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Svizzera all'inizio di un dibattito su antiterrorismo

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 ottobre 2014 - 10:07
(Keystone-ATS)

La Confederazione si trova solo all'inizio di un dibattito sul modo migliore di proteggersi dal terrorismo. È quanto affermato in un'intervista alla "Schweiz am Sonntag" in edicola oggi dall'ambasciatrice americana a Berna, Suzan LeVine. A suo parere, tuttavia, la sensibilità degli Svizzeri circa la potenziale minaccia si è acuita in seguito alle rivelazioni sulla presenza di sostenitori dello Stato islamico residenti nel nostro Paese.

"Da un lato è una buona cosa che il pericolo sia visibile anche in Svizzera", ha spiegato la diplomatica al domenicale. Da 30 a 40 persone residenti nella Confederazione sono giudicate potenzialmente pericolose, ha dichiarato, aggiungendo che su questo terreno i servizi d'informazione americani e quelli elvetici collaborano strettamente.

La vera sfida, a parere dell'ambasciatrice, è come scoprire i terroristi e i loro piani preservando nel contempo la sfera privata dei cittadini. "Credo che questo dibattito debba essere fatto anche in Svizzera", ha spiegato LeVine, secondo cui la Confederazione si trova solo all'inizio di una discussione riguardante la minaccia terroristica e la protezione della sfera privata. Di sicuro, ha sottolineato, non si può avere sicurezza al 100% e protezione della sfera privata al 100%.

Una nuova legge sul servizio informazioni è attualmente all'esame del parlamento. Lo scorso aprile, la commissione della politica di sicurezza del Nazionale (CPS-N) aveva rinviato la discussione particolareggiata della normativa per ottenere dal Consiglio federale dati più precisi in merito al delicato equilibrio tra la protezione delle libertà fondamentali e la protezione dello Stato.

La discussione è poi ripresa in agosto, anche se non è ancora terminata. Secondo il presidente della commissione Thomas Hurter (UDC/SH), "l'accettazione del progetto è sulla buona strada". Uno dei punti maggiormente contestati riguarda i nuovi metodi di ricerca delle informazioni messi a disposizione dei "servizi segreti". Questo aspetto aveva spinto il Parlamento nel 2009 a rinviare il progetto al Consiglio federale.

La LSI è stata presentata a febbraio dal consigliere federale Ueli Maurer. Questi aveva definito la normativa un compromesso equilibrato tra la necessità di tutelare la sfera privata dei cittadini e, nel contempo, garantire la protezione dello Stato, come anche della popolazione, dal terrorismo internazionale diventato sempre più aggressivo e senza scrupoli.

La LSI, nella versione del Governo, non distingue più fra minaccia interna ed esterna. La legge dà al servizio informazioni della Confederazione la facoltà di sorvegliare la posta elettronica, i computer e le comunicazioni in generale in casi sospetti di terrorismo, spionaggio, proliferazione di armi di distruzione di massa, attacchi ad infrastrutture critiche e agli interessi nazionali essenziali, come la piazza finanziaria. Questi aspetti della legge sono stati ben accolti in seno alla CPS-N.

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