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Strage di migranti a Melilla. Sanchez, ‘colpa delle mafie’

Caos totale alla frontiera fra Spagna e Marocco. KEYSTONE/AP/Javier Bernardo sda-ats

(Keystone-ATS) Morte, disperazione e violenza di nuovo protagonisti al confine tra il Marocco e la Spagna. Sono decine i migranti rimasti uccisi ieri nel corso di un caotico tentativo di entrare in massa nell’enclave iberica di Melilla.

E si contano a decine anche i feriti, sia tra le persone che facevano parte del gruppo sia tra gli agenti, che su entrambi i lati della frontiera, marcata da una lunga barriera, hanno cercato di sbarrare loro la strada.

Immagini diffuse da attivisti e media mostrano scene che fanno impressione: in particolare, diversi video che immortalano persone ammassate per terra sotto la sorveglianza di guardie marocchine, alcune inermi e forse già cadaveri.

Il premier spagnolo Pedro Sánchez sostiene che a Melilla sia andato in scena “un assalto violento e organizzato”, tradottosi in un “attacco all’integrità territoriale” della Spagna, dietro al quale ci sarebbero “mafie che trafficano con esseri umani”. Un argomento, quest’ultimo, condiviso anche dal Rni, il partito del capo del governo marocchino Aziz Ajanuch.

Secondo un bilancio delle autorità locali, i morti sono almeno 18, mentre varie ong sostengono che le vittime di questa strage siano in realtà molte di più: almeno 37, secondo la nota attivista spagnola Helena Maleno, portavoce di Caminando Fronteras. “Forse sono rimaste schiacciate o sono cadute da un punto in alto – racconta all’Ansa – e poi sono state lasciate lì a morire”. I gruppi umanitari denunciano l’uso “sistematico” della forza da parte delle forze dell’ordine sui migranti che si spingono fino al nord del Marocco per tentare di entrare in Europa, così come le condizioni “tragiche” in cui vivono: fattori che fanno aumentare il loro grado di “disperazione”.

La situazione al confine di Melilla si è fatta specialmente tesa verso le prime luci dell’alba di ieri. Secondo la delegazione del governo spagnolo nell’enclave, circa 2000 persone hanno iniziato ad avvicinarsi alla frontiera: di queste, 1500 sono arrivate sino al punto di contatto tra i due Paesi, e più o meno un terzo di loro ha tentato di sfondare un cancello. Poliziotti inviati da Madrid sono intervenuti per contenere il tentativo di irruzione. Dopo momenti concitati, la situazione è tornata alla normalità, con un bilancio ufficiale di 133 migranti che sono riusciti a entrare in territorio spagnolo, di cui 57 rimasti feriti. Stessa sorte capitata a 49 agenti (quasi tutti in modo lieve).

Come avvenuto già in passato, anche in questo caso sono stati messi in luce presunte azioni di “respingimento immediato” di migranti da parte delle forze dell’ordine spagnole: stavolta è stata la testata digitale Eldiario.es a denunciare con un video. “La Guardia Civil ha agito in questo caso, come sempre, nel quadro della normativa vigente e dei criteri di proporzionalità”, ha risposto a riguardo all’Ansa un portavoce del Ministero dell’Interno.

Il drammatico episodio è stato il primo di questo tipo da quando, a marzo scorso, Madrid e Rabat hanno chiuso una lunga crisi diplomatica inerente il conflitto nel Sahara Occidentale, annunciando l’inizio di una “nuova fase” delle relazioni diplomatiche bilaterali. Da allora, dice Helena Maleno, da parte del Marocco è iniziata una “repressione durissima” sui migranti.

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