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G20: ‘Non si fa così’, Xi Jinping furioso con Trudeau al G20

Ci sarebbero state tensioni fra il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo canadese Justin Trudeau nel loro incontro odierno al G20 di Bali. KEYSTONE/AP/Willy Kurniawan sda-ats

(Keystone-ATS) Il primo colloquio dopo oltre tre anni di aspre tensioni avrebbe dovuto gettare le basi di una svolta nelle relazioni tra Cina e Canada, ma è diventata invece l’occasione per un nuovo scontro.

Il presidente cinese Xi Jinping ha espresso oggi tutto il suo disappunto al premier canadese Justin Trudeau, accusato di aver spifferato ai media i contenuti della loro breve conversazione di martedì, tenuta a margine del G20 di Bali.

“Tutto ciò di cui abbiamo discusso è trapelato ai giornali. Non è appropriato. Non è così che è stata condotta la conversazione”, ha protestato Xi visibilmente infastidito in base alle impietose immagini filmate dal pool tv canadese e secondo la traduzione in inglese fatta dal suo interprete. “Se c’è sincerità, dovremmo rispettarci a vicenda e avere una buona comunicazione. Altrimenti è difficile dire cosa potrebbe accadere”, ha aggiunto il leader del Pcc in ulteriori commenti sfuggiti però alla traduzione ufficiale. Mentre Trudeau, un po’ sorpreso, ha replicato in modo diretto che “in Canada crediamo in un dialogo libero, aperto e franco che continueremo ad avere. Continuerò a cercare di lavorare in modo costruttivo, ma ci saranno cose su cui non saremo d’accordo”. “Già, creiamo prima le condizioni, creiamo prima le condizioni”, ha detto di rimando Xi, salutando con un sorriso tirato e una stretta di mano nervosa il suo interlocutore. Il video, manco a dirlo, è diventato virale su Twitter.

Il premier canadese, secondo le ricostruzioni, aveva spiegato ai media di aver sollevato “serie preoccupazioni” nel colloquio con Xi sulle interferenze cinesi rilevate sul fronte interno. Di recente, la polizia di Ottawa ha accusato di spionaggio industriale un ricercatore cinese specializzato in batterie; il ministro dell’Industria François-Philippe Champagne ha ordinato a tre società cinesi di dismettere le quote nelle compagnie minerarie di litio; e infine la polizia di Toronto ha annunciato indagini su una rete di “stazioni di polizia cinesi illegali”. Ultimi segnali di una tensione scoppiata a dicembre del 2018, quando il Canada arrestò a Vancouver, su richiesta Usa, Meng Wanzhou, capo della finanza di Huawei. Pechino reagì con la detenzione per spionaggio di due canadesi, l’ex diplomatico Michael Kovrig e l’imprenditore Michael Spavor. Il contenzioso si chiuse solo a settembre 2021 con la liberazione contestuale dei tre.

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