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Sanremo: canzoni in dialetto, esultano Lega e cantanti

Questo contenuto è stato pubblicato il 14 novembre 2009 - 20:01
(Keystone-ATS)

ROMA - Il Festival di Sanremo apre le porte alle canzoni in dialetto e il nuovo regolamento viene accolto come una svolta positiva. Esultano la Lega, che ne rivendica il merito, e anche cantanti del Nord e del Sud come Andrea Mingardi, Davide Van de Sfroos, Mauro Pagani ed Enzo Avitabile.
Il comma a) dell'articolo 6 del regolamento imponeva la lingua italiana nella quale trovano posto adesso anche le canzoni in lingua dialettale perché considerate "espressioni di cultura popolare".
"E' un fatto molto positivo, risultato dei ripetuti contatti che ho avuto in questi mesi con il direttore artistico del Festival Gianmarco Mazzi e credo che finalmente sia stata sottolineata l'importanza delle lingue territoriali" afferma il presidente del Consiglio comunale di Sanremo, Marco Lupi, della Lega Nord.
Felici anche il patron del Mei- Meeting degli Indipendenti, Giordano Sangiorgi: "siamo d'accordo ad aprire finalmente una finestra televisiva verso questa importante realtà musicale capace di contrastare l'omologazione della musica globale" e il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia che sottolinea: "in barba alle cornacchie e agli elegantoni della lingua, il più importante Festival della canzone si apre alle lingue materne, rompendo un tabù vecchio di 60 anni. Ne sono felice".
Il responsabile della comunicazione del Pdci, Jacopo Venier, definisce quella della "Lega Nord propaganda fine a se stessa. Il partito di Bossi si arroga meriti che non ha" e fa notare che "é da tempo che i dialetti, le lingue territoriali, fanno parte del bagaglio culturale della musica e della canzone italiana". Unico controcanto viene da Enzo Mazza, presidente della Fimi: "oggi si dovrebbe favorire l'esportazione della musica italiana nel mondo tramite una grande vetrina del made in Italy invece di trasformare Sanremo in una festa di paese".
Coro di sì da Andrea Mingardi che ha già pronto "un pezzo dance rock in dialetto comprensibile, un po' provocatorio nel linguaggio. E' una canzone di protesta che ha uno sbocco autoironico sarcastico" ma purché l'ingresso delle canzoni in dialetto al Festival "non diventi un dibattito politico" e ovviamente parare favorevole del Woody Guthrie del lago di Como, Davide Van de Sfroos per il quale è "stata abbattuta una diga culturale". Oliver Scardi, ex front man dei Pitura Freska, che parteciparono al Festival nel '97, vede questa come un'apertura "per mancanza di alternative a quello che c'é nel mercato musicale, ormai morto" e comunque è 'sempre meglio una bella canzone in dialetto che una cazzata in italiano''.
Il cantautore napoletano Enzo Avitabile è felice "visto che da 15 anni scrivo in dialetto" ma solleva il problema che ci "sia una giuria pronta e capace" di valutare. Anche il compositore e musicista Mauro Pagani, che con Frabrizio De André ha scritto tra l'altro 'Creuza de ma' è favorevole e convinto che "bisogna spingere la gente a parlare dialetto, ma istituzionalizzarlo per ingabbiarlo, secondo me - sottolinea - può diventare pericoloso e campanilista".

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