Birmania: Suu Kyi non potrà candidarsi, ammette suo partito
Il partito di Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione birmana, ha ammesso oggi di "non poter vincere" la sua battaglia per cambiare la Costituzione che al momento preclude la carica di presidente al Nobel per la Pace.
"Non possiamo vincere" questa battaglia politica, ha dichiarato Nyan Win, portavoce della "Lega nazionale per la democrazia" (Nld), all'indomani di dichiarazioni del presidente del Parlamento, Thura Shwe Mann, che escludevano modifiche alla Carta prima del voto previsto a fine 2015.
La Costituzione, introdotta nel 2008 dall'allora giunta militare, preclude la carica di capo di Stato a chi è sposato a stranieri o ha figli stranieri, esattamente il caso di Suu Kyi.
La scorsa settimana, il presidente statunitense Barack Obama aveva rivolto un appello per elezioni "libere e regolari" nel Paese, e aveva detto di ritenere che la norma anti-Suu Kyi "non ha senso". Già da tempo, tuttavia, gli analisti consideravano altamente improbabile la possibilità che le potenti forze armate - le quali godono tuttora di un effettivo potere di veto sulla questione - intendessero spianare la strada alla loro ex nemesi, che partirebbe da grande favorita alle elezioni.
Dopo l'iniziale euforia per le aperture del governo civile di Thein Sein nel 2011, nell'ultimo anno molti osservatori hanno denunciato uno stallo nelle riforme nel Paese, lamentato due settimane fa dalla stessa Suu Kyi.