Cosa significa un riscaldamento di 1,5°C per la Svizzera e per il mondo?
Nel 2024 abbiamo superato per la prima volta su base annuale la soglia simbolica di 1,5 gradi Celsius di riscaldamento globale. Ecco perché questo limite è importante e quali potrebbero essere le conseguenze di un suo superamento prolungato per la vita sulla Terra e in Svizzera, un Paese già fortemente colpito dall'aumento delle temperature.
Il 2023 è stato l’anno più caldo da quando sono iniziate le misurazioni a metà OttocentoCollegamento esterno e un nuovo primato è caduto nel 2024. La soglia di 1,5°C, il primo limite di sicurezza da rispettare secondo la comunità internazionale, è stato superato su un periodo consecutivo di dodici mesi.
Nel periodo da febbraio 2023 a gennaio 2024, la temperatura globale dell’aria sulla superficie del pianeta del globo è stata di 1,52°CCollegamento esterno. “È una pessima notizia”, afferma a SWI swissinfo.ch Samuel Jaccard, climatologo all’Università di Losanna.
Le temperature sono destinate a salire ulteriormente nel 2024 non solo a causa delle emissioni di gas serra di origine umana. Anche in seguito a El Niño, un fenomeno climatico ciclico che comporta un forte riscaldamento delle acque dell’oceano Pacifico.
Perché bisognerebbe limitare l’aumento della temperatura terrestre a un massimo di 1,5°C e quali potrebbero essere gli impatti di un riscaldamento maggiore? Ecco le risposte a queste e ad altre domande fondamentali con le considerazioni di esperti ed esperte in Svizzera e all’estero.
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Da dove viene il limite di 1,5°C?
Nel 2015, quasi tutti i Paesi del mondo – inclusa la Svizzera – hanno sottoscritto l’Accordo di Parigi sul clima. È il primo trattato universale e giuridicamente vincolante per ridurre le emissioni.
Gli Stati si sono fissati l’obiettivo di limitare il riscaldamento medio globale “ben al di sotto di 2°C” rispetto ai livelli preindustriali (che si basano sulla media del periodo 1850-1900), puntando a un incremento massimo di 1,5°C.
“È una pessima notizia. Potremmo raggiungere gli 1,5 gradi prima del previsto.”
Samuel Jaccard, climatologo
La barra dei 2°C deriva da una serie di studi scientificiCollegamento esterno, alcuni risalenti agli anni 1970. Secondo tali indagini, un riscaldamento globale maggiore comporterebbe una situazione senza precedenti per la civiltà umana. Le conseguenze non danneggerebbero solo la flora e la fauna terrestre, ma sarebbero catastrofiche anche per gli esseri umani. Le nazioni hanno ufficialmente adottato il limite dei 2°C alla conferenza di Cancun sul cambiamento climatico nel 2010. Lo hanno ritenuto un obiettivo ambizioso, ma a portata di mano.
Negli anni successivi, i Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, in particolare i piccoli Stati insulari, hanno però chiesto di rivedere questo obiettivo. Sostenevano che degli sconvolgimenti insostenibili sarebbero stati possibili già prima di raggiungere la soglia dei 2°C. Nel 2015, sulla base delle ultime evidenze scientifiche disponibili, il limite di sicurezza è stato abbassato a 1,5°C.
Perché gli 1,5°C sono considerati una soglia critica?
Un rapporto specialeCollegamento esterno del 2018 del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) ha sottolineato l’importanza di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Questo per preservare l’integrità del sistema climatico e ridurre i rischi connessi all’aumento delle temperature.
Johan Rockström, direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, sostiene che l’obiettivo degli 1,5°C non è paragonabile ai target di altri negoziati politici, sui quali si può scendere a compromessi. Un aumento di 1,5°C non è un numero arbitrario o politico, è un limite planetario, ha detto al GuardianCollegamento esterno.
Questo non vuol dire che superare la soglia anche solo di un decimo di grado comporterà la fine del mondo. Limitando il più possibile il riscaldamento globale possiamo però ridurre le probabilità che si verifichino cambiamenti irreversibili del clima e quindi del pianeta.
Un surriscaldamento di 1,5°C è preferibile a uno di 1,6°C e ogni decimo di grado evitato riduce il rischio di avvicinarci a dei punti di non ritorno, come lo scioglimento dei ghiacci dell’Antartide occidentale, sottolinea Sonia Seneviratne, climatologa e professoressa al Politecnico federale di Zurigo (ETHZ).
Superare gli 1,5°C significa fallire uno dei due obiettivi dell’Accordo di Parigi?
