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Usa: a picco introiti da gioco del poker

Questo contenuto è stato pubblicato il 28 febbraio 2013 - 21:29
(Keystone-ATS)

Per i casinò, il poker non è più un buon affare. Il gioco produce sempre meno introiti e a Las Vegas negli ultimi due anni hanno chiuso i battenti circa otto sale da poker. Ma non se la passano meglio altri stati dove il poker è legale, come il Mississippi e l'Indiana.

"Credo che il poker abbia perso il suo fascino - ha commentato William Thompson, autore dell'enciclopedia 'Gambling in Americà - cosi i casinò più piccoli hanno semplicemente pensato che non vale la pena investire nel poker e si sono riversati sulle slot-machine".

La caduta di interesse nel poker è iniziata già dal 2007, dopo che il governo federale ha imposto un giro di vite sulle scommesse virtuali. La crisi economica del 2008 ha peggiorato la situazione, ma mentre nel 2010 gli altri giochi d'azzardo hanno cominciato a riprendersi, quello del poker è andato in controtendenza. L'anno scorso gli introiti da gioco del poker sono stati pari a 123 milioni di dollari, mentre nel 2007 erano 168 milioni. Il poker non è mai stato una fonte di profitto vero e proprio per i casinò perchè i giocatori si scambiano denaro tra di loro mentre alla 'casa' spetta solo il 5%. Tenere in piedi una sala da poker inoltre è costoso, perchè ci vuole un banco per ogni tavolo, quindi un impiegato da occupare e stipendiare.

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