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Italia: Eternit, si apre maxi-processo vertici per morti amianto

Questo contenuto è stato pubblicato il 10 dicembre 2009 - 10:06
(Keystone-ATS)

TORINO - Si apre oggi al Tribunale di Torino, con quasi tremila parti lese, il maxi-processo Eternit Italia. Sul banco degli imputati figurano l'imprenditore svizzero 62enne Stephan Schmidhaeny e il barone belga 88enne Jean-Louis De Cartier de Marchienne, accusati in quanto vertici della multinazionale Eternit delle morti legate alla lavorazione dell'amianto nelle quattro sedi italiane di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Capi d'imputazione sono disastro ambientale doloso e inosservanza volontaria delle norme sulla sicurezza.
Per la prima volta in Europa in una causa per danni ambientali sarà un collegio internazionale a difendere le parti civili. Accanto agli avvocati del sindacato Cgil, Sergio Bonetto e Laura D'Amico, ci saranno legali provenienti da Francia, Belgio, Svizzera e Germania.
"E' un processo storico - afferma il segretario generale della Cgil Piemonte, Vincenzo Scudiere -. Auspichiamo che abbia un corso breve e che si concluda con una sentenza giusta. Deve essere sancito che non si può più morire per lavoro e che non si può intervenire sulla sicurezza solo quando ci sono dei morti". La Cgil rappresenta 1.610 persone: 1.228 lavoratori (298 ancora viventi e 930 deceduti) e 382 cittadini (17 viventi e 365 deceduti).
"Grazie allo scambio di informazioni - dice l'avvocato francese, Paul Taissonière - abbiamo scoperto che in tutti gli stabilimenti si lavorava allo stesso modo. Non erano quindi comportamenti decisi da dirigenti locali, ma una politica deliberata, cosciente e volontaria voluta dai vertici. Siamo insieme perché non vogliamo che si mettano i lavoratori di un Paese contro quelli di un altro". "E' un occasione decisiva, una grande operazione verità - sottolinea Bruno Pesce, che è stato segretario della Camera del Lavoro di Casale ed è ora coordinatore della vertenza amianto - condotta da Guariniello e dai suoi collaboratori".
Nelle prime udienze non si entrerà ancora nel vivo: saranno per lo più dedicate alla burocrazia processuale, con costituzioni di parte civile, liste di testimoni da presentare ed altri adempimenti. Il dibattimento dovrebbe avere un calendario di due udienze a settimana, un ritmo che dovrebbe ulteriormente escludere il rischio di essere eventualmente toccato dalle norme sul cosiddetto "processo breve".Folla in attesa
Almeno un centinaio le persone, provenienti dall'Italia e dall'estero, stanno manifestando di fronte al tribunale in attesa che abbia inizio il dibattimento. All'udienza sono attese 2 mila persone. Sono una decina di pullman che stanno arrivando al Palagiustizia. Trasportano i parenti delle quasi 3 mila vittime dell'amianto, le quasi 700 parti civili, sindaci e amministratori della zona di Casale Monferrato, dove aveva sede il più grande stabilimento italiano della Eternit.
Tanti gli striscioni esposti, tra i quali quelli delle associazioni vittime dell'amianto di Italia, Svizzera e Francia.
"Signor Stephan Schmidheiny: la attendiamo anche in Svizzera", è lo striscione dell'associazione svizzera delle vittime dell'amianto, appeso alla cancellata del tribunale e circondato dai nomi di alcune delle vittime Eternit.
Di fronte al tribunale si stanno inoltre radunando i partecipanti al corteo organizzato dalla Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, in concomitanza con l'apertura del processo e a pochi giorni dal secondo anniversario del rogo della Thyssenkrupp. Vi aderiscono, oltre ai sindacati e alle associazioni dei lavoratori, anche i giovani dei centri sociali.
Presenti numerosi rappresentanti dei lavoratori delle vittime della Eternit di Svizzera, Francia e Belgio. "Un solo essere umano - si legge sullo striscione dei minatori francesi - ha più valore che tutto l'amianto e il profitto del mondo".

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