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Egitto: due milioni persone in piazza al Cairo, uno ad Alessandria

Questo contenuto è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 - 15:27 minuti
(Keystone-ATS)

In piazza Tahrir al Cairo vi sono circa due milioni di persone che chiedono al presidente Hosni Mubarak di lasciare il potere, mentre un altro milione di dimostranti si è riunito ad Alessandria. Le valutazioni sulla partecipazione alle manifestazioni anti-Mibarak provengono da fonti giornalistiche.

Mentre all'esterno di piazza Tahrir si radunano gruppi di sostenitori di Hosni Mubarak, i militari diffondono con gli altoparlanti messaggi in cui dicono di essere presenti per per proteggere la folla, e che non lasceranno entrare in piazza Tahrir i sostenitori del governo.

Testimoni sul posto hanno riferito all'agenzia italiana ANSA che scontri tra manifestanti pro e anti regime sono già avvenuti in piazza Talaat Harb, poco distante da piazza Tahrir, provocando feriti.

Intanto, in un'intervista esclusiva concessa all'emittente americana ABC, il vicepresidente egiziano, Omar Suleiman, ha affermato che "l'Egitto non sarà in alcun modo come la Tunisia", e che il presidente Mubarak "non lascerà il paese", come invece ha dovuto fare il presidente tunisino Ben Ali. "Qui è diverso - ha spiegato -. Conoscete il nostro presidente, è un combattente. Ha vissuto in questo paese e morirà nella sua terra".

Suleiman, che ha avuto un colloquio sia con la segretaria di stato americana Hillary Clinton sia con il vicepresidente Joe Biden, ha confermato che il presidente americano Barack Obama ha chiesto a Mubarak di lasciare il potere. "Ho spiegato al segretario Clinton che si tratta di un processo, al termine del quale il presidente Mubarak lascerà". Ma Mubarak "non lascerà mai il paese".

Intanto l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Navy Pillay, ha chiesto oggi alle autorità egiziane la liberazione "immediata e senza condizioni" di tutti i giornalisti e difensori dei diritti umani arrestati per aver esercitato la propria professione. L'Alto commissario ha denunciato le violenze, gli atti intimidatori e le misure di detenzione contro "dozzine" di giornalisti, in un "tentativo manifesto di soffocare le notizie su quanto sa accadendo in Egitto". Internet e gli altri mezzi di comunicazione devono restare aperti.

La repressione contro i giornalisti sembra però proseguire. L'ufficio di Al Jazira al Cairo è stato nuovamente preso d'assalto da uomini sconosciuti, che hanno devastato la sede. Lo riferisce la stessa emittente araba, finita nel mirino per la sua copertura delle dimostrazioni anti-governative in Egitto.

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