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Il 27° Cantone? Come far sentire maggiormente la voce della Quinta Svizzera

Serie Visti da fuori, Episodio 7:

Le svizzere e gli svizzeri all'estero dovrebbero formare un loro Cantone per aumentare le loro possibilità di accedere al Parlamento? Pregi e difetti di questa proposta.

A ogni elezione federale ritorna puntuale la stessa lamentela: la voce della Quinta Svizzera non viene ascoltata a sufficienza! Infatti, le probabilità di elezione delle candidate e dei candidati residenti all’estero sono davvero minime.

Creare un 27° Cantone

Queste elezioni non fanno eccezione. Il consigliere nazionale dei Verdi Nicolas Walder ha presentato un’interpellanza in cui chiede come migliorare la rappresentanza in Parlamento delle svizzere e degli svizzeri all’estero. Da quel momento, nei media svizzeri si discute sulla proposta di creare un 27° Cantone come nuovo circondario elettorale per la Quinta Svizzera.

Se attuata in modo coerente, questa proposta aumenterebbe il numero di seggi nelle due Camere federali: due nel Consiglio degli Stati e una manciata nel Consiglio nazionale. In Parlamento, la Quinta Svizzera avrebbe lo stesso peso di un Cantone come quello dei Grigioni.

L’idea non è campata in aria. La diaspora svizzera sa bene che Italia e Francia riservano alcuni seggi in Parlamento alle cittadine e ai cittadini all’estero. In Svizzera non è però così.

Sotto la Cupola di Palazzo federale, la proposta viene sostenuta dalla sinistra, mentre la destra vi si oppone. I Verdi, il Partito socialista e i Verdi liberali sono inclini ad accogliere le rappresentanti e i rappresentanti della diaspora elvetica in Parlamento. Attualmente, i rapporti di forza nelle due Camere federali si possono riassumere così: 85 sì su 200 voti in Consiglio nazionale, 12 sì su 46 voti in Consiglio degli Stati. La maggioranza, formata da deputate e deputati dell’Unione democratica di centro, del Partito liberale radicale e del Centro, è contraria.

Pro e contro un 27° Cantone

Chi si oppone a questa idea argomenta che chi aspira a entrare dovrebbe essere eletto nel Cantone di residenza. Per le svizzere e gli svizzeri all’estero sarebbe l’ultimo luogo di residenza nella Confederazione. Le persone contrarie non sono quindi inclini a fare eccezioni per la Quinta Svizzera.

Un argomento a favore di questa proposta: con la creazione di un Cantone, le chance di elezione per chi vive all’estero aumenterebbero. Di norma è infatti molto difficile per le persone espatriate superare lo scoglio dell’urna. Finora l’unico svizzero all’estero che è riuscito a entrare in Parlamento è stato l’ex diplomatico Tim Guldimann, residente a Berlino, che nel 2015 si è conquistato un seggio in Consiglio nazionale per il Canton Zurigo. Finora, nessuno è invece riuscito a entrare in Consiglio degli Stati.

Chi si oppone alla proposta di Walder sostiene che le probabilità di elezione delle candidate e dei candidati all’estero potrebbero aumentare con una maggiore partecipazione al voto della Quinta Svizzera. In effetti, l’affluenza alle urne della diaspora elvetica si aggira tra il 20 e il 25%, mentre in Svizzera varia tra il 45 e il 50%. Un problema noto anche all’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE) che mira a mobilitare maggiormente l’elettorato fuori dei confini elvetici. Domenica 22 ottobre, sapremo se questi sforzi avranno avuto successo.

Tuttavia, per accrescere l’interesse nelle elezioni federali da parte della Quinta Svizzera, sarebbe fondamentale rafforzare il suo senso di appartenenza mediante la creazione di un proprio circondario elettorale. Ciò incrementerebbe le chance di elezione, aumentando di conseguenza il numero di candidature. Inoltre, i partiti sarebbero maggiormente interessati a promuovere le loro organizzazioni a livello internazionale e a presentare candidature di spicco, incrementando così la concorrenza e la partecipazione.

Ostacolo principale: pochi interessi comuni

Chi si oppone alla creazione di un circondario elettorale sostiene che gli interessi comuni tra persone espatriate sono pochi. Di conseguenza, diventa difficile rivendicare una rappresentanza regionale in Parlamento, anche se esistono alcuni temi che interessano tutti, come la libera circolazione o le assicurazioni sociali. Chi siede in una delle due Camere federali deve però affrontare anche questioni di politica interna.

Dato che le problematiche con cui sono confrontati le svizzere e gli svizzeri all’estero sono tanto diverse quanto i Paesi in cui vivono, risulta complicato formare una lista composta unicamente da candidate e candidati residenti fuori dai confini nazionali. Una simile lista avrebbe sicuramente maggiori probabilità di successo nei Cantoni più popolosi e, in passato, avrebbe permesso alla Quinta Svizzera di conquistare il 3-4% dei seggi. Di solito chi rappresenta le persone espatriate si presenta però su liste di partito, il che riduce le chance di elezione, soprattutto nel Consiglio degli Stati. Nella Camera dei Cantoni, infatti, la rappresentanza cantonale e la collaborazione interpartitica, quando vanno difesi gli interessi regionali, sono due caratteristiche distintive.

Altri sviluppi

Dove ci porta il pragmatismo

Quali conclusioni possiamo trarre dall’analisi di questi argomenti? Capisco le motivazioni che stanno alla base della proposta di creare un 27° Cantone. Ciò aumenterebbe le opportunità, attualmente ridotte, di elezione per le candidate e i candidati residenti all’estero. Condivido però anche l’argomento delle voci contrarie che sostengono che non si possono mettere le svizzere e gli svizzeri all’estero sullo stesso piano dei Cantoni. Ma questo è anche l’unico punto su cui concordo.

Ritengo giusto rafforzare la partecipazione parlamentare della Quinta Svizzera, che potrebbe essere considerata come un gruppo di interesse. La politica elvetica dà ampio spazio a tali entità che rappresentano il vasto e pluralistico panorama di esigenze delle persone residenti nel Paese. È quindi legittimo chiedersi se la necessità di rappresentanza delle svizzere e degli svizzeri all’estero non meriti un trattamento simile.

Sotto la Cupola di Palazzo c’è già il gruppo parlamentare “Quinta Svizzera”, che riunisce membri delle due Camere che si interessano alle problematiche della diaspora. Per potenziare le attività di lobbying a favore delle svizzere e degli svizzeri all’estero, sarebbe opportuno accrescerne il peso politico. Inoltre, si potrebbe rafforzare il ruolo del Consiglio degli svizzeri all’estero. Poiché opera al di fuori degli steccati di partito, questo consesso potrebbe diventare un punto di riferimento nelle procedure di consultazione e potrebbe esercitare il suo diritto di presentare obiezioni.

Altri sviluppi

Questi due obiettivi – il rafforzamento del gruppo parlamentare e del Consiglio degli svizzeri all’estero – sono più facilmente realizzabili rispetto alla creazione di un 27° Cantone. Sarebbe una “piccola rivoluzione” che necessiterebbe dell’approvazione di popolo e Cantoni; un consenso che potrebbe essere difficile da ottenere senza un ampio sostegno delle principali forze politiche del Paese.

A cura di Mark Livingston

Traduzione di Luca Beti

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