Turchia: 12 incriminati per attentato Reyhanli
la corte di Adana, nel sud-est della Turchia, ha convalidato e incriminato altre cinque persone sospettate di essere coinvolte nell'attentato dell'11 maggio a Reyhanli, al confine con la Siria, che fece 51 morti.
Sale cosi a 12 il numero dei sospettati, tutti di nazionalistà turchi, formalmente arrestati e incriminati. Altre cinque persone arrestate dopo l'attentato dalla polizia sono state liberate.
Il governo turco, schierato in Siria con i ribelli sunniti anti-Assad, ha accusato della strage un gruppuscolo inattivo dagli anni 1970 e puntato il dito contro il regime di Damasco. La Siria ha negato qualsiasi coinvolgimento e accusato il premier turco Recep Tayyip Erdogan di "fabbricare prove". Anche il leader del gruppuscolo marxista sotto accusa ha negato.
Il leader dell'opposizione turca Kemal Kilicdaroglu ha accusato Erdogan di essere responsabile della strage con la sua politica di appoggio ai ribelli in Siria e di scontro con l'ex-amico Bashar al Assad che coinvolge il paese nella guerra civile del suo vicino arabo.
Fra i cinque ultimi incriminati, riferisce l'agenzia Anadolu, figura anche un uomo, M.G., che secondo le autorità turche sarebbe uno dei principali indiziati, perché proprietario delle due auto usate per l'attentato.