COPENAGHEN - Una bozza di documento danese circolata al vertice dell'ONU sul clima a Copenaghen ha fatto arrabbiare i paesi in via di sviluppo che minacciano lo stop dei negoziati. A manifestare lo scontento un rappresentante della delegazione sudanese, che guida in questo momento il G77, la coalizione intergovernativa di 131 paesi soprattutto poveri. Il 'testo danese', che è molto criticato anche da WWF e Greenpeace perché mette fuori gioco i Paesi in via di sviluppo, deve comunque passatre ancora molti test da parte di molti Paesi.
Il testo minaccia i negoziati di Copenaghen, ha detto Dia Ping, sottolineando però che il G77 non abbandonerà la trattativa in questo momento: "non possiamo permetterci un fallimento".
La proposta danese prevede un picco delle emissioni globali nel più breve tempo possibile, comunque non oltre il 2020, riconoscendo che i paesi sviluppati collettivamente hanno raggiunto il picco e che la tempistica di picco sarà più lungo nei paesi in via di sviluppo. Ma il "testo danese" sostiene anch l'obiettivo di una riduzione delle emissioni globali nel 2050 di almeno il 50% rispetto al 1990, pari ad almeno il 58% rispetto al 2005.
In particolare nel documento si prevedono azioni di mitigazione a livello nazionale per i paesi a economie emergenti e per i paesi in via di sviluppo invece si parla di contributi discrezionali. Un registro farà da segnalatore per apportare aggiustamenti agli impegni di mitigazione.
Le parti sottolineano che il cambiamento climatico è una delle più grandi sfide del nostro tempo e ad impegnarsi per una vigorosa risposta immediato ambiziosa azione nazionale e il rafforzamento della cooperazione internazionale al fine di limitare l'aumento della temperatura media globale a un massimo di 2 gradi al di sopra dei livelli pre-industriali.