Yemen nel caos, si dimette l’inviato speciale Onu
(Keystone-ATS) Lo Yemen è sempre più sull’orlo del baratro. La situazione nel Paese mediorientale è precipitata ulteriormente con i miliziani qaidisti che hanno preso il controllo di uno dei principali aeroporti nel sud del Paese.
Nelle stesse ore si è dimesso l’inviato speciale dell’Onu, Jamal Benomar, dopo quattro anni di inutili sforzi per ottenere una transizione politica pacifica. Solo ieri il diplomatico marocchino aveva “espresso il desiderio di passare ad un altro incarico”.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha ricordato “gli sforzi instancabili portati avanti da Benomar nel corso degli anni per promuovere il dialogo e la fiducia in una soluzione pacifica” in Yemen. L’inviato speciale, che in precedenza aveva ricoperto incarichi per il Palazzo di Vetro in Iraq e Afghanistan, era stato recentemente criticato dall’Arabia Saudita, che aveva definito “molto deboli e inefficaci” i suoi sforzi per riportare la pace nel Paese.
La partenza di Benomar crea ora un vuoto diplomatico, nonostante le Nazioni Unite assicurino che “non risparmieranno gli sforzi per rilanciare il processo di pace”. Secondo alcune fonti a prendere il posto di Benomar potrebbe essere il marocchino Ismael Ould Cheikh Ahmed, che attualmente è a capo della missione Onu per la lotta contro l’epidemia di Ebola.
Intanto, mentre proseguono i raid aerei della coalizione a guida saudita – giunti alla quarta settimana – e mirati contro i ribelli sciiti Houthi che hanno preso il controllo di Sanaa e buona parte del Paese, al Qaida rialza la testa. Fonti militari e testimoni hanno infatti riferito che i miliziani hanno conquistato lo scalo di Riyan di Mukalla, la quarta città yemenita, dopo un conflitto a fuoco con i militari.
Al Qaida aveva già preso il controllo della città all’inizio del mese, liberando una serie di detenuti tra i quali un comandante militare del gruppo. Nasser Baqazouz, un attivista locale, ha riferito che i militari hanno opposto una resistenza minima all’assalto dei qaedisti. E stando alla rete satellitare al Arabiya – che ha citato una fonte diplomatica – il deposto presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh, ha inviato suoi emissari in varie capitali del Golfo chiedendo una via d’uscita sicura per se stesso e per la sua famiglia.
La situazione resta drammatica, come drammatico è il bilancio dei morti: più di 70 persone hanno la vita nelle ultime settimane, secondo un bilancio delle Nazioni Unite. Ieri l’Iran ha respinto le accuse saudite di sostenere militarmente gli Houthi, condannando i raid.