La soglia è già stata superata a più riprese, ma per periodi limitati nel tempo (alcuni giorni o settimane). Nel 2023, quasi la metà dei giorni è stata più calda di oltre 1,5°C rispetto all’era preindustriale. Durante due giorni nel mese di novembre il surriscaldamento ha addirittura oltrepassato, per la prima volta da quando esistono le misurazioni, i 2°C.
Anche se gli 1,5°C sono stati superati su base annuale nel 2024, non si può parlare di un mancato rispetto dell’Accordo di Parigi, sottolinea il sistema europeo di monitoraggio satellitare del clima Copernicus. Gli obiettivi del trattato internazionale si riferiscono infatti a un periodo di 20 anni e secondo gli scenari più probabiliCollegamento esterno dell’IPCC il momento dello sforamento ufficiale degli 1,5°C – calcolato come il punto centrale di questo periodo di 20 anni – avverrà nella prima metà degli anni 2030.
Quali sarebbero le conseguenze di un riscaldamento di 1,5°C?
Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni se si intende mantenere vivo l’obiettivo degli 1,5°C. Entro il 2030, dovranno diminuire del 43% rispetto ai livelli del 2019, stando alle stimeCollegamento esterno dell’IPCC.
In caso contrario, gli eventi meteorologici estremi quali le ondate di caldo, i periodi di siccità e le forti precipitazioni si verificheranno più frequentemente. Ad esempio, la frequenza delle ondate di caldo estremo, cioè quelle che a fine Ottocento si verificavano una volta ogni 50 anni, aumenta di quasi nove volte in uno scenario di +1,5°C.
Questi eventi eccezionali e le catastrofi naturali causeranno un numero crescente di vittime nel mondoCollegamento esterno e comportano una perdita della biodiversità. Riducono inoltre i raccolti e spingono sempre più persone a migrare verso terre più fertili e al riparo dall’innalzamento del livello del mare.
L’infografica seguente illustra gli impatti su popolazione ed ecosistemi di un riscaldamento globale rispettivamente di 1,5 e di 2 gradi centigradi.
Quali sarebbero gli impatti in Svizzera?
La Svizzera è già fortemente colpita dalla crisi climatica, con lunghi periodi caldi e siccitosi in estate, ghiacciai che si sciolgono e inverni poveri neve.
Negli ultimi anni, il Paese ha avuto “un’anticipazione dei fenomeni estremi che potrebbero peggiorare e diventare più diffusi nel prossimo futuro”, secondo Erich Fischer, ricercatore presso l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima all’ETHZ e coautore dei rapporti dell’IPCC.
Altri sviluppi
La Svizzera si sta seccando
La Svizzera è caratterizzata da un clima continentale e non può beneficiare dell’effetto rinfrescante degli oceani. Si trova inoltre a medie latitudini. In generale, le regioni verso i poli si riscaldano di più di quelle all’equatore. Anche la neve e il ghiaccio giocano un ruolo: quando si sciolgono, la superficie esposta riflette meno luce solare e assorbe più calore, contribuendo all’aumento delle temperature.
In Svizzera, la soglia degli 1,5°C è già stata oltrepassata a cavallo del nuovo Millennio. Il riscaldamento medio del periodo 2013-2022 è stato di 2,5°C, quasi il doppio rispetto alla media globale, secondo l’Ufficio federale di meteorologia e climatologia.
Un riscaldamento di 1,5°C a livello globale corrisponderebbe all’incirca a un +3°C in Svizzera. In questo scenario, lo scioglimento dei ghiacciai alpini si accelererà e ci sarà meno neve alle basse altitudini. In generale pioverà meno in estate – quando l’agricoltura necessita maggiormente di acqua – e più in inverno, spiega Samuel Jaccard dell’Università di Losanna.
Tutti abbiamo già vissuto degli eventi meteorologici estremi, che si sia trattato di un’ondata di caldo o di una tempesta devastante, come quella che ha colpito La Chaux-de-Fonds nel luglio dell’anno scorso, dice Jaccard.
“Con la moltiplicazione di questi eventi estremi, stiamo iniziando a vedere degli impatti misurabili e tangibili che si ripercuotono sulla vita di tutti i giorni”, afferma. Jaccard si riferisce, ad esempio, all’incremento della mortalità durante i periodi di canicola o all’aumento dei prezzi di alcuni alimenti a causa della siccità.
Non è però troppo tardi per evitare lo scenario peggiore. Nel suo ultimo rapporto di sintesi, l’IPCC sottolinea che ci sono molteplici opzioni “fattibili ed efficaci” per ridurre le emissioni e garantire un futuro vivibile sulla Terra.
>> Guarda il video seguente per scoprire come il cambiamento climatico sta modificando il paesaggio svizzero, l’economia e la sua gente:
A cura di Sabrina Weiss
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