumenti che caratterizzano il lavoro della sua famiglia da sette generazioni. I suoi antenati hanno iniziato a produrre vino nel 1827. Tra la sua attrezzatura c’è anche un vecchio torchio verticale: utilizzato dal 1872, consente una spremitura soffice dell’uva Chasselas di Auvernier.
Gli aspetti fondamentali dell’approccioCollegamento esterno di Perrochet sono una produzione che segue i cicli lunari e l’impiego di preparati tradizionali alle erbe sulle piante di vite. “Questo modo di lavorare non semplifica affatto le cose. Ma rende la produzione di vino molto più emozionante! Per noi, questa strada rappresenta il futuro della nostra terra e del nostro vino”.
Bicchiere mezzo pieno
La Svizzera esporta meno del 2%Collegamento esterno del vino che produce. Il vino biologico rimane un settore di nicchia, sebbene una crescente coscienza ecologica lo stia rendendo sempre più popolare. Nel commercio al dettaglio, le vendite di vino biologicoCollegamento esterno sono aumentate dell’8,4% nel 20017, totalizzando un volume di affari di circa 36 milioni di franchi.
La famiglia Perrochet produce circa 70’000 bottiglie all’anno. La metà circa è venduta nel canton Neuchâtel, il 30% nella Svizzera tedesca e il 20% nei cantoni francofoni. Dall’1 al 2% della produzione è esportato verso il Giappone, gli Stati Uniti e i paesi scandinavi.
Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio
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