Minareti: voto svizzero continua a far discutere all'estero
BERNA - Il sì del popolo svizzero all'iniziativa sui minareti continua a far discutere ben oltre i confini nazionali. Secondo l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani il divieto è "chiaramente discriminatorio" e "rischia di mettere il paese in contraddizione con i suoi obblighi internazionali".
Dure reazioni di condanna sono giunte oggi dalla massime autorità turche, mentre la consigliera federale Micheline Calmy-Rey, ad Atene per una riunione ministeriale dell'OSCE, ha esortato tutti gli stati a promuovere il dialogo: ne va della nostra sicurezza, ha detto.
Qualunque pregiudizio arrecato alla coesistenza pacifica delle culture e delle religioni "mette in pericolo la nostra sicurezza", ha affermato la ministra degli esteri elvetica davanti a una quarantina di colleghi. "La provocazione rischia di portare ad altre provocazioni, l'offesa di attizzare l'estremismo", ha aggiunto.
Diversa è la lettura di Navi Pillay, Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. "Esito a condannare un voto democratico, ma non ho alcuna esitazione a condannare le campagne politiche allarmiste e xenofobe che vi sono state in alcuni paesi, fra cui la Svizzera, e che contribuiscono a questo tipo di risultati alle urne", ha affermato Pillay in un comunicato odierno.
A suo avviso la proibizione dei minareti è di natura discriminatoria e divide profondamente la società: "si tratta di una decisione assolutamente sventurata per la Svizzera", che "rischia di mettere il paese in contraddizione con i suoi obblighi internazionali".
Quest'ultimo punto è sottolineato anche dalla Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI), che ha esortato il Consiglio federale a muoversi per porre rimedio alla situazione. Anche per la ECRI il bando dei minareti comporta una discriminazione dei musulmani e una limitazione della loro libertà religiosa.
A livello politico oggi è giunta la prima presa di posizione ufficiale iraniana: il divieto è discriminatorio, ha sostenuto un portavoce del ministero degli esteri. L'esito del voto è inoltre in contraddizione con il principio della libertà di religione predicato dall'Occidente, ha aggiunto.
Molto più dure sono state invece le reazioni in Turchia. Il presidente Abdullah Gül ha parlato di una vergogna per la Svizzera". Poco prima di partire stamani per la Giordania, Gül ha detto che "questa questione deve essere tenuta seriamente sotto controllo. È un elemento sorprendente che dimostra come l'islamofobia si stia sviluppando nel mondo occidentale".
Altrettanto sferzante il premier Tayyip Erdogan il quale, parlando ad una riunione del gruppo parlamentare del suo partito di radici islamiche, Giustizia e Sviluppo (AKP), ha sostenuto che "fare un referendum su tali argomenti è sbagliato. Le persone hanno questi diritti dalla nascita. Non è possibile votare sui diritti di credo e le libertà fondamentali". Erdogan ha concluso affermando che "è nostro dovere ricordare (agli svizzeri) di fare marcia indietro senza il minimo indugio sull'errore che hanno fatto".
Di tenore più religioso è la risposta del Consiglio superiore degli ulema marocchini, presieduto da re Mohammed VI, che nel condannare il divieto elvetico - definito una forma di esclusione e di estremismo - ricorda come dai minareti parta cinque volte al giorno la voce dei muezzin che richiama i valori in cui crede tutta l'umanità, l'attaccamento all'unicità di Dio, la raccomandazione al bene, il bando dell'egoismo.
Nessuno ha il diritto di far tacere questa voce, particolarmente nel nostro tempo, sostengono gli ulema, che mostrano pure stupore per la posizione assunta dalla Svizzera, contraria all'immagine civile che i musulmani hanno del paese. Il consiglio auspica che "i saggi" della Confederazione sappiano trovare il modo per annullare la proibizione.
Sul fronte religioso si segnala, da parte cristiana, la "grande preoccupazione" espressa dalla Conferenza episcopale tedesca, che ha osservato come la decisione elvetica "non aiuterà i cristiani nei paesi islamici".
Da parte sua l'arcivescovo di Milano, cardinal Dionigi Tettamanzi, in visita all'aeroporto di Malpensa ha invitato "ad andare oltre le reazioni e le emozioni" e ad affrontare il rapporto con le altre religioni "in un clima di grande saggezza e realismo". Dalle pagine al quotidiano cattolico italiano "Avvenire", il vescovo di Lugano, Pier Giacomo Grampa, ha pure parlato di "una risposta sbagliata, superficiale ed emotiva che rischia di innescare un corto circuito molto pericoloso".
Sempre in Italia, il ministro degli esteri Franco Frattini (Pdl) ha detto che "proibire i minareti non è utile al dialogo interreligioso". Diversa per contro l'opinione del collega di governo agli Interni, Roberto Maroni (Lega): "fossi stato in Svizzera, nel referendum sui minareti avrei votato come la maggioranza degli svizzeri. E sono convinto che se lo stesso referendum lo si facesse in Italia, la percentuale di vittoria sarebbe ancora più alta".
UN Watch, una organizzazione non governativa filo ebraica con sede a Ginevra, mette però in guardia: il risultato del voto incoraggerà i paesi musulmani ad accrescere i loro sforzi in seno all'ONU per far proibire la diffamazione delle religioni. "Trattare i musulmani in modo discriminatorio non denota particolare lungimiranza e può nuocere in modo irreparabile alla reputazione storica della Svizzera quale oasi di libertà religiosa e tolleranza", ha affermato Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch.
"Mentre vien chiesto all'Arabia Saudita di sopprimere il suo divieto di praticare pubblicamente la religione cristiana, la decisione xenofoba svizzera appare come una sconfitta per la credibilità di tutte le voci che chiedono tolleranza a livello internazionale", ha continuato Neuer. L'ONG ha chiesto a tutti i dirigenti politici e religiosi di prevenire qualsiasi "azione da parte di estremisti comparabile alla violenza che nel 2005 aveva fatto seguito alla pubblicazione in Danimarca delle caricature di Maometto".
A soffiare sul fuoco sono però ora i "Republikaner": il partito tedesco di estrema destra presenterà un'iniziativa - nuovo strumento previsto dal trattato di Lisbona - volta a proibire i minareti in Europa, ha annunciato il presidente Rolf Schlierer. A suo avviso la maggioranza degli europei la pensa esattamente come gli svizzeri: occorre contrapporre un chiaro stop all'islam radicale.